Mentre in Europa e negli Stati Uniti si discute ancora sulla sicurezza della rete 5G operata dalla compagnia cinese Huawei, diventato uno dei motivi di scontro politico tra Washington e Pechino, la Russia procede speditamente e affida la gestione della rete telematica di nuova generazione a un operatore nazionale.
Come riportato da Tass, il gestore di telefonia mobile russo Mts, che è attivo anche il Armenia e Bielorussia, si è visto assegnare dal Servizio Federale per la Supervisione nella Sfera della Connessione e Comunicazione di Massa (il cosiddetto Roskomnadzor o Rkn) la licenza per la costruzione di infrastrutture 5G sino al 2025. Mts ha reso noto di essere il primo operatore in Russia a ricevere una licenza simile e che i primi utenti della rete di quinta generazione saranno clienti commerciali e le grandi imprese manifatturiere. Nel prossimo futuro, l’azienda introdurrà soluzioni per le imprese industriali sul mercato e attualmente sta sviluppando e testando modalità d’uso del 5G in un vasto spettro di impieghi anche per aziende di tipo agricolo, nel campo della medicina, del commercio al dettaglio e nella logistica.
Allo stesso tempo, la società ha chiarito che la licenza è stata ottenuta in tutte le regioni della Federazione Russa, ad eccezione della Crimea e di Sebastopoli, dove Mts non ha reti: in quell’area, però, fornirà i suoi servizi con l’aiuto di partner in roaming.
“Lo standard 5G consentirà ai clienti aziendali di utilizzare attivamente l’intelligenza artificiale, l’internet delle cose, le tecnologie di realtà aumentata e virtuale per il controllo remoto delle apparecchiature, lo sviluppo di veicoli senza pilota, i programmi di formazione interattiva e la creazione dei più recenti sistemi di controllo di qualità nella produzione. Abbiamo ancora molto da fare affinché le tecnologie 5G diventino davvero massicce, ma oggi è ovvio che saranno richieste in quasi tutti i settori e diventeranno uno dei settori guida più importanti dell’economia del Paese nei prossimi anni” ha detto il presidente di Mts Alexei Kornya.
Ma chi fornirà la tecnologia 5G alla compagnia russa? Ancora una volta troviamo il colosso di Shenzen: a giugno dello scorso anno, infatti, Huawei ha firmato con Mosca un accordo per lo sviluppo della rete di nuova generazione che utilizzerà proprio Mts.
La compagnia cinese, però, non sarà la sola a costruire le infrastrutture telematiche. Sappiamo infatti che Rostelecom e Rostec, la azienda di Stato che gestisce le imprese coinvolte nel campo della Difesa e della tecnologia, hanno sviluppato una bozza di tabella di marcia per l’attuazione dell’accordo concluso con il governo al fine di sviluppare reti 5G in Russia.
L’amministratore delegato di Rostec, Sergei Chemezov, ha infatti affermato che la società statale prevede di lanciare una zona pilota 5G con proprie attrezzature in una delle regioni della Federazione Russa nel 2022-2023. Le prime zone pilota 5G in Russia, si basano su apparecchiature straniere, nella fattispecie Ericcson-Tele2, e sono state lanciate a Mosca dagli operatori mobili russi già nel 2019.
Mosca quindi sembra affidarsi principalmente alla Cina per la propria rete 5G, ma parallelamente non vuole lasciare la totalità della tecnologia di questo tipo a un partner straniero, se pur più “amichevole” rispetto a quelli occidentali. Il principio cardine di questa scelta è quello che ha guidato la Russia nella decisione di costruire una propria rete web, ovvero la ben nota Runet, che sfrutta server russi e che all’occorrenza può staccarsi dal world wide web e restare “chiusa”.
Il timore, infatti, è che un Paese straniero possa “spegnere” il 5G russo gettando nel caos l’intera Russia: se è vero che questo timore, stante le attuali condizioni geopolitiche, è maggiormente rivolto verso Occidente, quindi verso compagnie che potrebbero cedere alle pressioni americane come hanno ceduto Paesi come il Regno Unito, non è altrettanto vero che non vi sia, se pur in modo meno evidente, anche verso la Cina. Del resto i rapporti tra nazioni sono il riflesso dei reciproci interessi e sfere di influenza, e Pechino da questo punto di vista si sta dimostrando particolarmente aggressiva, fattore che Mosca non sottovaluta, se pur tenendo un basso profilo.
La decisione di affidare a Mts lo sviluppo principale del 5G russo potrebbe avere dei risvolti inaspettati a livello internazionale: se in Europa a dettar legge è sostanzialmente la politica della Casa Bianca, con Londra che ha bandito Huawei dalla propria rete, mentre Francia e Germania si sono dimostrate più malleabili se pur con riserva, a livello globale non è detto che Washington abbia lo stesso peso per imporre la propria linea.
Infatti se la Russia, che si sempre dimostrata attenta alla propria sicurezza al punto da preferire quasi sempre le produzioni autoctone, ha deciso di affidarsi a Huawei, perché altri Paesi non dovrebbero fare altrettanto? La questione è ben lungi dall’essere chiusa, anche perché, come abbiamo detto, Mosca non si affiderà totalmente alla Cina ma riserverà una buona parte della propria rete 5G alle produzioni nazionali con Rostec, però è possibile che questo accordo siglato di recente apra la strada a Huawei su scala globale, ponendo gli Stati Uniti all’angolo per quanto riguarda le sanzioni, che dovranno inevitabilmente essere ridimensionate appunto per evitare di essere esclusi dalle trattative di questo nuovo mercato globale.