Angela Merkel ha deciso che la Germania deve saper giocare, in futuro, la partita della competizione politica ed economica internazionale con maggiore assertività. E deve quindi consolidare la sua sfera d’influenza da ogni minaccia esterna: in questi anni, un fronte decisivo per la Cancelliera è stato quello tecnologico.
La tencologia, ha notato l’analista Gianni Bessi, è stato uno dei rari campi di interesse dei decisori politici su cui la Cancelliera ha deciso di “spendere il termine “sovranità” per designare il progetto tedesco” e, ça va sans dire, europeo. Per conseguire “quello sviluppo nel campo dell’innovazione tecnologica che può consentire di fondare una solida e necessaria autonomia” Berlino ha voluto aprirsi spazi di manovra, in sinergia con Parigi, per evitare di restare schiacciata nella competizione tra Stati Uniti e Cina. Per prevenire la dipendenza dai giganti del web statunitensi, la Merkel ha promosso col suo governo piani per la sovranità nella gestione dei dati e, in tandem con la Francia, avviato l’ambizioso piano Gaia-X. Ma, anche per bilanciare le pulsioni anti-americane nel governo e nell’opinione pubblica tedesca, recentemente anche la Cina è stata messa nel mirino col nuovo piano legislativo sulla rete 5G.
Il governo di coalizione che guida la Germania, infatti, è pronto a dare applicazione a una strategia a tutto campo sul 5G, fondata su una legge sulla sicurezza informatica che, nelle prime bozze, contiene l’obbligo di una verifica su due livelli, tecnica e politica, per gli operatori che realizzeranno in futuro la linea 5G nazionale. “Berlino vuole evitare che la nuova rete mobile venga utilizzata per operazioni di sabotaggio”, ha scritto una testata autorevole come l’Handelsblatt, e gli sviluppi normativi lasciano presagire che per colossi cinesi come Huawei il gioco in terra tedesca inizierà a farsi estremamente duro. Nei mesi scorsi i servizi segreti tedesci (Bnd) avevano avvertito circa la scarsa o nulla affidabilità politica delle aziende cinesi e erano stati estremamente cauti sull’eventualità di concedere loro bandi e appalti. Ne risulta che se, come scrive StartMag, in occasione delle gare sul 5G “il governo chiederà una dichiarazione di affidabilità da parte del produttore, che verrà verificata attraverso informazioni provenienti dai servizi di sicurezza da tre ministeri, Interno, Esteri ed Economia, e probabilmente dalla stessa cancelleria”, il sentiero per le aziende cinesi si farà estremamente stretto.
La mossa sarà sicuramente gradita, sotto questo punto di vista, nei palazzi di potere di Washington, che da tempo hanno lanciato moniti contro i Paesi utilizzatori di tecnologia 5G cinese, costringendo anche lo storico alleato britannico a un brusco dietrofront. Ma in questo contesto, i progetti tedeschi possono anche coniugarsi con i piani di autonomia digitale europea coltivati da Berlino e dalla Commissione guidata dall’ex braccio destro della Merkel, Ursula von der Leyen. La compagnia finlandese Nokia e l’omologa svedese Ericsson sono oggigiorno le aziende più strategiche per coltivare l’opzione di un’autonomia strategica europea per il 5G, e anche per il quotidiano tedesco “possono certamente giocare con maggiore successo la carta dell’affidabilità sulla sicurezza”.
Dietro il coinvolgimento di Nokia ed Ericsson la Germania e, in filigrana, la Francia, potrebbero anche avere grandi interessi di politica industriale: Nokia collabora con Deutsche Telekom e ha quote di maggioranza nella francese Alcatel Lucent, e facendo sistema con Ericsson potrebbe creare un polo in grado di guardare negli occhi da parigrado i colossi statunitensi (Verizon, Cisco) e i front-runner cinesi. In barba a ogni mito mercantilista europeo sulla concentrazione dei campioni dell’economia e delle regole della concorrenza a lungo difese a Bruxelles, la Germania si è messa a partecipare al grande gioco della tecnologia. Data center, reti 5G, impianti produttivi trasformati dalle nuove tecnologie: quello che si identifica con il futuro è già qui tra noi, e oltre ai giganti Usa e Cina poche nazioni possono permettersi di avere voce in capitolo come decisori strategici delle nuove rotte tecnologiche. La Germania è, alla guida della cordata europea, tra questi: e non a caso la mossa anti-cinese avviene quando Berlino inizia a considerare sempre di più Pechino come un rivale strategico nel suo cortile di casa europeo. Portando avanti la sfida della sovranità tecnologica, la Germania può in futuro rischiare di scontrarsi con gli Usa e la Cina senza aver la possibilità di far sponda con una delle due superpotenze: la Merkel dovrà dunque giocare con la massima determinazione una sfida tanto delicato.