(Milano) Rendere Milano, capitale economica del nostro Paese, perno della “distensione” tra Italia e Russia? Questa è l’intenzione dei promotori del IX Seminario Italo-Russo di Milano tenutosi il 17 febbraio alla Fondazione Feltrinelli. Nell’elegante stabile di Viale Pasubio, a due passi da Piazza Gae Aulenti e dall’epicentro finanziario e imprenditoriale del capoluogo lombardo, l’Associazione Conoscere Eurasia diretta dal banchiere Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia, ha organizzato un evento con un parterre importante centrato sulle relazioni economiche tra Roma e Mosca.

Il “partito del Pil” si riorganizza e tifa per la normalizzazione tra Russia e Occidente e per il rilancio delle prospettive economiche del nostro Paese nella Federazione. Per Fallico la “diplomazia economica può anticipare quella politica”, ed è interessante sottolineare l’appoggio bipartisan dato dalle istituzioni politiche e culturali all’iniziativa. Carlo Feltrinelli, amministratore delegato della casa editrice e presidente della Fondazione, introduce l’evento di apertura in cui a discutere sono Sergey Razov, ambasciatore di Mosca a Roma, e Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia. Il leghista Fontana e Feltrinelli, esponente della cultura progressista della borghesia milanese di centro-sinistra, si fanno portavoce di ciò che, in seguito, imprenditori, manager, ricercatori approfondiscono: “tra Lombardia e Russia c’è una relazione di scambio e confronto in corso da secoli”, nota Fontana, che ricorda come l’interscambio sia salito nel 2021 del 34% dopo il caos pandemico. Per Feltrinelli, invece, la mediazione deve essere l’obiettivo dell’Europa. Prese di posizione non secondarie nel quadro dell’iniziativa promossa da Conoscere Eurasia, il cui presidente è stato di recente associato al controverso incontro tenutosi a Mosca nel pieno dell’elezione presidenziale italiana durante il quale Vladimir Putin ha incontrato diversi amministratori delegati di imprese italiane in videoconferenza.

Si sta consolidando, ed è importante sottolinearlo, una filiera imprenditoriale, politica e culturale a favore dell’appeasment con Mosca. L’evento della Fondazione Feltrinelli vede l’ambasciatore Razov come ospite d’onore. Ed è solo durante le conversazioni con il navigato diplomatico, da otto anni e mezzo rappresentante della Russia in Italia, che esce fuori il tema della stretta attualità geopolitica. Razov si mostra sicuro nel criticare “la malafede dei media occidentali” che “si sono screditati” nei momenti in cui abbiamo avuto modo di confrontarci con lui assieme agli esponenti di stampa e televisione. “Va inoltre sottolineato che non è stata la Federazione Russa”, dichiara Razov, “a violare costantemente gli Accordi di Minsk”. Non mancano le stoccate alla Nato: “quando mi parlano della pacificità della Nato, vi chiederei se siete mai stati a Belgrado, una delle città più belle d’Europa prima dei bombardamenti del 1999, o se ricordate cosa è stato fatto in Iraq dopo che Colin Powell durante la riunione del Consiglio di sicurezza Onu, ha mostrato la famosa provetta”. Significativamente, Razov definisce l’Unione Europea, “al contrario della Nato, un blocco economico e non politico”. Ma proprio dall’economia può partire la distensione.

Per Razov è importante che il dialogo, come quello che Vladimir Putin e Mario Draghi stanno avendo in questi mesi con le telefonate reciproche, prenda piede: “i due leader si stanno confrontando attentamente”. La diplomazia economica è vista da Razov come possibile fattore di valorizzazione dell’azione politica: “è importante che eventi” come il Seminario di Milano abbiano luogo, perché “rappresentano grandi conquiste della diplomazia italiana”. Una tesi simmetrica alla visione di Fallico, Feltrinelli e Fontana e organica agli obiettivi dell’Associazione Conoscere Eurasia, che organizza eventi a tutto campo in diverse città d’Italia: Bolzano, Trieste, Torino, oltre a Milano, sono state sedi di tavole rotonde di analoga prospettiva, e il main event è stato senz’altro il Forum Euroasiatico di Verona che a ottobre avrà la sua quindicesima edizione.

Oltre a politici, diplomatici e padroni di casa sfilano poi i pesi massimi dell’imprenditoria italiana che guarda alla Russia. Anna Maria Roscio, Responsabile Sales & Marketing Imprese di Intesa San Paolo, ricorda il fatto che il 51% del commercio estero dell’Italia è dato da piccole e medie imprese, sottolinea il ruolo di apparati legati allo Stato come Camere di Commercio, Istituto per il Commercio Estero e una partecipata strategica, Sace, nel tenere aperti canali diplomatici economici primari come quello russo; c’è stato spazio anche per Luca De Rai, di Prysmian, e Antonio Lorenzo Antozzi, di De Nora, per il ramo di imprese legate all’economia di frontiera.

E la Russia? Ha promosso dal canto suo la diplomazia delle città ricordando, sia per bocca di Peskov che attraverso Sergey Cheremin, ministro del Dipartimento degli Affari Esteri di  Mosca, quanto sia importante l’attrazione che il futuro sviluppo di Mosca può far sviluppare nei rapporti con le metropoli italiane. Gli esponenti delle istituzioni russe ricordano Milano, Firenze, Venezia come le grandi città con cui Mosca può stabilire rapporti, partnership, alleanze. E una prova generale sarà già la prossima settimana: con la Settimana della Moda, in tempi di tensioni geopolitiche, Milano sarà capitale del rapporto italo-russo aprendo la via all’arrivo in Italia di esponenti del settore provenienti da Est e il governo Draghi ha concesso una deroga, richiesta dal presidente della Camera della Moda Carlo Capasa e dall’assessore meneghino allo Sviluppo Economico Alessia Cappello, per i cittadini russi vaccinati con Sputnik. Un messaggio distensivo ricordato anche in occasione del panel sul tema in Fondazione Feltrinelli che ha visto intervenire, tra gli altri, Alfonso Dolce. La diplomazia economica, insomma, non può sostituirsi a quella politica. Ma può anticiparla e facilitarla. E, al di là di ogni steccato politico, Milano ha già votato e espresso la sua posizione: il mondo del business vuole una Russia con relazioni normalizzate e stabili con l’Occidente. E per il sistema-Paese questa è una presa di posizione importante.





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