Secondo quanto riportato dalla Reuters, la Cina avrebbe fatto marcia indietro su quasi tutti i punti dell’accordo commerciale con gli Usa. Secondo quanto riferito da fonti interne del governo degli Stati Uniti, infatti, la delegazione di Pechino sarebbe arrivata a Washington nella tarda serata di venerdì con delle modifiche sostanziali al progetto di accordo commerciale di quasi 150 pagine: è ciò avrebbe saltare mesi di negoziati tra le due più importanti economie e potenze del mondo.
Un documento stravolto dalla diplomazia cinese, secondo la Reuters, che avrebbe indebolito le richieste fondamentali avanzate dagli Stati Uniti al fine di raggiungere un accordo sul commercio. Sarebbero pertanto le modifiche cinesi all’accordo ciò che avrebbe indotto il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ad annunciare, a sorpresa, l’aumento dei dazi dal 10 al 25% su 200 miliardi di dollari di beni importati da Pechino, con la minaccia rinnovata di colpire altri 350 miliardi di dollari di beni, come scarpe, abbigliamento, mobilio, giocattoli ed elettronica.
Accordo commerciale con la Cina, i motivi dello strappo
Sempre secondo quanto riferito dalle fonti governative all’agenzia di stampa Reuters, la Cina avrebbe cancellato i propri impegni nel modificare le leggi e risolvere così le principali controversie che stanno a cuore a Washington e che sono alla base della guerra commerciale inaugurata da Donald Trump: il furto della proprietà intellettuale e dei segreti commerciali statunitensi; i trasferimenti forzati di tecnologia; la concorrenza sleale; l’accesso ai servizi finanziari; la manipolazione valutaria.
Modifiche che i funzionari americani ritengono essenziali al fine di raggiungere un accordo ed evitare la guerra commerciale fra le due potenze. “Questo mina l’architettura principale dell’accordo”, ha osservato una fonte interna degli Stati Uniti che avrebbe partecipato ai colloqui fra le due delegazioni. Il rapido deterioramento dei negoziati ha fatto vacillare i mercati che fino a domenica erano quasi sicuri di un accordo fra Washington e Pechino.
Investitori e analisti si sono chiesti se il tweet di Trump sui dazi fosse uno stratagemma negoziale per estorcere ulteriori concessioni da parte della Cina. In realtà, ad oggi, l’ipotesi di un accordo commerciale sembra poco più che un miraggio.
La visione di Pechino
Dalla Cina arriva una lettura completamente diversa della cronaca riportata dall’agenzia di stampa Reuters. Il Global Times osserva che la Cina lunedì “ha mostrato moderazione” dopo “i tweet inattesi del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha minacciato di aumentare le tariffe sui prodotti cinesi, anche se le due parti hanno cercato un accordo per porre fine alla loro guerra commerciale e hanno esortato gli Stati Uniti a lavorare insieme per raggiungere un accordo win-win“.
Gli analisti cinesi hanno stigmatizzato le minacce di Trump definendole “delle tattiche di ricatto” e hanno sottolineato “la crescente fiducia” di Pechino “nell’affrontare un’amministrazione statunitense volatile e imprevedibile”. Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri cinese, non ha commentato i tweet del Presidente Usa ma ha sollecitato Washington a trovare un accordo con la controparte. “Speriamo che gli Stati Uniti lavorino ancora con la Cina e che le due parti si incontrino a metà strada per arrivare a un accordo vantaggioso per entrambi sulla base del rispetto reciproco” ha sottolineato.
“Penso che la delegazione cinese sia andata negli Stati Uniti per mostrare la sua massima sincerità e buona fede”, ha detto Li Yong, vicepresidente del comitato di esperti dell’Associazione cinese del commercio internazionale. “Questo non solo per convincere gli Stati Uniti a capire, ma anche per mostrare il duro lavoro della Cina nei negoziati commerciali”.