A un primo sguardo potrebbe essere l’ennesimo prestito della Cina a un Paese africano. D’altronde Pechino ha riversato nel Continente Nero oltre 300 miliardi di dollari nel periodo compreso dal 2005 al 2018, e altre decine di miliardi sono pronti a prendere la stessa strada. Questa volta però la situazione è diversa, perché il governo cinese è tornato a spingere sul pedale dell’acceleratore per quello che riguarda l’Africa occidentale, la porzione di continente dove l’influsso del Dragone è meno rilevante. Certo, i tentacoli della Cina arrivano anche sulla costa atlantica dell’Africa, ma per ovvi motivi (su tutti la base militare nel Gibuti e la vicinanza del Canale di Suez) la maggior parte dei progetti infrastrutturali finanziati dall’ex Impero di Mezzo ha coinvolto Paesi situati sulla sponda indiana.

Secondo quanto riportato dall’agenzia economica Ecofin, i cinesi finanzieranno con 266 milioni di dollari la realizzazione di una rete di alimentazione in acqua potabile che comprenderà 12 città della Costa d’Avorio. L’accordo firmato dall’ambasciatore cinese, Wan Li, e dal ministro ivoriano degli Esteri, Marcel Amon Tanoh, riguarda i centri di Daloa, Bouafle, Touba, Odienne, Boundiali, Seguela, Mankono, Sassandra, Grand Lahou, Divo e Tanda. Ma l’intesa comprende anche lo sviluppo di progetti nel settore sanitario, come ad esempio il rafforzamento dell’assistenza tecnica dell’ospedale generale di Gagnoa.

Pechino batte Parigi

Per quale motivo la Cina ha deciso di aiutare la Costa d’Avorio a realizzare un così vasto programma sociale? No, non c’è solo la solidarietà. Sia chiaro, non è che ogni investimento cinese sia per forza da guardare con sospetto; semplicemente bisogna aver ben presente che dietro gli interventi di Pechino si nasconde, legittimamente, un interesse di qualche tipo. Nel caso della Costa d’Avorio, la Cina è da tempo alle prese con la pericolosa quanto strategica avanzata francese. Secondo quanto riportato dal sito Jeune Afrique, la Francia aveva messo nel mirino il progetto di estensione dell’aeroporto di Abidjan. Lo scorso aprile, Parigi ha messo sul piatto una proposta allettante, ma pochi giorni fa le autorità ivoriane hanno rifiutato l’offerta transalpina, preferendo affidare i lavori a Crig, cioè a China Railway International Group, ovvero la consociata di China Railway. È così che nel 2022 sarà proprio quest’ultima a curarsi dell’estensione dell’aeroporto Félix-Houphouet-Boigny, lo scalo di uno dei centri urbani più importanti della Costa d’Avorio.

Il porto di Abidjan

La Francia ha provato a mettere i bastoni tra le ruote della Cina, ma Pechino ha avuto la meglio e adesso intende raddoppiare. Già, perché il Dragone è pronto a finanziare anche il secondo terminal del porto di Abidjan, infrastruttura che garantisce il 90% degli scambi commerciali esterni della Costa d’Avorio. I lavori sono iniziati del 2012 e proseguono regolarmente. Il programma di rimodellamento del porto ha un valore complessivo di 1,67 miliardi di dollari, ovviamente finanziato quasi interamente dalla Cina. Il termine previsto per i lavori è il 2020, e ormai dovremmo quasi essere arrivati alla conclusione. Nell’ottica della Nuova Via della seta africana, l’obiettivo del governo cinese è unire le due coste dell’Africa per trasportare le esportazioni made in China da una parte all’altra del continente, impiegando il minor tempo possibile.

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