Sul Mes, Giuseppe Conte sperava di nascondersi dietro la Francia. Il problema, per il nostro premier, è che Parigi ha subito smontato la sua (debole) strategia, dichiarando apertamente di non aver alcuna intenzione di ricorrere al Fondo salva-Stati. Detto in altre parole, Conte vorrebbe accedere al Meccanismo europeo di stabilità ma ha le mani legate, complice la linea del Movimento 5 Stelle. Per calmare le acque, l’ex Avvocato del popolo auspicava di accodarsi a qualche Paese membro dell’Ue. A quanto pare la missione è fallita miseramente.
I grillini non hanno alcuna intenzione di cedere: il loro no a questo strumento è categorico e insindacabile. Poco importa se Bruxelles ha cambiato le carte in tavola, facendo presente che i beneficiari del Mes non dovranno rispettare alcun vincolo, tranne quello di impiegare i soldi per coprire le spese mediche nel contrasto alla pandemia. Va da sé che Conte, dal canto suo, non intende forzare troppo la mano rischiando di rompere il fragile equilibrio della maggioranza.
Spingere troppo sul Fondo salva-Stati potrebbe infatti agitare la base pentastellata, mettendo a rischio il governo giallorosso. Scegliere di accedere al Mes, invece, scatenerebbe una mezza rivolta all’interno del partito e danneggerebbe l’immagine del premier, che sarebbe così accusato dall’opposizione di svendere l’Italia all’Europa.
Il piano fallito
Per uscire dall’impasse, il premier italiano contava di nascondersi dietro qualche governo straniero. Il suo piano era semplice: se la Francia avesse espressamente annunciato di ricorrere al Mes, Conte si sarebbe ritrovato in mano un jolly non da poco. A quel punto il presidente del Consiglio avrebbe potuto zittire grillini e opposizione prendendo come esempio Parigi: lo fanno loro, possiamo farlo anche noi.
Non a caso ieri, su Repubblica, si spiegava nel dettaglio il piano di Conte: ”A Palazzo Chigi si contempla una sola possibilità per ricorrere al Mes: che almeno un altro dei Paesi fondatori dell’Ue ne faccia richiesta. Un identikit che in questa fase si attaglia solo alla Francia. Se Parigi dovesse attivarlo, anche l’Italia potrebbe farlo senza rischiare di essere iscritta nell’elenco dei cattivi”.
Lo spiraglio è stato chiuso brutalmente dal ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, che, sempre ieri, ha chiarito ai media transalpini che no, la Francia non intende fare ricorso al Mes. Il motivo è semplice: l’Eliseo può contare su tassi negativi sui titoli di Stato decennali, quindi tanti saluti al Fondo salva-Stati.
Mes e Recovery Fund
A questo punto vale la pena allargare la discorso all’intera Europa. A quanto pare nessun governo dell’Eurozona, almeno a parole, sembra intenzionato a ricorrere allo strumento del Mes. A che sono servite, allora, le estenuanti trattative portate avanti dall’Eurogruppo? Klaus Regling, direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità, ha spiegato che un conto è rendere disponibile il Fondo salva-Stati, un altro è utilizzarlo.
Capitolo Recovery Fund: Bruxelles avrebbe dovuto presentare il piano entro il 6 maggio ma tutto è slittato alla fine del mese. Nel frattempo l’Eurogruppo ripete che il fondo sarà temporaneo, di adeguata dimensione e mirato, senza tuttavia scendere nel dettaglio. Cosa c’entra il Recovery Fund con il Mes? Entrambi sono due strumenti messi sul tavolo dall’Europa per consentire ai governi Ue di riprendere fiato dopo lo choc provocato dal Covid-19. Nel caso dell’Italia, sottolinea La Verità, Conte spera ancora di fare leva sul Revocery Fund per ”far digerire” al Movimento 5 Stelle un eventuale ricorso al Meccanismo europeo di stabilità. In tal caso si tornerebbe così alla famosa ”logica del pacchetto”.