L’asse dei Paesi “frugali” composto da Olanda, Svezia, Danimarca Austria formalizza la controproposta al piano franco-tedesco da 500 miliardi di euro per il Recovery Fund ideato da Angela Merkel Emmanuel Macron.

“Niente mutualizzazione del debito, nessun aumento significativo del bilancio Ue, ma un fondo limitato nel tempo (massimo due anni) per concedere prestiti ai Paesi in difficoltà (niente sussidi a fondo perduto), in cambio di riforme e disciplina di bilancio”: queste le linee guida che La Stampa ha potuto anticipare attraverso fonti di Bruxelles. Un piano duramente riduttivo rispetto a qualsiasi ipotesi di fondo comune per la ripresa europea dalla crisi del coronavirus, che prefigura una sorta di riedizione del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e rilancia la dura contrapposizione che prima della pandemia si era scatenata sul prossimo bilancio settennale dell’Ue.

Merkel e Macron, non dimentichiamolo, avevano infatti proposto di vincolare il Recovery Fund al bilancio settenale 2021-2027 su cui la battaglia era aperta riguardo le modalità con cui supplire alla fine della contribuzione britannica a causa della Brexit. Il Recovery Fund era stato pensato da Berlino e Parigi come una mossa atta a cogliere in contropiede il fronte degli iper-rigoristi che stava mettendo a dura prova la pazienza dell’asse franco-tedesco. I “Frugal Four”, più la Finlandia recuperata per l’appartenenza alla Nuova lega anseatica, si erano duramente opposti alla pssibilità di vedere il debito mutualizzato a favore dei Paesi dell’Europa meridionale e mediterranea.

Merkel e Macron intendevano rafforzare la debole posizione negoziale di Ursula von der Leyenche il 27 maggio prossimo dovrà formalizzare attraverso la Commissione un piano ufficiale per il Recovery Fund. Piano che dovrà anche tenere in conto le spinte centrifughe dei “frugali”, secondo i quali i prestiti dovranno essere usati per quelle attività “che contribuiscono maggiormente alla ripresa, come la ricerca e l’innovazione, una maggiore resilienza nel settore sanitario e la garanzia di una transizione verde e digitale”, una condizionalità di fatto che ridurrebbe il gradiente di libertà degli Stati riceventi.

Il richiamo al risanamento dei conti pubblici riporta alla mente la logica rigorista e austeritaria che soprattutto l’Olanda ha portato avanti anche nelle prime fasi della crisi economica, e sulla cui applicazione al resto d’Europa il premier olandese Mark Rutte ha costruito buona parte del consenso interno e le sue alleanze continentali. Rutte si era dichiarato contrario anche alla sola idea del Recovery Fund e la mossa ha tutta l’aria di un “sabotaggio” di qualsiasi negoziato a riguardo, in quanto rappresenta la proposta più radicale e irricevibile per i Paesi che, come Italia, Spagna e Portogallo, subiranno i danni più duri dalla recessione in preparazione.

Una mina sul percorso dei falchi sembrava esser stata piazzata nella giornata di ieri da Michel Reimon, portavoce europeo del Consiglio nazionale dei Verdi austriaci, alleati di governo dell’Ovp liberalconservatrice del premier Sebastian Kurz, secondo cui “uscire dalla crisi del covid, l’Europa ha bisogno di un rapido programma di investimenti”, emendando in senso green la proposta Merkel-Macron e non chiudendo ai Paesi del Sud Europa, Italia compresa. Ma alla fine nel governo di coalizione di Vienna ha prevalso la linea rigorista: e ora la strada verso un Recovery Fund condiviso si fa sempre più in salita. E lo scontro potrebbe essere “fratricida”: tra la Germania della Merkel teorizzatrice dell’austerity e i Paesi nordici che ora se ne fanno suoi irriducibili paladini.

Intanto dall’Italia arrivano le prime reazioni del governo. Il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola ha scritto su Twitter che “il documento dei paesi ‘frugali’ è difensivo e inadatto. Serve più coraggio il 27 maggio dalla Commissione europea”. Il ministro ha poi continuato ribadendo: “Una recessione così dura richiede proposte ambiziose e innovative come il Recovery Fund. A rischio ci sono mercato interno e i suoi benefici per tutti gli europei”.





Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.