Adesso che l’allerta è stata estesa a tutto il suolo nazionale, l’epidemia di coronavirus sconvolge tutte quelle che sono le nostre certezze, le nostre abitudini ed il nostro stile di vita. Specularmente all’Italia, tali conseguenze – in modo più o meno marcato – saranno riscontrabili in tutti i Paesi toccati dalla piaga, i cui abitanti saranno costretti ad adattare il proprio stile di vita alle necessità correnti.
Cambiare le nostre abitudini è complicato
In Italia – come nel resto dell’Occidente – ci siamo abituati ad uno stile di vita relativamente sfarzoso, fatto di uscite, impegni ed incontri che sono la base fondante della vita sociale di ogni individuo. Venir posti nella condizione di dover restare chiusi dentro alla propria abitazione – tracciando i pochi necessari spostamenti e impossibilitati ad incontrarsi – sconvolge completamente quelle che sono non soltanto le nostre abitudini, ma anche le nostre certezze.
I contatti mantenuti principalmente tramite piattaforme digitali o messaggistica istantanea rischiano di spersonalizzare completamente quella che è la caratteristica della nostra cultura, fatta di incontri e dello scambio di idee. E gli effetti, anche psicologici, rischiano di alterare per sempre la nostra percezione dei bisogni, cambiando definitivamente gli equilibri della nostra società: da nessun trauma, infatti, se ne viene fuori senza definitive ripercussioni.
Meno spostamenti equivale ad un tracollo dei consumi
Per come è dunque strutturata la nostra società – basata sul consumismo e con l’esigenza di creare una necessità – una situazione nella quale le persone sono obbligate a rimanere a casa avrà gravi conseguenze sulle filiere commerciali, che vivono del passaggio della popolazione. Si immaginino, a titolo di esempio, i centri cittadini dei capoluoghi, cosparsi di bar e attività commerciali che, volenti o nolenti, saranno costrette a chiudere o ridurre drasticamente il numero dei serviti e dei coperti; con conseguente licenziamento del personale o chiusura definitiva dell’esercizio per i costi insormontabili. Dei ridotti consumi, in questo scenario, equivalgono ad una ghigliottina sulla piccola imprenditoria; i quali necessariamente si ripercuoteranno anche sulle produzioni a causa della ridotta domanda del mercato.
Il crollo della domanda interna preoccupa le imprese
Come già sottolineato, un calo di consumi si ripercuote necessariamente anche su un calo delle produzioni. Se le imprese non riescono a vendere le proprie merci sul mercato, hanno due possibilità di fronte a loro: fermare le produzioni sino ad esaurimento scorte per poi ricominciare, oppure abbassare il prezzo di vendita e continuare con la produzione, creando deflazione e diminuendo il proprio margine di guadagno. In qualsiasi caso, la decisione si traduce in una contrazione del valore della produzione totale del Paese, con conseguenti ripercussioni anche sul Pil.
Le imprese rischiano dunque di essere le vittime non primarie ma preferite dell’epidemia del Coronavirus, che in questo modo lascerà le cicatrice sul panorama economico mondiale anche negli anni a venire: accrescendo il numero di disoccupati e dimezzando le attività sul territorio.
Il problema diventa globale
Una contrazione dei consumi crea disagi anche a tutto l’indotto del commercio che – con la globalizzazione – lega a doppia mandata la quasi totalità delle economie globali. Ed è in questo scenario che anche un Paese non direttamente vessato dal Covid-19 rischia di subire gravi perdite economiche, dettate da un calo della domanda di esportazione. Questo fattore – divenuto per il vero già evidente quando il fenomeno era limitato alla sola Cina – è il vero dramma dell’epidemia in corso, in grado di creare ancora più vittime dei morti direttamente per le complicanze della malattia. Col mondo globalizzato in ginocchio, le stesse risposte internazionali rischiano di diventare più fiacche, appesantite dal fatto che gli stessi soccorritori sono stati infettati dalla piaga della contrazione economica.
Se il problema si limitasse ai mercati – come è sembrato nelle ultime ore – potremmo considerarci fortunati: ma la realtà è ben diversa. L’epidemia di Covid-19 ha infettato l’economia reale della popolazione globale, generando le basi perfette per una crisi destinata a durare per molti anni, per la quale il Mondo si è fatto – ancora una volta – trovare impreparato. E da questa piaga, l’immagine del commercio e dell’economia mondiale rischia di cambiare nuovamente il proprio volto: verosimilmente, però, non a vantaggio dell’Europa.