Una parte vorrebbe cambiare i termini di un accordo commerciale già ratificato, l’altra si rifiuta e non vuole neppure sentirne parlare. Scintille in corso tra Giappone e Australia per la volontà di Tokyo di rinegoziare le regole riguardanti il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership, meglio conosciuto con l’abbreviazione Tpp-11. Si tratta di un patto di libero scambio regionale che guida 11 paesi con regole specifiche sul libero scambio. Il problema è che il Giappone si è accordo dell’iniquità dell’accordo e vorrebbe rivedere il tutto, mentre l’Australia, che dall’accordo ne è uscita rafforzata, è contraria a ogni modifica. Il rischio è che il legame tra Tokyo e Canberra possa inclinarsi proprio ora che l’ombra della Cina imporrebbe a entrambi di allearsi e fare gioco di sponda.Gli Stati Uniti, invece, si sono dimostrati disponibili a rinegoziare il tutto.

L’Australia dice no

Il Giappone punta il dito contro la modalità delle esportazioni di carne bovine che, in seguito al Tpp-11, ha spinto l’Australia a diventarne la prima esportatrice verso il mercato giapponese. Tokyo vorrebbe infatti legare le quote di importazione a un sistema di tariffe progressive per evitare che il proprio mercato interno sia travolto dall’import simultaneo e a basso costo proveniente da Australia e Stati Uniti, con il conseguente danneggiamento dei prodotti nazionali. Il Giappone ha avviato i negoziati per un accordo commerciale con gli Stati Uniti che vada in questa direzione e riguardante la carne bovina americana. “L’Australia – come ha dichiarato il suo ministro dell’Agricoltura, Bridget McKenzie, a Nikkei Asian Review – non intende rinegoziare i meccanismi del Tpp-11 relativi alla carne bovina o ad altri prodotti”. Se Canberra fa muro, Washington è invece andata incontro alle esigenze di Tokyo, anche se più di un analista sostiene che il Giappone abbia ceduto concessioni significative alla controparte americana. Difficile, altrimenti, spiegarsi la rapidità della fumata bianca dopo appena quattro mesi dall’avvio dei negoziati.

L’accordo con gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti, a differenza dell’Australia, avevano bisogno di certezze. Trump deve riconquistare la fiducia dell’elettorato rurale, e il negoziato sulla carne bovina assicura un’uscita ridotta ma costante verso il Giappone. Tokyo ha abbassato le barriere tariffarie per la carne americana ma gli Stati Uniti sembra non abbiano ancora fornito concessioni al settore automobilistico giapponese. In ogni caso, a settembre questi due paesi firmeranno un grande accordo commerciale, un accordo, tra l’altro, perfezionato a margine dell’ultimo G7 di Biarritz, in Francia. Secondo il primo ministro nipponico, Abe Shinzo, “l’accordo darà un grande beneficio alle nostre economie”. Trump ha confermato l’intesa: “Si tratta di transazioni molto grandi, miliardi e miliardi di dollari. Coinvolge l’agricoltura, ma anche il commercio elettronico e molte altre cose. In linea di principio abbiamo trovato l’accordo”. L’accordo citato dovrebbe prevedere nuove tariffe giapponese su prodotti agricoli e carni bovine e suine americane, non superiori a quelle applicate ai membri del Partenariato Trans-Pacifico, di cui gli Stati Uniti non fanno più parte. E così le tariffe sulla carne bovina dovrebbero ridursi dal 38,5% al 9%. Ma pare ci siano ancora dei dettagli da limare.





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