Autosufficienza produttiva nel settore agroindustriale, dominanza energetico-mineraria ed eurasiatismo, queste sono le tre parole-chiave che stanno guidando l’agenda estera del Cremlino dal 2014, l’anno che ha segnato l’inizio di una nuova guerra fredda fra Russia e Occidente con il trauma di Euromaidan.

La Russia ha tentato di aggirare la pressione del regime sanzionatorio posto in essere da Unione Europea, Stati Uniti, Giappone, ed altri paesi occidentali, rivolgendosi inizialmente alla Cina, ma estendendo presto il proprio raggio d’interesse in ogni mercato emergente di rilevanza globale, dall’India al continente africano. Sullo sfondo del rinnovato protagonismo internazionale, la Russia ha accelerato i piani per il raggiungimento dell’autosufficienza nei settori strategici, come l’industria alimentare, e per lo sfruttamento intensivo ma intelligente degli immensi bacini di risorse naturali contenuti fra Siberia, Estremo oriente e Artico.

Il focus principale è stato dato allo sviluppo delle capacità di estrazione e distribuzione del gas naturale liquefatto, ma l’obiettivo di lungo termine resta saldamente la diversificazione dell’economia, ossia la sua de-idrocarburizzazione. In questo contesto, un ruolo fondamentale è destinato ad essere giocato da terre rare e metalli preziosi, come il platino.

Il piano

Il Sud Africa è il primo produttore ed esportatore mondiale di platino dagli anni ’70: soddisfa annualmente quasi il 70% della domanda del pianeta, vantando un’industria altamente specializzata e di lunga data e un sottosuolo costellato da metalli preziosi. La Russia occupa saldamente il secondo posto e, a partire dagli anni 2010, la capacità estrattiva è stata notevolmente incrementata con l’obiettivo di raggiungere il concorrente africano.

Ciononostante, i due paesi restano divisi da un divario profondissimo: nel 2014 il Sud Africa aveva esportato 110 tonnellate, la Russia soltanto 25 tonnellate. Lo scioglimento dei ghiacciai, però, potrebbe rivoluzionare la situazione in favore di Mosca, rendendo lo sfruttamento del sottosuolo meno costoso e portando alla luce giacimenti fino a ieri nascosti.

Recentemente la Russian Platinum e la Nornickel hanno raggiunto un accordo per lo sviluppo di due siti estrattivi nella penisola del Tajmyr, nell’Estremo nord del paese, che si è stimato potrebbero avere una capacità annuale di 120 tonnellate. Le due compagnie stanno investendo circa 15 miliardi di dollari nel progetto e hanno formato un’associazione temporanea, ribattezzata Arctic Palladium, affinché venga realizzato entro la prima metà degli anni 2020. Nei due siti non si trovano soltanto i metalli del gruppo del platino, ma anche rame e nichel; e l’insieme delle tre risorse potrebbe garantire almeno 55 anni di vita, e profitti, alle miniere del Tajmyr.

Il metallo estratto verrà poi caricato su navi cargo che raggiungeranno le destinazioni di riferimento attraversando la rotta del mare del Nord. In tale modo, il governo russo incrementerà il traffico marittimo e la popolarità della rotta, aumentando significativamente la sua importanza per gli equilibri geopolitici mondiali, attaccando frontalmente le ambizioni egemoniche che gli Stati Uniti hanno recentemente palesato nei suoi confronti.

Sullo sfondo degli investimenti per aumentare la produzione nazionale a livelli critici, la Russia sta anche aumentando la propria presenza in Sud Africa, Zimbabwe ed altri paesi africani con giacimenti considerevoli di questi metalli. L’obiettivo è di ritagliare piccole aree d’influenza nelle loro industrie minerarie, costruendo una vera e propria egemonia nel mercato del platino basata sulla combinazione di elevata produzione domestica e asset esteri.

L’importanza del platino e dei suoi fratelli

L’Arctic Palladium potrebbe garantire alla Russia il primato nel mercato del platino, consolidando la centralità del paese nella scrittura del destino del pianeta. Infatti, la richiesta del platino è significativamente aumentata negli ultimi vent’anni ed il suo valore di mercato ha superato quello dell’oro: è una tendenza che non conosce freno e sarà fortificata dalle rivoluzioni tecnologiche attuali e del futuro.

I metalli del gruppo del platino (rutenio, rodio, palladio, osmio, iridio, platino) si caratterizzano per la loro rarità in natura e le proprietà chimiche e capacità catalitiche che li rendono estremamente utili nell’industria meccanica ed elettronica. Il palladio, ad esempio, è essenziale nell’automobilistica per la costruzione di marmitte catalitiche e batterie, mentre il platino è usato per lo sviluppo della vetroresina, di tubi a raggi catodici, di cavi hdmi, e nella telefonia per la realizzazione di schermi a cristalli liquidi.

Il futuro dell’elettronica, della meccanica e dell’automobilistica passa dal controllo dei giacimenti mondiali dei metalli del gruppo del platino e la Russia ha tutte le potenzialità e le possibilità per raggiungere una posizione di dominanza ineguagliabile.