Strada in salita per il Libra, il progetto di criptovaluta (ma, data la possibilità di conversione in un paniere di valute, sarebbe meglio dire di stablecoin) annunciato da Facebook e Mark Zuckerberg a inizio estate per manifestare l’interesse di Palo Alto per il mondo delle transazioni peer-to-peer. Dopo lo scetticismo del presidente Usa Donald Trump e della sua amministrazione, un nuovo governo si dichiara ostile alla nuova proposta di Facebook, e non è uno qualsiasi: a colpire il Libra, infatti, è ora la Francia di Emmanuel Macron per bocca del ministro dell’Economia Bruno Le Maire.
Aprendo una conferenza Ocse dedicata alle criptovalute, Le Maire ha usato parole inequivocabili, riportate da France24: “In queste circostanze, non possiamo permettere lo sviluppo di Libra sul suolo europeo”. Il timore di Le Maire è che il Libra potrebbe causare rischi finanziari e perturbazioni sistemiche dovute al peculiare sistema di governance che centralizza su Facebook l’azione della nuova “moneta”. Gli acquirenti del Libra, infatti, si troveranno a possedere una sorta di titolo il cui controvalore sarà un ammontare di denaro spendibile solo nel perimetro disegnato da Facebook e dalle altre società che aderiranno al nuovo circuito (acquisti online, prenotazione di viaggi e trasferimenti di denaro), mentre Palo Alto potrà investire nell’economia reale i proventi dell’iscrizione al circuito Libra o utilizzarli per operazioni in borsa guadagnando interessi positivi dalle sue attività.
Questo per Le Maire potrebbe da un lato causare la sostituzione delle valute nazionali più deboli o impattare duramente su contesti resi instabili da casi di svalutazione. Le sue parole aprono un fronte tra Facebook e l’Europa, e si aggiungono a precedenti dichiarazioni in cui il ministro esprimeva la sua preoccupazione su possibili finanziamenti al terrorismo destinati a passare attraverso il circuito Libra.
Ai margini della riunione dell’Eurogruppo di Helsinki del 13 settembre Le Maire ha rilanciato:
Sarebbe saggio pensare ad una valuta digitale pubblica. Quello che è in gioco è la sovranità dell’Europa
Parigi ribadisce così il suo “sovranismo tecnologico” già palesato nel 2018 col passaggio dei device degli apparati statali al motore di ricerca franco-tedesco Qwant in sostituzione di Google e degli altri portali statunitensi per ragioni concernenti la tutela dei dati scambiati nei dispositivi. Dal Paese che ha già approvato la webtax giunge quindi una nuova presa di posizione ostile alle ambizioni della Silicon Valley oltre Atlantico. Punto Informatico segnala che la Libra Association che sta sviluppando la nuova piattaforma ha dichiarato la sua disposizione al dialogo con la Francia e l’Unione europea, ma i prossimi anni saranno sicuramente costellati da tensioni.
La conferma alla posizione di Commissario alla Concorrenza dell’Unione europea, con delega al Digitale, della danese Margrethe Vestager, puntigliosa fustigatrice delle violazioni del diritto comunitario da parte della Silicon Valley, è un’ulteriore fonte di preoccupazione per Palo Alto e le sue ambizioni globali legate al Libra. Il curriculum della Vestager è sicuramente macchiato dagli errori commessi sulle banche italiane, ma non si possono dimenticare le azioni dure condotte contro le violazioni fiscali o commerciali del grande business tecnologico Usa: la tagliola delle indagini della Vestager e delle multe della commissione ha colpito Google, Facebook, Apple, Asus, Qualcomm, rafforzando le già dure prese di posizione dei predecessori della liberale danese (Monti, Kroes, Almunia).
La rinnovata centralità di Parigi in sede europea influenzerà senz’altro l’atteggiamento della Commissione Von der Leyen verso il big tech statunitense: l’ostacolo francese a Zuckerberg è sicuramente un elemento di complicazione per un Libra che fa discutere e suscita allarme prima ancora di entrare realmente in funzione.