L’economia statunitense continua nella sua condizione di sostanziale bipolarismo. Dopo i dati durissimi su Pil e occupazione nel secondo trimestre, il Paese si è diviso tra l’anemica condizione dell’economia reale e della produzione industriale, in affanno, e l’autentico decollo delle principali borse a stelle e strisce. Dopo aver perso circa il 40% in seguito allo shock consumatosi tra fine febbraio e inizio marzo Wall Street ha macinato chilometri, riprendendosi con gli interessi.

La borsa è tornata ad essere una grande alleata del presidente Donald Trump, che sui record macinati dai colossi quotati a Wall Street e favoriti da politiche monetarie accomodanti e tagli alle imposte ha costruito la principale narrazione dei suoi primi tre anni di governo, conclusi con una robusta crescita media del 3%. La crisi del Covid-19 sembrava aver messo alle corde l’amministrazione proprio sul tema ad essa più caro, i successi economici, ma dagli indicatori delle società quotate stanno tornando a arrivare messaggi incoraggianti. Come scrive Repubblica, agosto ha portato con sè rialzi a dir poco notevoli.

“L’indice Standard&Poor’s 500, il più rappresentativo dei listini azionari americani, chiude un agosto fantastico: +7% l’aumento mensile”. Dato che, nota il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, rappresenta “il migliore risultato in un mese di agosto da trent’anni a questa parte. Vanno benissimo anche gli altri due indici, il Nasdaq che chiude il mese con +9,6% e il Dow Jones con +7,6%. Il rialzo sembra fatto su misura per un comizio di Donald Trump”. Al Nasdaq i titoli tecnologici guidano la corsa di Wall Street: Apple, che ha raddoppiato in due anni la sua capitalizzazione, è diventata di recente la prima impresa nella storia a sfondare il valore di 2mila miliardi di dollari, un valore superiore al Pil di Spagna e Canada. Il big tech aveva già beneficiato dell’era Trump, che aveva portato in dono favori fiscali e laute commesse; ora risulta il vero vincitore della crisi a causa delle contingenze e delle politiche che si sono accumulate.

In primo luogo, infatti, il successo della borsa è legato al maxi-bailout messo in campo dal governo e dalla Federal Reserve a partire da marzo. Casa Bianca e Congresso hanno messo in azione un piano da oltre 2mila miliardi di dollari di sostengo all’economia. La Federal Reserve di Jerome Powell ha  alzato il calibro delle sue politiche nella giornata del 23 marzo, al termine della quale la banca centrale Usa ha deciso di entrare vigorosamente  a sostegno dell’economia e delle imprese, acquistare obbligazioni corporate sul mercato. Un colossale quantitative easing a cui ha fatto recentemente seguito l’annuncio della nuova flessibilità sulla ricerca del target d’inflazione che lascia presagire una nuova ondata di stimoli all’economia. Innestandosi su questo contesto, il risultato operativo del big tech ha fatto il resto: con tutte le economie avanzate vincolate allo sdoganamento dello smart working, la valorizzazione della comunicazione a distanza e l’aumento del flusso di dati verso i campioni statunitensi del digitale la rendita di posizione delle aziende della Silicon Valley si è rafforzata.

Trump, chiosa Repubblica, ha buoni motivi per gongolare: “L’America ha una percentuale particolarmente elevata di risparmi investiti in Borsa: quasi la metà delle famiglie americane possiede azioni, direttamente o indirettamente attraverso fondi comuni e fondi pensione. In questo senso il beneficio di un rialzo è diffuso e il presidente può vantarsene”. Al contempo, però, la crescita di valore delle borse si è dimostrato molto spesso instabile e non garantita sul lungo periodo: dall’inizio del mandato del tycoon di New York, la Trumpnomics si è rivelata un Giano Bifronte, coniugando crescita sostenuta e crescente concentrazione della ricchezza. Dopo la pandemia, in ogni caso, un vero rilancio dell’America non si potrà avere senza un sostenuto riflusso della disoccupazione, che solo tra alcuni mesi si potrà valutare nella sua completa evoluzione strutturale, date le difficoltà nel capire quanti dei decine di milioni di americani che hanno perso il lavoro si sono trovati presi in problematiche contingenti e quanti costretti a una vacanza di lungo periodo. La partita economica è ancora aperta: Trump, per ora, festeggia, ma non può abbassare la guardia.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.