Gli Stati Uniti hanno avvertito da tempo l’Italia e gli altri partner europei sui rischi del 5G. A Washington non è piaciuta la mossa del governo italiano di pensare alla concessione della rete a un colosso cinese come Huawei. E questo problema è stato sollevato anche durante il viaggio di Giancarlo Giorgetti negli Usa, dove, fra New York e Washington, gli è stato anche segnalato che il Pentagono e la Casa Bianca sono molto preoccupati da quanto deciso nelle stanze di Palazzo Chigi.
Gli Stati Uniti non vogliono che il futuro delle telecomunicazioni sia in mano cinese, un Paese considerato un avversario da parte di Washington. Ci sono problemi di natura commerciale,m ma soprattutto di natura strategica. L’intelligence americana non ha intenzione di vedere le reti europee e dei partner internazionali in mano a un governo con cui conduce una vera e propria guerra economica ma anche politica.
E questo “warning” americano è arrivato anche a Roma. Tanto che si iniziano a muovere i servizi segreti. Come riportato da Ansa, il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha chiesto in questi giorni un incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, proprio per discutere del dossier 5G, che rappresenta lo standard futuro per tutte le reti di comunicazione mobile. Un tema particolarmente delicato, complesso e dai forti rischi, tanto che Luciano Carta, direttore dell’Aise, ne ha parlato in audizione al Comitato.
Per l’intelligence italiana, il rischio di concedere in mano straniera la rete non è un problema secondario. Huawei e Zte, i due colossi cinesi che provano a spartirsi le reti mondiali del 5G, continuano a ribadire che dietro la loro politica commerciale non ci sia alcun tentativo di conquistare reti strategiche occidentali. Ma gli Stati Uniti hanno già messo in chiaro che la questione non sia affatto da sottovalutare.
E adesso lo scontro con la Cina riguarda anche l’Italia. Il mese scorso, il ministero dello Sviluppo economico, guidato da Di Maio, ha smentito la volontà di Palazzo Chigi di precludere alle aziende cinesi l’implementazione della nuova tecnologia in Italia avvalendosi della golden share. Ma per dare l’ok, il governo italiano deve seguire anche le relazioni di Aise e Copasir, che sul tema sono perplesse. E che devono seguire anche logiche internazionali legate alla partnership strategica con la Nato e con gli Stati Uniti. Un’alleanza che è sempre più consolidata e che quindi pone l’Italia di fronte a scelte di campo.
Gli uffici dell’Aise, nell’ultima relazione inviata al Parlamento, hanno scritto che 5G, Intelligenza Artificiale e internet “sono da considerarsi, oltreché straordinari volani di sviluppo, altrettanti appetibili contesti su cui si appuntano mire di dominio”. Una frase particolarmente importante che desta alcune perplessità sul tema. A questa relazione è seguito poi l’interesse del Copasir. Per gli 007 italiani c’è il desiderio di tutelare la sovranità nazionale, ma anche il difficile compito di barcamenarsi fra gli interessi strategici dell’Alleanza atlantica e evitare di aprire una sfida durissima nei confronti della Cina.