Come i decreti di contrasto alla pandemia superati dalla realtà al momento della firma, anche la previsione di manovra del governo giallorosso si è dissolta come neve al sole di fronte al deterioramento del contesto sanitario e delle prospettive economiche per l’avvenire. Roberto Gualtieri e il governo giallorosso avevano impostato nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza una manovra che puntava fortemente sui denari europei del Recovery Fund che, oramai, è bene considerare come destinati ad arrivare nelle casse dello Stato non prima del secondo semestre del 2021.

Il ritorno dei lockdown, l’aumento dell’incertezza economica e la carenza di organicità dell’azione governativa rendono necessario riscrivere da capo la prospettiva di legge di bilancio, rilanciando la spesa in deficit per far fronte alle minacce dell’avvenire: aver prolungato la cassa integrazione straordinaria o il blocco dei licenziamenti, ad esempio, potrebbe non impedire uno tsunami di fallimenti aziendali in primavera; i progetti che possono rilanciare servizi e occupazione (sanità, infrastrutture, innovazione, istruzione) devono essere accuratamente vagliati e affidati a competenti cabine di regia; il problema delle nuove disuguaglianze e delle nuove forme di povertà imposte dalla pandemia e le minacce alla tenuta del sistema sociale impongono di dare un occhio anche al rafforzamento delle reti securitarie e di welfare. Autorevoli esponenti dell’opposizione, come Renato Brunetta, incalzano da vicino il governo Conte sulla necessità di riscrivere una manovra già sorpassata dai fatti, rubricata a “libro dei sogni” dall’economista liberale Mario Seminerio e attaccata da sinistra dall’economista della Cgil Roberto Romano.

Ad aprile, conversando con lo scrivente, il responsabile nazionale economia del Partito Democratico Emanuele Felice aveva giustamente indicato nel ritorno a una seria politica industriale e allo sviluppo di progetti strategici di lungo periodo la chiave per la ripartenza del Paese. Felice resta un esempio di lungimiranza raro nel perimetro politico della maggioranza: Giuseppe Conte e Gualtieri hanno scritto le previsioni per la manovra con la stessa superficialità con cui sono stati annunciati, nei mesi scorsi, interventi per decine di miliardi di euro, inesistenti “potenze di fuoco”, impegni scaricati sul lavoro quotidiano (egregiamente svolto date le condizioni) di banche, singole filiali o società addette alle garanzie come Sace. E così per il 2021 l’estensione di Cig in deroga e blocco dei licenziamenti ha già pregiudicato il fondo da cinque miliardi dato dall’avanzo di spesa per la manovra dell’anno scorso. Che per il 2021 ha preventivamente stanziato 20 miliardi per evitare il più fastidioso onere autoimposto dell’economia italiana, lo scatto delle clausole di aumento dell’Iva.

Gualtieri ha alzato da 40 a 70 miliardi la previsione di stanziamento per il 2021, stando alle più recenti dichiarazioni: segno, dunque, che la manovra è da rifare e servirà nuovo deficit contando le necessità imposte dalle contingenze e dalla congiuntura. Ritorna dunque d’attualità la questione dell’utilizzo delle disponibilità di cassa del Tesoro, legate al mancato impiego dell’incasso delle aste di Btp dei mesi scorsi, e quella del rilancio di strumenti come il Btp Italia o il Btp Futura come forme di finanziamento strategiche destinate ai risparmiatori nazionali. La cui mobilitazione può risultare decisiva per finanziare una politica economica di rilancio del Paese. Del resto, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha valorizzato, di recente, il ruolo che in questa fase il risparmio può giocare.

La realtà è che la mobilitazione del risparmio può arrivare in maniera virtuosa o con forme economicamente molto meno convenienti. La prima è quella rappresentata dalle proposte di strumenti di nuova creazione, emergenziali o straordinari (come i Btp Italia e Futura), o da manovre come il prestito nazionale” che personalità del calibro di Giulio Tremonti, Giulio Sapelli, Giovanni Bazoli, Ferruccio de Bortoli e Paolo Savona hanno fortemente sponsorizzato nei mesi scorsi. La seconda, invece, dallo scatenamento di un inferno fiscale con nuove tasse e l’incubo di tutti i contribuenti, la patrimoniale. Difficile capire se il governo abbia il capitale politico o la capacità d’azione per svolgere una di queste due manovre radicali, quel che è certo è che i denari, dopo averli acquisiti, bisogna saperli spendere. La Spagna ha operato una moderata crescita dell’imposizione fiscale e una limitatissima patrimoniale, a fronte però di una manovra anticiclica estremamente approfondita. Che si parli di aste ordinarie, Btp Italia, Btp Futura, Sure, Mes, Recovery Fund o nuovi strumenti, invece, a Roma il problema è trovare un piano per utilizzare fondi e dotazioni. L’ostacolo più grave che rischia di compromettere qualsiasi risposta efficace del sistema-Paese.

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