A questo punto le relazioni diplomatiche tra Giappone e Corea del Sud potrebbero essersi seriamente danneggiate, o per lo meno compromesse. Tutta colpa dell’ultima mossa di Tokyo, che ha deciso di cancellare Seul dalla cosiddetta “White List”, una lista nipponica in cui sono incluse le nazioni che godono di un trattamento preferenziale nell’acquisto di prodotti giapponesi. La Corea del Sud faceva parte dei 27 paesi privilegiati dal 2004 ma, come ha annunciato il governo guidato da Shinzo Abe, sarà rimossa dalla sua posizione entro a fine mese, quando entrerà in vigore il provvedimento restrittivo. La decisione del Giappone causerà seri contraccolpi all’economia sudcoreana, che si basa tutt’ora sull’importazione giapponese di numerose componenti da utilizzare per la fabbricazione di semiconduttori, schermi per smartphone e tablet e televisioni. E così un altro focolaio di tensioni si aggiunge in un’area già colma di problemi politici e militari.
Un danno enorme per Seul
La rimozione della Corea del Sud dalla lista bianca obbligherà le aziende sudcoreane a chiedere particolari permessi per continuare a importare i suddetti prodotti, tra l’altro utilizzabili anche per scopi militari. Il ministro dell’Industria e del Commercio giapponese, Hiroshige Seko, ha spiegato che la misura restrittiva partirà dal prossimo 28 agosto e che è stata “una revisione necessaria” per una “gestione appropriata dei controlli delle nostre esportazioni per la sicurezza nazionale”. Certo, la risoluzione non è un embargo ma colpisce in pieno Seul, che cesserà dunque di essere un partner commerciale privilegiato del Giappone. Questo, per la Corea del Sud, significa che ogni merce acquistata da Tokyo dotata di un potenziale impiego militare, dovrà prima ricevere il via libera dal governo guidato da Shinzo Abe. E, dato che anche i beni più comuni impiegati nella tecnologia civile possono avere un impiego militare, la situazione si fa alquanto complessa.
Washington prova a mediare
Gli Stati Uniti hanno cercato di mediare ma, per il momento, non sono riusciti a fare da paciere. Washington ha paura che una crescente ostilità tra Corea del Sud e Giappone possa influire su un altro tema scottante che tiene in allerta gli americani proprio da quelle parti: la Corea del Nord. Per questo motivo i tre paesi hanno in programma un incontro a Bangkok che coinvolgerà i rispettivi ministri degli Esteri, impegnati nel 52esimo incontro dell’Asean. Lo statunitense Mike Pompeo potrebbe sollecitare il corrispettivo giapponese Taro Kono e il sudcoreano Kang Kyung Wha a firmare un accordo di sospensione per seppellire ogni ascia di guerra.
Le cause dell’escalation commerciale
La causa iniziale dell’escalation che ha portato alla situazione odierna è da ricercare nella riemersione di dispute storiche riguardanti il periodo dell’occupazione coloniale giapponese della penisola coreana. All’epoca, si parla della prima metà del ‘900, Tokyo si macchiò di numerosi reati, fra cui lo sfruttamento del lavoro forzato di numerosi cittadini locali; proprio per questo motivo, recentemente Seul ha chiesto a Mitsubishi un risarcimento per aver usato i lavoratori coreani come schiavi durante l’occupazione nipponica, scatenando l’ira di Tokyo. C’è chi sostiene invece che la mossa del Giappone, oltre a essere una rappresaglia contro le richieste storiche di Seul, possa rappresentare un tentativo da parte dei nipponici di darsi un vantaggio competitivo in ambito economico sulla Corea del Sud. Certo è che le più grandi aziende tecnologiche sudcoreane iniziano a tremare; i profitti di Samsung, ad esempio, sono crollati del 53% rispetto all’anno appena trascorso e la nuova misura restrittiva del Giappone potrebbe danneggiare ulteriormente la compagnia.