L’ascesa economica della Cina è sotto gli occhi di tutti e non può certo essere nascosta. Può però essere ridimensionata, proprio come ha cercato di fare Bloomberg con un articolo dal titolo emblematico: “China’s Economy May be No.1, But It Is Still Poor”. La traduzione in italiano suona più o meno così: “L’economia cinese può diventare la numero uno. Ma è ancora troppo povera (per farlo)”. Il cuore del ragionamento è che sì, quella del gigante asiatico è la seconda economia più grande al mondo e ha tutte le carte in regola per piazzarsi al vertice della piramide, al posto degli Stati Uniti. Tuttavia le previsioni divergono nel momento esatto in cui bisogna stabilire quando avverrà il sorpasso sugli americani: fra un anno, cinque, dieci? Inoltre, se confrontiamo i vari Paesi del mondo utilizzando lo standard della “parità del potere d’acquisto” la Cina è già la numero uno.

Un ragionamento fuorviante

Quanto fin qui affermato è corretto ma al tempo stesso fuorviante. La Cina, seguendo il ragionamento di Bloomberg, è molto più povera degli Stati Uniti di quanto questi freddi numeri non possano indicare nella realtà. La chiave per analizzare la situazione è considerare la differenza tra il reddito e la ricchezza delle due super potenze. Il pil e i rispettivi flussi di reddito misurano la quantità di beni e servizi prodotti in un certo anno all’interno di una determinata nazione; la ricchezza, invece, inquadra lo stock totale delle risorse nella stessa nazione, ed è solitamente molto più elevata rispetto agli altri indicatori citati. Ebbene, il divario tra reddito e ricchezza è assai maggiore per le nazioni che si sono mantenute stabili e ricche per molto tempo. In altre parole, quindi, gli Stati Uniti continuano a dettare legge sulla Cina, anche se la Casa Bianca sente sempre di più il fiato sul collo di un Dragone affamato di successo. Il presidente Donald Trump ha cercato di arginare la minaccia giocando la carta della guerra dei dazi, anche se la Trade War non è bastata per affossare il “nemico” commerciale.

Un gap ancora da colmare

Considerando la ricchezza nazionale, Washington asfalta Pechino di circa tre volte. Per quale motivo? La maggiore ricchezza Usa deriva in parte dal fatto che il governo americano può contare su un ambiente naturale superiore rispetto a quello cinese (aria ed acqua sono ad esempio meno inquinate) e un sistema burocratico più snello per proteggere il suo ambiente. Gli Stati Uniti hanno anche più petrolio e gas rispetto al Dragone, oltre che una maggiore disponibilità di acqua. Accanto alle risorse, gli americani possono contare su un’istruzione superiore se paragonata con quella cinese. Bloomberg si sofferma poi su un altro aspetto: in Cina non c’è nessun brand globale del calibro di Coca-Cola, McDonald’s o Google, anche se nel settore tecnologico (pensiamo a Huawei) Pechino sta mostrando alcuni timidi segnali di recupero. Gli Stati Uniti, conclude Bloomberg, sono al momento superiori ma non possono certo rilassarsi o prendere sotto gamba l’ascesa del gigante asiatico. In ogni caso un confronto tra le economie delle due nazioni dovrebbe essere fatto prendendo in considerazione tutti i fattori, e non solo quelli che fanno comodo.

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