L’ennesima misura restrittiva imposta dagli Stati Uniti per frenare l’economia cinese ha fatto esporre il capo della diplomazia di Pechino con dichiarazioni dure contro Washington. La giunta birmana perseguita i civili nei villaggi con attacchi aerei, e i Rohingya continuano la loro pericolosa fuga con esiti nefasti. Nuovi accordi fanno intravedere all’Iraq l’indipendenza dall’importazione di gas naturale dall’Iran, Isis colpisce ancora nel deserto di Deir Az Zor e uccide 23 militari siriani in un’imboscata e New York si prepara a pagare un conto salatissimo per la crisi dei migranti che sta gestendo da sola. Ecco le cinque notizie del giorno.

“Usa maggior fonte di instabilità al mondo”: rabbia cinese contro le nuove restrizioni di Biden

L’alto diplomatico cinese Wang Yi si è pronunciato duramente contro gli Stati Uniti, colpevoli di opprimere i Paesi emergenti e le loro economie – in particolare quella cinese – e descrivendo Washington come “la maggior fonte di instabilità” nel mondo. Wang, che è tornato ad essere ministro degli Esteri della Cina dopo la scomparsa di Qin Gang il mese scorso, ha criticato fortemente l’egemonia e il protezionismo statunitense durante il suo tour del Sud-est asiatico proprio nel giorno seguente all’imposizione da parte di Washington di nuove restrizioni agli investimenti tecnologici contro Pechino. “Gli Stati Uniti, per mantenere un’egemonia unipolare, non sono disposti ad assistere allo sviluppo e alla revitalizzazione della Cina e degli altri Paesi emergenti” ha riferito Wang al primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong. “Da una parte, condonano e supportano le forze di indipendenza di Taiwan che si affidano agli Stati Uniti per ottenere l’indipendenza, oltrepassando le linee rosse delle Cina. Dall’altra penalizzano la concorrenza leale e costringono gli altri Paesi a pratiche di protezionismo unilaterale contro la Cina” ha concluso il ministro.

Saldati i debiti, l’Iraq sarà indipendente dal gas iraniano entro tre anni

In un discorso tenuto all’inaugurazione di una centrale elettrica nel governatorato di Maysan, nel sud-est dell’Iraq, il primo ministro Mohammad Shia al-Sudani ha dichiarato che il progetto “contribuirà alla rete elettrica nazionale producendo oltre 250 megawatt” come parte del piano strategico per “ridurre la spesa pubblica del governo federale iracheno, in particolare per quanto riguarda l’importazione di gas“. “Il governo sta lavorando a più livelli per migliorare la rete elettrica del Paese” ha specificato, aggiungendo che “tutti i problemi che derivano dalla riduzione delle forniture iraniane sono stati regolati, con il saldo di tuti i debiti legati all’importazione e con un accordo che prevede l’invio di greggio all’Iran in cambio di gas destinato ad alimentare le centrali elettriche”. Sudani ha insistito sul fatto che gli accordi raggiunti con la francese TotalEnergies e altre società estere consentiranno all’Iraq di sfruttare al meglio le sue enormi riserve di gas ed evitare le perdite negli impianti, e che la somma di queste iniziative permetterebbe al Paese di porre fine alla dipendenza dalle importazioni di gas iraniano entro tre anni.

Lo Stato Islamico colpisce ancora: 23 militari siriani uccisi in un’imboscata nel deserto

Uomini armati dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico, attiva in Siria, hanno teso un’imboscata ad un pullman che trasportava soldati siriani nell’est del Paese, uccidendone 23 e ferendone gravemente altri. Lo rende noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che dichiara che l’aggressione ha avuto luogo su una strada nel deserto nei pressi di Mayadeen, nella provincia di Deir Az Zor che confina con l’Iraq. Dall’inizio dell’anno, secondo l’Osservatorio, sono almeno 402 le vittime accertate negli scontri a fuoco e nelle operazioni militari che hanno avuto luogo in questa regione, di cui 157 civili, 20 miliziani dello Stato Islamico uccisi dalle Forze armate siriane e nel corso di bombardamenti lanciati dall’aviazione militare russa, e 225 tra militari di Damasco e miliziani ad essi affiliati (dei quali 37 appartenenti a milizie filo-iraniane).

Continua a salire il bilancio delle violenze della giunta birmana

Quattro civili, incluso un neonato di 8 mesi sono rimasti uccisi e almeno altri 10 feriti in un attacco aereo della giunta militare birmana nell’area di Sagaing, in Myanmar. L’aereo ha bombardato un monastero nel villaggio di Ta Laing nel quale si rifugiavano numerose famiglie di sfollati. Una volta entrati nel villaggio, i militari hanno arrestato 20 civili. Attacchi simili nella regione centrale del Paese hanno provocato la fuga di circa 6mila civili dai villaggi della zona. Un’altra strage ha avuto luogo oggi nel Paese quando un barcone che trasportava rifugiati Rohingya in fuga dalle violenze verso la Malesia si è ribaltato causando la morte di 23 persone. Sembra che a bordo dell’imbarcazione ci fossero almeno 50 persone, che per ora risultano disperse.

La crisi dei migranti presenterà un conto salatissimo a New York

“Se non avremo il supporto che ci serve, i newyorkesi si ritroveranno con un conto da 12 miliardi di dollari“. Sono le parole del sindaco della Grande Mela Eric Adams, che chiede aiuti statali e federali per gestire la crisi legata alla presenza di richiedenti asilo in città. “La stima dei 12 miliardi di dollari è prevista per l’estate 2025 se il flusso di migranti continua con i numeri attuali” ha precisato Adams. Le previsioni precedenti dei funzionari amministrativi parlavano di 4 miliardi entro la prossima estate, ma la nuova stima di 4 miliardi all’anno per i prossimi tre anni rappresenta una porzione significativa del budget della città, che attualmente si aggira intorno ai 107 miliardi. Per fare un confronto, il budget annuale della polizia cittadina, l’Nypd ammonta a 5,8 miliardi di dollari. “Il sistema nazionale per l’immigrazione è fuoriuso, e lo è stato per decenni. Oggi, New York City è stata lasciata da sola a raccattare i pezzi. Almeno 100mila migranti sono arrivati in città dalla primavera del 2022, e anche se in decine di migliaia hanno lasciato la città, con i nuovi arrivi il numero di quelli che rimangono nei rifugi cittadini e nelle strutture di emergenza abitativa potrebbero rimbalzare a 100mila. Abbiamo superato il punto di rottura” ha concluso il primo cittadino.

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