Il coltello dalla parte del manico adesso è in mano a tre tedeschi: Werner Hoyer, Ursula von Der Leyen e Klaus Regling. Sono loro, di fatto, ad avere il potere di dettare il futuro non solo dell’eurozona ma anche dell’Italia. Il nostro Paese, alle prese con la grave crisi economica succeduta a quella sanitaria causata dall’epidemia di coronavirus, ha chiesto già da alcune settimane la possibilità di accedere ai fondi necessari per poter partire con l’opera di ricostruzione. Dagli Eurobond, o Coronabond come sono stati denominate dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, ad un Mes più “leggero”: proposte, quelle italiane, caldeggiate dai governi della zona sud dell’Europa ma osteggiate dai Paesi del nord ed in particolare dalla Germania e dai Paesi Bassi. Adesso però la palla potrebbe essere passata, come detto ad inizio articolo, ai tre deschi sopra citati.
La proposta dei governi della zona sud dell’Europa
Né Eurobond e né Mes più flessibile, difficile che queste proposte possano passare. A dirlo non è stato un tedesco od un politico del nord Europa, bensì l’ex presidente del consiglio italiano Paolo Gentiloni: “L’emissione di bond genericamente per mutualizzare il debito non verrà mai accettata”, ha tagliato corto in un’intervista su Radio Capital l’ex capo del governo oggi commissario europeo agli Affari Economici. Una dichiarazione non molto cauta, a cui è stato attribuito un leggero aumento dello spread nel pomeriggio di lunedì. In sede europea tuttavia, dovrebbe giungere una proposta congiunta da parte del nostro governo, così come della Francia e della Spagna, oltre che di altri Paesi contrari alla linea dura euro-tedesca. In particolare, l’obiettivo di Macron, Sanchez e dello stesso Giuseppe Conte sarebbe quello di mettere sul piatto degli eurobond valevoli unicamente per l’emergenza coronavirus.
Fondi quindi importanti ed ingenti, ma assolutamente vincolati alle esigenze economiche successive al superamento della terribile pandemia che sta affliggendo il nostro Paese in primis, così come la Spagna ed altre nazioni del vecchio continente. Macron in particolare, starebbe lavorando ad una proposta in grado di dare vita ad una commissione chiamata a valutare ed a vagliare l’utilizzo delle somme che verranno messe a disposizione. Secondo fonti diplomatiche di Bruxelles, la proposta articolata in ogni dettaglio dovrebbe giungere in sede europea entro il 7 aprile.
I tre tedeschi da cui dipende il destino anche dell’Italia
Il documento dovrà vedere il via libera di almeno tre istituzioni che, sia sotto il profilo politico che prettamente economico, avranno in mano le redini della situazione. A partire dalla commissione europea, presieduta da Ursula Von Der Leyen: lei, che durante i primi giorni della pandemia parlava italiano per esprimere solidarietà al nostro Paese e che nelle scorse ore ha appoggiato la linea del rigore tedesco, dovrebbe in primis valutare sul piano politico la fattibilità o meno della proposta di Francia, Spagna ed Italia. Un documento, quello sponsorizzato dai Paesi del sud Europa, che al momento avrebbe il via libera da parte di 14 governi dell’Ue. Un elemento non secondario, sempre sul piano politico, di cui la stessa Ursula Von Der Leyen dovrebbe tenere conto.
C’è poi un’altra istituzione presieduta che avrà un’importante voce in capitolo: si tratta della Bei, la Banca Europea degli Investimenti, l’ente quindi che dovrà materialmente mettere sul tavolo i soldi. La Bei è presieduta da Werner Hoyer, anch’egli tedesco come il numero uno della commissione. Ed anch’egli, hanno fatto sapere dalla Germania, non così lontano dalla linea di Angela Merkel e dunque del “partito del rigore”. Infine, occorrerà valutare la posizione dei vertici del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità: numero uno della governance che sovrintende al Meccanismo è un altro tedesco, Klaus Regling. In poche parole, il destino del nostro Paese in particolar modo è legato a tre personalità vicine ad Angela Merkel ed in linea con la posizione tedesca relativa all’uso incondizionato del Mes per “aiutare” i governi travolti dal Covid-19. Non proprio una bella notizia per un’Italia che, sotto un profilo economico, stenta a vedere la luce in fondo al tunnel.