“Italy is good for business“: si potrebbe riassumere così il clima che oltre Atlantico si respira attorno al nostro Paese nell’era Draghi e nel pieno della fase di rilancio dell’economia nazionale legata al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Lo conferma l’edizione 2021 dell’Investment Climate Statement realizzato dal Dipartimento di Stato che dà agli apparati, al mondo imprenditoriale, alla finanza e alla politica statunitense un indirizzo sullo stato di salute delle economie dei diversi Paesi del pianeta.
Roma è ritenuta ancora in buona salute nonostante le durissime conseguenze pagate per la pandemia. Vera e propria tempesta non solo sul piano sanitario ma anche su quello economico. Da cui il nostro Paese ha però la forza di potersi riprendere.
Non è la prima volta che Washington interviene a sostenere il nostro Paese sotto il profilo dell’attrattività agli investimenti nel periodo pandemico. Poco dopo lo scoppio del Covid, per contrastare il protagonismo cinese nell’assistenza sanitaria, Donald Trump indirizzò proprio verso il nostro Paese un ordine esecutivo dedicato a incentivare gli aiuti e il sostegno verso Roma; in seguito, dopo lo schianto della borsa e la fiammata sui Btp, la finanza Usa guidata da BlackRock e Goldman Sachs si lanciò a consigliare ai suoi clienti e partner l’acquisto delle emissioni sovrane italiane, contribuendo assieme alla Bce a stabilizzarle.
Ora si ha un vero e proprio endorsement strutturale alla capacità dell’Italia di riprendersi dopo la pandemia, di valorizzare il suo tessuto imprenditoriale, le sue eccellenze industriali, di conseguire una crescita pari al 5% già nel 2021, di tornare protagonista nei mercati internazionali.
Le ragioni individuate da Foggy Bottom sono sostanzialmente dividibili in due filoni: uno definibile strutturale ed uno istituzionale.
Sul primo campo, Washington apprezza la molteplicità dei canali a disposizione del nostro Paese per promuovere la sua economia nel mondo e, in particolare, mostra grande attenzione per Sace, la società partecipata da Cdp che assicura il credito estero, sottolineando che “gli investitori esteri, in particolare nei progetti energetici e infrastrutturali, possono vedere nelle garanzie e assicurazioni sui progetti di Sace un ulteriore incentivo ad investire in Italia”. Anche la stessa Cdp è ritenuta un polmone strategico di grande importanza, paragonata a un vero e proprio “fondo sovrano” dal Dipartimento di Stato, che apprezza in particolar modo la profondità del raggio d’azione di Cdp Equity. Inoltre, la normativa sul golden power tricolore è ritenuta un’efficace via per permettere che venga garantita e consolidata la permanenza dell’Italia negli apparati atlantici anche in campo economico e un baluardo contro l’incursione di attori potenzialmente ostili nei settori strategici nazionali.
Il secondo versante, istituzionale, ha a che fare con l’attuale fase inaugurata dal governo Draghi. Ritenuto potenzialmente in grado di abilitare un ulteriore rafforzamento delle capacità economiche del Paese e della sua appetibilità per gli investimenti. La postura internazionale del nuovo esecutivo è del resto direttamente collegata alla sua capacità di dare una nuova visibilità al sistema-Paese e di rendere l’Italia competitiva sul proscenio politico ed economico globale. C’entra il Pnrr, certamente, che oltre ai fondi europei inserisce un utilizzo strategico del debito pubblico; c’entra la governance rinnovata garantita a partecipate come Cdp e Fs; c’entra il fatto che “il governo guidato da Draghi ha affermato che intende perseguire una riforma fiscale generale per semplificare ancora il sistema fiscale, che rimane complesso e ha aliquote fiscali relativamente elevate sul reddito da lavoro”, fattore molto importante agli occhi degli investitori Usa. Ma c’entra molto anche un non detto del rapporto di Foggy Bottom, e cioè la chiara scelta di Palazzo Chigi di cercare una relazione speciale con gli Usa anche in campo economico.
E se a dimostrarlo non bastassero i corposi legami tra aziende strategiche come Leonardo e Fincantieri e gli apparati della Difesa Usa o la scelta della Cassa guidata da Dario Scannapieco di costruire un asse strategico con i colossi tech Usa sul cloud nazionale, uno sviluppo più recente potrebbe confermare questa volontà. In vista del meeting del G20 sull’ambiente il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, tra i fedelissimi del premier, ha stipulato con l’inviato del presidente degli Stati Uniti per il clima John Kerry un ferreo patto per rafforzare la cooperazione tra Roma e Washington nella lotta ai cambiamenti climatici, che potrebbe aprire a alleanze industriali per abilitare la transizione energetica. L’Italia è ben posizionata per fornire le tecnologie, le competenze e il sostegno a un processo che il Pnrr incentiverà in patria e che Biden vuole mettere al centro del rilancio dell’economia statunitense negli anni a venire. Italy is good for business, certamente, ma in primo luogo per le eccellenze del suo tessuto produttivo e delle capacità strategiche dei nostri campioni nazionali. Centrali nel nuovo rapporto con Washington.