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Luigi Ferraris e Dario Scannapieco sono le figure scelte da Mario Draghi per guidare Ferrovie dello Stato e Cassa Depositi e Prestiti nella nuova tornata di nomine per le partecipate pubbliche del nuovo esecutivo. L’ex amministratore delegato di Terna chiamato in Piazza della Croce Rossa e l’ex vicepresidente della Banca europea degli investimenti scelto per guidare la “cassaforte” del risparmio postale di Via Goito dovranno interpretare, nell’ottica di Draghi e del ministero dell’Economia e delle Finanze, una linea operativa ben precisa.

In primo luogo, Draghi e il governo hanno voluto contemperare l’esigenza di mantenere precisi legami tra i manager delle partecipate e la definizione dell’interesse nazionale con la scelta di figure dotate di forte padronanza delle dinamiche di mercato; in secondo luogo, si è voluta rompere una certa connivenza tra figure uscenti come l’ad di Cdp Fabrizio Palermo e quello di Fs Gianfranco Battisti e la cerchia di potere vicina a Giuseppe Conte accentrando sullo Stato, e non sui partiti, il processo selettivo; infine, si è scelto di selezionare figure in grado di dialogare in maniera diretta con le autorità pubbliche e le centrali strategiche del governo, Tesoro in testa, in vista di anni in cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) imporrà sfide non secondarie nel quadro della programmazione della rinascita dell’Italia dopo la pandemia.

Il Pnrr è senz’altro una sfida da vincere, ma assieme al resto degli apparati a partecipazione pubblica Ferrovie e Cdp, assieme ai loro nuovi ad, dovranno rilanciare il peso sistemico delle aziende del settore nello sforzo produttivo del Paese. Contribuendo a fungere da “cabina di regia” per l’economia e l’industria nazionale.

Le sfide di Scannapieco in Cdp

Cdp avrà in gestione i 44 miliardi di euro del Patrimonio Destinato, assegnatogli dal Decreto Rilancio e ufficialmente approvato dall’assemblea dei soci nella giornata del 26 maggio. Un tesoretto che Via Goito avrà in gestione per il sostegno e rilancio del sistema economico e produttivo destinato a gruppi italiani settore bancario, finanziario o assicurativo con fatturato superiore a 50 milioni di euro. Un vero e proprio fondo strategico per il rilancio dell’economia che Cdp punta a mettere a sostegno di politiche fiscali espansive e che il governo Draghi può usare come braccio operativo. Sovrapponendosi a progetti quali quelli messi in campo da grandi banche private come Intesa e Unicredit, la Cdp di Scannapieco potrà portare nella sua organizzazione il know-how acquisito dal banchiere originario della Costiera Amalfitana nei suoi anni alla Bei e puntare sull’investimento in venture capital, nella costruzione di partenariati pubblico-privato, nello sviluppo dei territori cui fanno riferimento le casse di risparmio azioniste di minoranza del gruppo. E garantire un volano in termini di finanziamento, sostegno al credito e operatività per i progetti che saranno coperti dai 222 miliardi di euro di Next Generation Eu e fondo complementare.

Scannapieco dovrà inoltre gestire due partite fondamentali lasciate aperte da Palermo: quella di Autostrade per l’Italia, che Cdp potrà in futuro rilevare dalla holding dei Benetton, Atlantia, e quella della rete unica. La banca di Via Goito, in particolar modo, è azionista sia di Tim che di  Open Fiber, le società chiamate in causa per la realizzazione di un attore unico per la banda ultralarga in Italia. In questo senso, nota La Stampa,  “l’impegno di Cdp, salita al 60% di Open Fiber, si è riconvertito nella necessità di rendere più stringenti gli impegni di cablare le zone più disagiate rimaste indietro” con le nuove tecnologie di comunicazione. In prospettiva, inoltre, Cdp dovrà vigilare sull’avvio dei lavori del consorzio borsistico Euronext, di cui è diventata socia dopo la vendita di Piazza Affari al gruppo franco-olandese, sulla strutturazione del colosso italiano ed europeo dei pagamenti nato dal matrimonio Nexi-Sia, valutare il suo impegno come titolare di quote strategiche in aziende quali Eni, Snam, Terna, Italgas, capire quale sarà il futuro di Sace, che restando all’interno della Cassa potrebbe dare un forte aiuto in termini di stimolo all’internazionalizzazione. Scannapieco dovrà scegliere: fare di Cdp un’istituzione simile alla vecchia Iri degli anni del declino delle partecipazioni della Prima Repubblica o scegliere con attenzione i contesti strategici in cui competere? Pragmatismo vorrebbe che sia la seconda la strada da battere.

Ferraris e la partita di Fs

Il Recovery Plan, al contempo, potrebbe ulteriormente amplificare l’operatività di Ferrovie dello Stato negli anni a venire. Il gruppo di Piazza della Croce Rossa, che ha fatturato nel 2020 poco meno di 11 miliardi di euro si troverà a gestire quasi 28 miliardi di fondi che riguardano le infrastrutture ferroviarie o la mobilità sostenibile (24,77 miliardi del Pnrr e 3,2 miliardi del Fondo complementare) legate ai progetti del Pnrr. La controllata Rete Ferroviaria Italiana si dedicherà, in primo piano, alla costituzione dei progetti e dei piani più importanti per creare fino a 130mila posti di lavoro con lo sblocco dei cantieri. Spazio al rafforzamento dell’alta velocità, che riceverà 13 miliardi di euro, con al Sud la prevista realizzazione della Napoli-Bari, della Palermo-Catania-Messina e della Salerno-Reggio Calabria e al Nord delle tratte Brescia-Verona-Vicenza, Liguria-Alpi e Verona-Brennero, ma anche alla mobilità sostenibile, all’idrogeno che proprio nei treni vede i primi esperimenti italiani andare in scena in questi anni, all’ammodernamento tecnologico e infrastrutturale della rete.

Due partite attendono poi Ferraris al di fuori dell’allettante piatto del Recovery. Da un lato la questione della sicurezza della rete, che va ammodernata profondamente rafforzando i sistemi di governance e controllo dei collegamenti ferroviari. Negli ultimi quindici anni in Italia ci sono stati incidenti causati da scontri tra treni su linee a binario singolo (come quello di Bortigali, in provincia di Nuoro, del 2007 che causò la morte di tre persone, o quello avvenuto tra Andria e Corato del 2016, che provocò 23 vittime) o da deragliamenti (come quello di Laces, in Alto Adige, del 2010, con nove vittime e quelli recenti di Pioltello del 2018, che provocò tre vittime nel comune alle porte di Milano, e di Livraga presso Lodi, causato dal deragliamento di un Frecciarossa i cui due macchinisti morirono nell’impatto) che hanno più volte rilevato le criticità strutturali della rete, soprattutto nelle tratte regionali.

Dall’altro, la sfida decisiva per la possibile quotazione del gruppo o di alcune sue componenti. “Di quotazione delle Fs si era parlato a lungo a cavallo dei governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni”, nota Fortune: “l’allora amministratore delegato Renato Mazzoncini aveva lanciato l’idea di creare una newco cui conferire il gioiello più pregiato della corona: le Frecce dell’Alta velocità. Il progetto era poi stato abbandonato con l’avvento al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti di Danilo Toninelli”. Ferraris ha guidato lo sbarco in Borsa di Enel Green Power e Poste Italiane e appare l’uomo adatto a soppesare opportunità e rischi di una scelta che vedrebbe sicuramente emergere opportunità in termini di accesso a capitali e mercati internazionali, fondamentali data l’esposizione che il Recovery garantirà, ma anche rischi legati alla possibile entrata di soci stranieri in un gioiello del sistema Paese. Sfide da vincere non minori di quelle che si troverà ad affrontare Cdp. Ferraris e Scannapieco avranno le giornate piene con questi dossier strategici fin dai primi giorni nei loro nuovi uffici.

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