Congelare i beni di persone ed entità russe sanzionate in tutta l’Unione europea e far confluire queste risorse in un apposito fondo comune per risarcire l’Ucraina. È questa l’ultima idea alla quale sta lavorando la Commissione europea, come sottolineato dal commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders nel corso di una conferenza stampa.
“Stiamo lavorando ad uno strumento europeo che renda la confisca una possibilità disponibile a tutti gli Stati membri” e “l’intenzione” successiva “è di chiedere ai Paesi di destinare le risorse finanziarie delle confische a un fondo comune che consenta di finanziare le vittime” della guerra, “l’Ucraina e gli ucraini”, ha sottolineato.
Ricordiamo che fino a questo momento Bruxelles ha agito principalmente sul congelamento dei beni coordinando le attività degli Stati membri. “Per alcuni di loro c’è già stata la possibilità di avanzare con le confische”, ma l’obiettivo di Bruxelles è arrivare a uno strumento che permetta che le confische siano “possibili ovunque nell’Unione europea quando c’è la volontà di aggirare le sanzioni”, ha aggiunto Reynders. I tentativi di eludere le sanzioni, ha infine concluso, saranno considerati “un atto criminale“.
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Il nuovo (possibile) strumento dell’Ue
Al momento i Paesi membri dell’Ue sono in grado di effettuare confische sulla base di decisioni dei giudici. In un futuro non troppo lontano, Bruxelles vorrebbe trasformare i beni confiscati in un aiuto concreto da inviare a Kiev, così che il governo ucraino possa procedere con la ricostruzione del Paese devastato dalla guerra che si sta combattendo sul proprio territorio.
Non sappiamo se ciò potrà avvenire, anche perché una mossa del genere andrebbe a scontrarsi con vari ostacoli legali che potrebbero portare avanti la questione per anni. Certo è che il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si è dichiarato favorevole alla confisca dei beni russi attualmente congelati dalle sanzioni Ue. Lo ha dichiarato nel corso di un’intervista all’agenzia ucraina Interfax.
“Personalmente sono assolutamente convinto che è estremamente importante non solo congelare gli asset, ma anche rendere possibile la loro confisca per renderli disponibili per la ricostruzione dell’Ucraina”, ha detto l’ex premier belga.
Effetti e conseguenze
Secondo le varie legislazioni nazionali, per procedere alla confisca è necessaria una decisione del tribunale. Si tratta di “un processo difficile e lungo”, ha spiegato Michel, che sta partecipando alla conferenza dei donatori per la ricostruzione dell’Ucraina in corso a Varsavia.
In totale, calcolatrice alla mano e tenendo conto anche delle sanzioni individuali imposte dalla Ue dopo l’annessione della Crimea nel 2014 da parte della Russia, la Ue ha sanzionato 80 entità e 1093 individui.
È tuttavia importante fare una distinzione tra il congelamento dei beni e la confisca. Nel primo caso, il congelamento distrugge i vantaggi economici della proprietà ma il proprietario conserva la speranza di poterla riottenere. La confisca, invece, consiste nel vendere una proprietà congelata e consegnare il ricavato a un beneficiario designato (nel nostro caso l’Ucraina). In teoria, i beni congelati potrebbero restare, appunto, congelati a tempo indeterminato.
Riallacciandosi al presente, i Paesi occidentali hanno sanzionato sia le agenzie statali russe, sia i funzionari e le aziende statali, sia gli oligarchi e le imprese private accusate di essere Mosca a finanziare e condurre la sua missione militare in Ucraina. È difficile quantificare quanti l’ammontare dei beni congelati, anche se si stima che siano stati bloccati 283 miliardi di euro delle riserve estere della Banca centrale russa in tutto il mondo. L’Ue ha annunciato all’inizio di aprile che la sua task force ha congelato beni per un valore di 29,5 miliardi di euro, tra cui barche, elicotteri, beni immobili e opere d’arte, e ha bloccato circa 196 miliardi di euro di transazioni.