Dall’Asia all’Europa passando per gli Stati Uniti. I governi di mezzo mondo si sono attivati per fronteggiare al meglio l’epidemia del nuovo coronavirus che sta letteralmente distruggendo le loro economie interconnesse. Ognuno ha messo sul tavolo un piano economico per sostenere aziende, imprese e lavoratori.

L’Italia, come ha spiegato Giuseppe Conte, stanzierà 7,5 miliardi di euro, tali da far passare il rapporto tra deficit e Pil dal 2,2% previsto nella manovra di dicembre al 2,5%, visto che 6,4 miliardi sono interventi in deficit. Stiamo parlando di una stima perché è difficile sapere se la richiesta dell’esecutivo giallorosso sia sufficiente, da sola, a far fronte all’emergenza Covid-19. In generale, dando un’occhiata alle mosse degli altri Paesi, troviamo diverse strategie, le stesse riassunte dal quotidiano Italia Oggi.

Troviamo chi punta tutto sulla cosiddetta leva monetaria e chi ha disegnato manovre specifiche per aiutare le fasce più basse della popolazione. Si tratta di tentativi diversi di affrontare un nemico comune. L’obiettivo è limitare i danni nell’attesa che il temporale scatenato dal coronavirus possa rientrare il più in fretta possibile.

Dalla Cina al Giappone: la risposta dell’Asia

La Cina, epicentro del contagio, è il primo Paese a essersi mosso e non poteva essere altrimenti data la furia del Covid-19. Pechino ha subito aperto i rubinetti della People’s Bank of China, la banca centrale cinese, inondando i mercati monetari con 157 miliardi di dollari in più di liquidità. Briciole rispetto ai 515 miliardi liberati a cavallo tra il 2008 e il 2009, quando il Dragone fu costretto a fronteggiare la crisi finanziaria globale post Lehman.

La strategia funzionò ma le amministrazioni locali si indebitarono. Questa volta, non essendoci di mezzo solo l’economia ma anche e soprattutto la salute delle persone, nessuno ha pensato al debito. La banca centrale cinese ha inoltre tagliato i tassi di interesse sui prestiti e ridotto i costi di finanziamento per le imprese. Il ministero delle Finanze ha dato il via libera ai governi locali di prendere in prestito una quarantina di miliardi per finanziare progetti infrastrutturali al fine di stimolare la crescita.

Hong Kong ha varato un piano da 13,8 miliardi e concesso prestiti agevolati a piccole e medie imprese. Ridotta l’imposta sugli utili del 100% con tetto massimo di 20mila dollari. Tra le misure, anche il versamento di 1.300 dollari a tutti i cittadini residenti nel Paese con età maggiore ai 18 anni.

L’Indonesia ha imitato l’ex colonia britannica, garantendo nei prossimi sei mesi 450 milioni di dollari di sussidi a 15,2 milioni di famiglie che si trovano in stato di povertà. Per il resto, stanziati 20 milioni di euro per promuovere il turismo straniero e 28 milioni per quello interno. In Giappone la Bank of Kapan inietterà liquidità nei mercati, anche se il piano deve ancora partire.

Europa, Stati Uniti e Australia

In Europa la Grecia valuta la sospensione degli obblighi fiscali e dei contributi previdenziali per le imprese che saranno colpite dalle perdite a causa del coronavirus. La Svezia è pronta a mettere in campo un pacchetto a sostegno delle imprese, con una copertura dei costi salariali per sei mesi del personale a rischio licenziamento a causa della contrazione del mercato globale.

Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di riferimento di mezzo punto. Trump ha poi firmato un piano da 8,3 miliardi di dollari di aiuti. Piano, ricordiamolo, approvato da Camera e Senato. Infine l’Australia. Canberra ha imitato Washington: niente misure fiscali ma, fin qui, solo manovre monetarie. La Reserve Bank of Australia ha tagliato i tassi abbassando il saggio di rigerimento di 25 punti base.

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