L’austerità e il rigore non sono scelte di politica economica, ma impronte culturali: non si può spiegare altrimenti la persistente presenza di una fronda di “falchi” monetari in sede alla Banca centrale europea, che nel suo meeting di giovedì ha dato via libera alle prime linee guida operative volte a portare in attività la sua nuova strategia, focalizzata sulla possibilità di permettere in futuro tassi di inflazione superiori al 2% per permettere la ripresa post-Covid.
Ebbene, l’Eurotower guidata da Chirstine Lagarde ha dovuto registrare la mancanza di unanimità in seno al suo board direttivo. In una fase in cui gli stimoli monetari sono ritenuti il volano cruciale per politiche anti-crisi strutturate da parte degli Stati, infatti, sono tornati ad affacciarsi sul proscenio politico europei dubbi e richieste di un ritorno al passato. Ovvero a una fase in cui la Bce, prima del quantitative easing di Mario Draghi, era chiamata a mettere la stabilità dei prezzi di fronte allo stimolo alla ripresa dell’Europa nella sua agenda.
Il Financial Times ha riportato l’indiscrezione secondo cui a criticare l’ufficializzazione del passaggio alla fase in cui saranno permessi overshoot sull’inflazione oltre il 2%, proposta formulata dal capo economista “draghiano” Philip Lane che è il vero regista della Bce targata Lagarde, sarebbero stati i soliti sospetti: i banchieri centrali di Germania e Olanda, a cui in questa fase si è aggiunto il collega belga.
Cosa criticano il tedesco Jens Weidmann e l’olandese Klaus Knot del nuovo piano? Weidmann si è detto critico del fatto che le nuove condizioni impostate dalla Bce rischiano di surriscaldare eccessivamente i mercati e creare problemi di eccessiva inflazione nell’Europa contemporanea, riproponendo il vecchio mantra germanico dell’ostilità all’inflazione ad ogni costo. Knot, invece, ha chiesto una maggiore censura sul legame tra acquisto di titoli nel contesto comunitario e i tempi di attivazione dei nuovi obiettivi di inflazione, con conseguente annacquamento delle prospettive della nuova manovra.
Cosa c’è in ballo in queste manovre? Non certamente una volontà, autolesionista, di silurare le manovre di breve e medio periodo dell’Eurotower. Ma un posizionamento in vista delle scelte future che saranno prese nel contesto dell’economia europea di domani, mettendo in campo un revival della linea rigorista e ostile alle politiche monetarie espansive che fa rinascere nella mentalità dei falchi monetari l’ethos individualista, austeritario e di stampo calvinista che ha ispirato la reazione (sbagliata) alla grande crisi dei debiti. L’ideologia che disprezza spesa pubblica e inflazione, che ha il suo motto nel ricordo dell’assonanza tra “colpa” (Schlud) e “debiti” (Schluden) nella lingua tedesca, che la cancelliera Angela Merkel ha comprensibilmente abbandonato nella risposta al Covid-19 ma che rimane ancora presente nei due Paesi guida dell’Europa mercantilista e ordoliberista.
Nel mondo finanziario ed economico tedesco, da tempo, si mormora contro il fatto che la Bce abbia, di fatto, “sterilizzato” i debiti dell’Eurozona con le sue politiche espansive e che la Merkel, dando via libera al Recovery Fund, abbia aperto la strada a una destabilizzazione del tessuto imbastito da Berlino nel corso degli ultimi anni nell’economia europea. L’Olanda, invece, maltollera da oltre un anno la rottura della gabbia del rigore e intende per il futuro ristabilire la linea cara ai falchi fatta di regole sul debito e meno espansione monetaria da parte della Bce.
In questo contesto Il Tempo nota che “il voto contrario di giovedì potrebbe essere, altresì, pure un segnale per la riunione di settembre del Direttivo particolarmente importante”. Un meeting che cadrà in occasione del processo elettorale tedesco che, in un certo senso, la Bundesbank potrebbe tentare di influenzare riproponendo manovre di disturbo alla linea dominante tra Bce e Fed fondata sul tentativo di ampliare il sostegno monetario all’economia reale. Dopo i siluri dei ricorsi, sventati, alla corte di Karlsruhe contro quantitative easing e piani anti-pandemici, il tema del ritorno al rigore e all’austerità come linea da percorrere, sostenuta in Germania da frange della Cdu critiche della Merkel e dai liberali Fdp, è rilanciato dalle istituzioni finanziarie.
E si consolida l’asse tra la finanza istituzionale tedesca e quella olandese. Polmone del rigorismo, nonostante esso sia fuori tempo massimo dopo che la pandemia ha fatto riscoprire a Stati e mercati il valore della lezione anti-crisi di John Maynard Keynes. I falchi non puntano a vincere ora, ma a mettere sotto pressione al massimo i dirigenti della Bce per portare i loro temi oltre la pandemia. Le cui conseguenze economiche, paradossalmente, saranno superabili solo se si desisterà completamente dal ritorno all’applicazione di ricette smentite dalla storia recente d’Europa.