Il Dogecoin è la nuova moda della finanza statunitense in un 2021 che sta riservando sorprese difficili da prevedere e estremamente problematiche per l’analisi delle dinamiche economiche di oltre Atlantico. Dopo il caos finanziario creato dallo short squeeze di GameStop e di altre società apparentemente decotte, che tra gennaio e febbraio ha visto pochi investitori e speculatori manovrare con le loro azioni una massa di trader indipendenti riuniti sul web, e l’assurda corsa alla capitalizzazione di una società che gestisce un singolo negozio di sandwich in New Jersey, il Deli di Palusboro, giunta nelle scorse settimane a valere 100 milioni di dollari ora la nuova frontiera è a cavallo tra finanza, speculazione e cultura del web.

Dai meme al mercato

Il Dogecoin è una criptovaluta nata con scopi ben diversi rispetti a prodotti come il bitcoin. Il suo nome fa riferimento a Doge, un cane Shiba Inu protagonista di diversi meme di Internet e, dopo esser nata quasi per scherzo nel 2013, su iniziativa di un ingegnere Ibm, Billi Markus, e di un collega di Adobe, Jackson Palmer, ha assunto una popolarità nel mondo dei trader indipendenti e del sottobosco della finanza retail statunitense, toccando in breve tempo una capitalizzazione di 60 milioni di dollari.

Negli anni, è diventata una delle più ambite e celebri tra le altcoins, le criptovalute fondate su tecnologia blockchain alternative al bitcoin. Giocano a favore del Dogecoin la sostanziale assenza di limiti alla sua disponibilità, che accelera l’attività del mining in materia e una certa permissività nella sua accettazione nelle transazioni online.

Usata per scambi su Reddit e Twitch, la criptovaluta nata nel mondo dei meme ha trovato anche applicazioni consistenti per pagamenti di difficile tracciamento eseguiti nell’industria del porno e nel mondo del poker online. Il cane Shiba Inu dei meme ha visto una crescita di attenzione ulteriore nel 2017, anno in cui ha sfondato il miliardo di dollari di capitalizzazione, per poi tornare in una fase di bonaccia terminata nei giorni della tempesta finanziaria di GameStop. Le “locuste” di Reddit incentivate dall’assalto alla finanza istituzionale americana hanno spinto un boom del 1.300% della sua quotazione attorno al 3 febbraio dopo che i loro “guru” di Twitter, a partire dal magnate Elon Musk, hanno espresso sostegno agli investimenti in Dogecoin.

Mark Cuban, imprenditore delle telecomunicazioni e miliardario celebre per il possesso della franchigia Nba dei Dallas Mavericks, ha espresso pubblicamente, assieme all’immancabile Musk, il suo appoggio agli investimenti in materia, e oggigiorno i Mavericks consentono acquisti di biglietti e merchandising con il Dogecoin. Celebrità come Snoop Dog hanno a loro volta twittato o pubblicizzato gli acquisti di Dogecoin.

Il boom e lo zampino di Elon Musk

Dopo che piattaforme istituzionali ambigue come Robinhood hanno frenato il trading ad alta frequenza e lo shorting su titoli sospetti, il popolo degli investitori speculativi si è tuffato nel mondo delle criptovalute. A metà aprile il Dogecoin è esploso fino a 50 miliardi di capitalizzazione, facendo segnare un +7.000% di crescita su base annua.

Ora la capitalizzazione di mercato supera i 65 miliardi, quarta criptovaluta in assoluto al mondo, per un aumentdel 9.765%, secondo Coindesk, in una fase in cui bitcoin ed ether sono saliti del 286% e 698%.

Elon Musk appare giocare a piacimento con l’andamento del Dogecoin. L’8 maggio scorso  l’autoproclamato “Dogefather”  ha fatto il suo debutto al famoso programma televisivo “Saturday Night Live” e Dogecoin ha perso più di un terzo del suo prezzo dopo esser stato definito una “truffa” dal fondatore di Tesla e SpaceX. Che poi nei giorni successivi ha recuperato e ridato il turbo alla moneta dello Shiba Inu annunciando che Space X lancerà la “Missione Doge-1 sulla Luna” nel primo trimestre del 2022. Lunedì la società aerospaziale di Elon Musk ha annunciato infatti che in vista dell’evento accetterà come pagamento per la missione la criptovaluta.

Lo zampino di Musk segnala un modus operandi simile a quello portato avanti dal magnate di origine sudafricana sul caso GameStop. Allora Musk aizzò le “locuste” di Reddit per colpire ogni possibilità che trend deflazionistici livellassero i risultati della borsa e i record degli indici frutto dell’anno della pandemia. Erodendo i guadagni di capitalizzazione e valore di mercato della sua Tesla e il fermento tra gli investitori. Ora il gioco è lo stesso: cavalcare l’euforia, la corsa alla frontiera, l’idea che la finanza non sia, in fin dei conti, da prender così tanto sul serio e che, nota il Financial Times, i cripto-evangelisti debbano promuovere l’idea che possedere i bitcoin e le monete simili sia una protezione da presunti banchieri centrali malvagi e avere una valorizzazione del denaro posseduto” dai cittadini.

Vincono i soliti noti?

Dogecoin come GameStop: il volto pop e sorridente di una finanza sempre più sregolata, che rischia l’osso del collo mentre i valori di capitalizzazione di prodotti speculativi di varia natura eccedono ogni dinamica di mercato. Nell’illusione che questo gioco possa aiutare veramente chi, con entusiasmo, ci si tuffa. Ma guardando i dati sul Dogecoin si capisce che la corsa della capitalizzazione è tutt’altro che frutto di un’euforia di democratizzazione della finanza: nel suo conto di transazioni registrate, infatti si può vedere come i primi cento indirizzi ne possiedano circa il 67% per la precisione) del totale.

In particolare, Business Insider ha rivelato che una cosiddetta “balena” in grado di condizionare il mercato del Dogecoin controlla 36,7 miliardi unità (il 28% del totale), acquistati a partire da febbraio 2019 al prezzo di 0,001 l’uno. Il proprietario del wallet è ignoto, ma ora il suo patrimonio vale 22 miliardi di dollari. Potranno guadagnare gli insider, come Aziz McMahon, senior manager di Goldman Sachs a Londra, che si è dimesso dal gruppo dopo aver realizzato un forte guadagno dal trading di Dogecoin, non le persone comuni.

“Occorre però riconoscere”, nota Paolo Annoni su Il Sussidiario, “che la malattia dei bitcoin o delle più improbabili valute digitali nasconde una profonda sfiducia nel sistema che magari non è conscia e razionale, ma che fa il paio con quella di moltissimi “esperti” che evidenziano i rischi di una politica economica che oggi produce esuberanza sui mercati, inflazione e negli Stati Uniti milioni di persone che scelgono di rimanere fuori dal mercato del lavoro a causa di sussidi troppo elevati“. Le conseguenze di lungo termine del quantitative easing globale, del doping della liquidità intrappolata nella finanza e distaccata dall’economia reale, della speculazione a basso costo si riverberano anche sull’esplosione di fenomeni come quelli del Dogecoin.

Ora come in passato l’esito finale della corsa non cambia. Nella grande roulette di Wall Street è parso chiaro che i veri vincitori della finanza d’assalto sono i soliti noti: al di fuori, nel terreno oscuro del trading di criptovalute, leggerezza e illusioni possono far giocare col fuoco e i risparmi di una vita migliaia di sprovveduti. Illusi del fatto che veramente il frutto di un meme possa arrivare a valere miliardi di dollari per pura casualità.





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