L’Europa scalda i motori. Dopo averla (fin qui) spuntata sul Mes, Bruxelles torna alla carica ed è pronta a calare una nuova mannaia sulle nostre banche. Il presidente della Banca centrale europea (Bce) Christine Lagarde, fiutando nell’aria un possibile colpaccio, ha rilasciato dichiarazioni ambigue che suonano come un avvertimento: “Le aperture arrivate da alcuni policy maker italiani a proposito di ridurre la concentrazione di titoli di Stato nazionali nei portafogli delle banche rappresentano un grosso passo in avanti, e qualsiasi passo avanti in quest’area è una buona notizia”. Nel corso della prima riunione del Consiglio direttivo della Bce, Lagarde ha parlato sia del Mes che dell’Unione bancaria. Riguardo quest’ultimo punto ha fatto capire che l’Europa si muoverà verso una direzione ben precisa: quella che mirerà a imporre un tetto ai titoli di Stato controllati dalle banche. Se con il Meccanismo europeo di stabilità “non c’è l’intenzione di bloccare o danneggiare alcun Paese specifico dell’area Euro”, sul tetto ai titoli di Stato nei portafogli degli istituti bancari Lagarde sostiene che sia necessaria maggiore disponibilità ad andare avanti da parte dell’Italia. In altre parole, Roma dovrà presto inghiottire un altro bocconcino avvelenato preparato dai cuochi di Bruxelles.

Il tetto ai titoli di Stato controllati dalle banche

Imporre un limite ai titoli di Stato controllati dalle banche è proprio quello che chiede a gran voce la Germania. Berlino è pronta a concedere in cambio il via libera al fondo di garanzia sui depositi, cioè una delle tre componenti del “pacchetto” assieme alla riforma del Mes e alla creazione di uno strumento di bilancio per la competitività e la convergenza nell’Eurozona (Bicc). L’Italia però non ci sta e fa muro: le banche italiane controllano circa 400 miliardi di euro di titoli pubblici, e sottostare alle richieste tedesche implicherebbe una massiccia vendita dei Btp o, in ogni caso, l’eventualità di rassegnarsi a incassare ingenti perdite da parte degli stessi istituti. Alcuni Stati, tra cui Germania e Olanda, infatti, spingono affinché i Bpt siano “ponderati”, e cioè vorrebbero che il rischio dei titoli non fosse più prossimo allo zero, come nel caso dei Bund tedeschi. Berlino, insomma, ha fatto capire che le banche italiane hanno in pancia troppi Btp rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea.

Un possibile disastro

Gli istituti tedeschi detengono titoli di Stato per appena 163 miliardi di euro, quindi si capisce perché Berlino proponga la ponderazione del rischio. Nel caso in cui dovesse verificarsi questa condizione, per l’Italia sarebbe un vero e proprio disastro. Il motivo è semplice: nel nostro Paese c’è un legame fortissimo tra i Btp e le banche, lo stesso che secondo il governo tedesco genererebbe un circolo vizioso tra rischi sovrani e rischi bancari. Quando i conti pubblici sono instabili, il mercato vende i Btp; il loro prezzo scende e colpisce direttamente i titoli bancari, con ricadute nell’economia reale. Dal momento che Bruxelles spinge per un’unione bancaria, la Germania teme i rischi di un possibile cortocircuito italiano ed è per questo che Berlino vuole imporre un tetto ai Btp. Eppure il governo tedesco farebbe meglio a dare un’occhiata all’enorme quantità di titoli tossici controllati dalle sue banche, a cominciare dalla Deutsche Bank, sull’orlo del baratro.

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