Il dialogo tra Regno Unito ed Unione Europea in merito alla stipula di un accordo commerciale bilaterale continua ad essere segnato da incomprensioni e diffidenze reciproche. Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha infatti ricordato come Londra debba rispettare le regole di Bruxelles qualora voglia mantenere, in futuro, legami commerciali più stretti con l’organizzazione. Michael Gove, che ricopre un ruolo ministeriale nell’esecutivo di Boris Johnson, ha invece affermato che “il Regno Unito riacquisterà la propria indipendenza politica ed economica” e che “un eventuale accordo dovrà riflettere questa nuova realtà”. Queste basi non sono di certo delle buone premesse per un successo delle trattative bilaterali, già piuttosto difficili ed ulteriormente complicate da queste problematiche.

Problemi complessi

Michael Gove ha recentemente annunciato che i negoziatori britannici presenteranno una bozza di accordo commerciale, scritta da loro, prima del prossimo round negoziale che avrà luogo tra il 18 ed il 20 marzo a Londra. Una mossa, quest’ultima, che potrebbe suscitare l’irritazione di Bruxelles. Il ministro ha poi affermato come, in seguito alla prima fase dei negoziati, siano emersi alcuni punti in comune tra le parti ma anche significative divergenze. Londra, ad esempio, vorrebbe che il settore della pesca, quello dell’aviazione, quello dell’uso civile dell’energia, la cooperazione giudiziaria e quella tra le forze di polizia rimanessero al di fuori di un eventuale e futuro accordo bilaterale.

A complicare ulteriormente il quadro generale ci sono, poi, gli Stati Uniti e l’emergenza coronavirus: Londra, infatti, ha espresso l’intenzione di siglare un’intesa commerciale anche con Washington e bisognerà vedere come le tempistiche e le modalità di questo eventuale accordo influiranno su quello che dovrebbe essere stipulato con l’Unione Europea. Per quanto riguarda la diffusione del coronavirus, invece, non si può certo dire che l’effetto recessivo generato dalla diffusione del morbo e dall’interruzione dei collegamenti internazionali favorisca un clima sereno al tavolo delle trattative così come a livello politico.

Le prospettive

Le trattative tra Regno Unito ed Unione Europea sono rese più difficoltose anche dal quadro temporale entro cui l’intesa dovrebbe essere siglata. La formalizzazione della Brexit, infatti, ha dato il via ad un periodo di transizione che dovrebbe durare almeno fino alla fine del 2020 ed entro cui le parti dovrebbero formalizzare a quale tipo di relazione, a livello economico e di sicurezza, intendono dar vita. La fase di transizione potrebbe essere estesa, in via teorica, sino al 2022 ma il Regno Unito ha già reso noto che intende finalizzare l’intesa entro la fine del 2020. Sullo sfondo, in caso di fallimento, c’è la possibilità che nessun intesa venga raggiunta e che le parti siano costrette a seguire la regole dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio per quanto riguarda gli scambi bilaterali. Una prospettiva di certo poco felice che potrebbe, indirettamente, esacerbare le tensioni all’interno del Regno Unito. L’esecutivo scozzese guidato dalla nazionalista ed europeista Nicola Sturgeon ha più volte espresso il proprio disappunto per la Brexit (la Scozia ha votato a larga maggioranza in favore del rimanere nell’Unione Europea) ed ha annunciato propositi di secessione che la riporterebbero tra le braccia di Bruxelles.