Giappone al voto, Shinzo Abe scalda i motori. Il prossimo 20 settembre nel paese del Sol Levante si svolgeranno le elezioni per la leadership del Partito liberaldemocratico giapponese. Un evento che si preannuncia di vitale importanza dal momento che Abe, attuale numero uno del partito e primo ministro del Paese, ha la vittoria in pugno. In caso di riconferma, Abe avrebbe l’occasione di restare il numero uno del governo per altri tre anni, con tutte le conseguenze del caso.
Abe sicuro della vittoria
Nel sistema politico giapponese il leader del partito di maggioranza è anche capo del governo. Con la vittoria ormai in tasca, Shinzo Abe diventerebbe il premier nipponico più longevo di sempre. Il 63enne si assicurerebbe inoltre uno storico terzo mandato a capo del partito liberaldemocratico. Lo sfidante principale di Abe è Shigeru Ishiba. L’ex ministro della Difesa, nettamente distaccato nei sondaggi, proverà a sovvertire i pronostici anche se le prime proiezioni lo danno per spacciato. L’87% dei 405 legislatori del partito chiamati al voto hanno intenzione di sostenere Abe. Gli altri 405 voti arriveranno dagli altrettanti membri del partito su base regionale.
L’agenda di Abe
Dando per scontato il successo di Shinzo Abe, si può già ipotizzare quale sarà il contenuto dell’agenda presidenziale. Uno dei punti focali del programma prevede l’ammissione in Giappone di più lavoratori stranieri per alleviare la carenza di manodopera. Allo stesso modo i più anziani saranno incoraggiati a posticipare il pensionamento. Verranno poi rivisti i sistemi di sicurezza sociale e di assistenza sanitaria, e sarà aumentata l’imposta sulle vendite. Il cavallo di battaglia di Abe sarà però il referendum per modificare la costituzione pacifista, da attuare entro il termine del mandato.
La “visione Ishiba”
Abe non propone nulla di nuovo sotto il sole, soprattutto in campo economico. L’Abenomics si è fin qui limitata all’allentamento monetario e fiscale, oltre che alla deregolamentazione. Ishiba, al contrario, propone tre punti semplici ma utili. Prima di tutto la “visione Ishiba” intende incoraggiare la crescita delle piccole imprese, concentrandosi sulle aree rurali. La seconda idea è quella di far prosperare il Giappone, ma senza aumentare ulteriormente il debito pubblico del Paese. E terzo opporsi a Donald Trump, che con le sue politiche di chiusure ha già danneggiato l’economia nipponica.
Un campanello d’allarme
Abe vincerà sicuramente la partita, ma le questioni sollevate da Ishiba non devono essere prese alla leggera. In economia il Giappone sostiene soltanto le imprese “giganti”, che non si chiamano più zaibatsu ma che vivono di dinamiche simili. È proprio per questo che il paese ristagna da diversi anni in un limbo senza uscita. Nessuno hai mai dato credito alle startup e alle aziende con meno di trecento dipendenti. Ishiba, con le sue proposte economiche, ha colto nel segno. Ridurre la dipendenza atavica dalle esportazioni farà progredire l’economia interna “dal basso”. Chissà che Abe non prenda nota.