Tutti gli occhi sono puntati sulla Cina. L’economia del Dragone è la grande indiziata degli ultimi mesi. Ogni turbolenza cinese fa venire i brividi agli analisti occidentali perché il collegamento tra Pechino e resto del mondo è ormai diventato evidente. La guerra dei dazi mossa da Trump a Xi Jinping ha contribuito a creare ulteriore incertezza.

Ma andiamo a dare un’occhiata alla lettura proposta dalle testate giornalistiche cinesi su quanto sta accadendo. Magari è l’Occidente che continua a non inquadrare il problema dalla giusta prospettiva. In effetti la lettura dei media asiatici è quanto mai agli antipodi rispetto a quelli occidentali.

Diatriba sul Pil cinese

Il giudizio sull’economia della Cina non è conforme. I media statali sottolineano con entusiasmo le “nuove vette raggiunte dall’economia cinese”. Dall’altra parte, studiosi e politici puntano il dito su un dato inequivocabile. Il gigante asiatico sta crescendo al ritmo più lento da 30 anni. È vero, ma la Cina ha pur sempre all’attivo un +6,6% annuo: il che significa una crescita da urlo considerando le dimensioni dello Stato in questione. I media cinesi considerano il Pil come un barometro per la salute generale dell’economia.

La versione di Pechino

Secondo il Quotidiano del Popolo “la stima del Pil cinese nel 2018 è stata di 90.0309 miliardi di yuan”. Inoltre sarebbe stato raggiunto l’obiettivo di crescita del +6,5% annuo. Per i media occidentali l’economia cinese avrebbe affrontato il suo anno più difficile, e addirittura alcuni economisti hanno avvertito una crescita vera e propria della Cina di appena il +4%. Senza poi considerare tendenze quali il deterioramento della fiducia dei consumatori, il rallentamento del settore manifatturiero e la guerra dei dazi.

La chiave di lettura dei media cines

Un altro punto focale è il tasso di crescita. In tutto il mondo è esplosa l’emergenza cinese, che è stata rimarcata dal calo delle nascite. Eppure per Xinhua la popolazione cinese è ancora in un periodo di crescita relativamente stabile. Li Xiru, capo del dipartimento di statistica, è stato chiarissimo: “La politica globale sui due figli ha svolto un ruolo positivo nell’aumentare il livello di fertilità”. Inoltre la Cina avrebbe ancora un dividendo demografico, con posizioni lavorative sufficienti nonostante l’invecchiamento dei suoi abitanti.

La disoccupazione

C’è poi il tema della disoccupazione, uno dei cardini del patto tra governo e abitanti. Le perdite di massa di posti di lavoro, infatti, potrebbero provocare disordini sociali scomodi da gestire. Lo scorso dicembre l’ultimo dato registrato sul tasso di disoccupazione nelle aree urbane cinesi si è attestato al 4,9%. La Cctv ha marcato nuovi cambiamenti nell’occupazione in Cina. Non solo: “Il numero di nuovi posti di lavoro nelle aree urbane – prosegue la televisione di Stato – ha raggiunto un livello record, stimolando la crescita economica e sostenendo la stabilità sociale”.

La guerra dei dazi e i consumi interni

Per quanto riguarda la guerra dei dazi, a dicembre le esportazioni totali della Cina sono scese a 221,25 miliardi di dollari. Il calo è stato dell’1,4% da novembre, e del 4,4% rispetto allo stesso mese del 2017. Ma allo stesso tempo le esportazioni cinesi complessive per il 2018 sono state le migliori in sette anni. Il surplus commerciale con gli Stati Uniti ha toccato un nuovo livello record. Se il resto del mondo continuava a interrogarsi sui rischi di un simile calo, in Cina si godevano il momento d’oro. Per Xinhua “il volume del commercio estero della Cina ha raggiunto il livello record nel 2018, con un aumento del 9,7% rispetto all’anno precedente”.

Vendita al dettaglio

Infine andiamo a dare un’occhiata alle vendite al dettaglio. Pechino sta cercando in tutti i modi di cambiare modello di crescita, passando da investimenti e infrastrutture a un forte consumo interno. Le vendite al dettaglio annuali dei beni di consumo sono aumentate del 9% nel 2018, meno del 10,2% fatto registrare nel 2017. Come l’hanno presa i giornali cinesi? Allarmi? Preoccupazioni? Nemmeno per idea. “La spesa dei consumatori – prosegue Xinhua – è stata la forza trainante numero uno della crescita economica per cinque anni consecutivi, superando investimenti ed esportazioni”.

Due fonti

Insomma, dove l’Occidente vede un segnale di debolezza in seno alla Cina, il Dragone rintraccia un punto di forza. Per il momento è presto azzardare previsioni su chi ha ragione. È comunque legittimo che Pechino dia il suo significato a quanto sta accadendo all’interno dei propri confini. Anzi, forse è bene che chi intende studiare l’economia cinese inizi ad affidarsi non solo ai media americani ma anche e soprattutto a quelli locali.





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