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Cessata da poco la fase più dura delle ostilità in Nagorno-Karabakh, la situazione politica nella regione del Caucaso prosegue verso il ritorno alla normalità e per l’Azerbaijan si apre la partita del rilancio delle aree liberate da Baku nell’operazione militare autunnale e ripristinate dal cessate il fuoco.

L’Azerbaijan cerca partenariati internazionali per favorire la ripresa economica e il rilancio della sua attrattività verso gli investimenti esteri dopo la fine delle ostilità. Nelle scorse settimane l’Italia è stata corteggiata e ha voluto partecipare alla corsa. L’Italia ha rappresentato il primo Paese occidentale a riconoscere di fatto, prima con l’invio di una delegazione parlamentare, e subito dopo con la partenza da Roma di una rappresentanza del Governo guidata dal sottosegretario Manlio Di Stefano, il ritorno a Baku dei territori liberati dall’Azerbaijan in Nagorno Karabakh.

La mossa ha aperto alla stipulazione di diversi accordi economici che nell’ottica azera vogliono promuovere il rilancio e la progressiva assimilazione dei territori liberati da Erevan. Il 18 dicembre in videoconferenza è stata completata la stipula di un accordo tra Azerenerji e Ansaldo Energia, che prevede la ricostruzione di quattro sottostazioni nei distretti di Agdam, Kalbajar, Gubadly e Fuzuli. L’accordo è stato accolto con favore dall’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, Mammad Ahmadzada, il quale, riporta il Giornale Diplomatico, ha dichiarato che “stiamo rafforzando il partenariato strategico multidimensionale tra i nostri paesi, come sancito dalla Dichiarazione firmata lo scorso febbraio tra i due capi di Governo di Azerbaigian e Italia, durante la visita di Stato del Presidente Ilham Aliyev”. Il giorno successivo, la cooperazione bilaterale Roma-Baku è stata al centro di una conversazione a distanza tra Di Stefano e il Ministro dell’Energia azero Parviz Shahbazov, sul sito della cui istituzione è esplicitamente segnalato che Baku nei territori liberati dall’Armenia chiede con forza la partecipazione di aziende di nazioni ritenute “amiche” alla ricostruzione.

Negli ultimi tempi l’Azerbaijan è diventato il perno della politica italiana nel Caucaso: dopo anni di relazioni economiche in perenne sviluppo, tale partnership si è strutturata anche da un punto di vista più strettamente politico, sublimata da una crescente cooperazione strategica Roma-Baku. Dal gasdotto Tap alle attività energetiche di Socar passando per l’apertura azera alle merci italiane, tale relazione ha prodotto un interscambio di circa sei miliardi di euro e, sul fronte geopolitico, ha certamente concesso all’Italia di trovare un campo in cui mediare con la Turchia.

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