I momenti di elevata volatilità nelle borse sono caratterizzate da fasi di altalena tra forti ribassi e rimbalzi verso la limitazione dei danni che portano a continue variazioni, anche nel corso delle singole sessioni,
In giornate vorticose o molto nervose gli algoritmi al servizio dei maggiori gruppi finanziari possono contare sull’uso del meccanismo del trading ad alta frequenza (High frequency trading, Hft), basato su algoritmi molto raffinati che basano su determinati parametro di prezzi o di andamento la decisione di procedere a vendite o acquisti massicci.
Come sottolinea Il Giornale, a dettar legge è l’intelligenza artificiale: “Già oggi i fondi quantitativi gestiscono oltre mille miliardi di dollari e usano ampiamente l’intelligenza artificiale, ed entro il 2021 si stima che oltre 2,8 miliardi di investimenti vengano decisi solo da robot – e circa due terzi degli scambi sono decisi da algoritmi in modo interamente automatizzato”. In circostanze eccezionali si può sovraccaricare il mercato di un’ampia quantità di vendite di titoli, scatenando la volatilità al fine di contenere perdite o massimizzare guadagni, oppure operazioni di arbitraggio. L’Hft può infatti consentire a un’operatore di comprare e vendere su piattaforme distinte di trading con uno scarto di pochi milionesimi di secondo.
Nulla formalmente di illegale, “si tratta di un guadagno legittimo”, come spiegato a Il Sole 24 Ore da Raimondo Marcialis, ad di Mc Advisory, ma è bene sottolineare l’impatto pervasivo degli strumenti di Hft, appannaggio dei “signori della finanza”, può destabilizzare ampiamente il meccanismo di negoziazione in giornate come quella del 9 marzo scorso, in cui le borse di tutto il mondo sono crollate a picco e in cui Piazza Affari ha lasciato sul terreno oltre l’11% del suo valore. Distinguere tra le procedure intensive di Hft e quelle apertamente speculative della vendita allo scoperto è alquanto difficile in circostanze così turbolente.
Del resto, gli algoritmi apprendono ma non “ragionano” sul presente, si basano a digerire dati storici e a replicare comportamenti in borsa senza accorgersi degli altri sviluppi emotivi, politici ed economici: ad esempio, in questo caso, non hanno immediatamente interiorizzato i rischi dell’epidemia di coronavirus sul sitema finanziario mondiale. ” Gli algo trader”, continua il Sole, non si fermano però all’intelligenza artificiale basata unicamente su dati passati. Essi “sfruttano anche il cosiddetto “sentiment”. Vale a dire: usano sistemi neurali semantici per scandagliare l’ umore di fondo degli operatori (e non solo) che si agita in Internet. Diversi studi hanno provato che, ad esempio sfruttando i cinguettii di Twitter, è possibile prevedere sul breve periodo la traiettoria di un titolo”.
L’Hft non può essere la connotazione dominante delle contrattazioni sul lungo periodo in quanto l’accumulazione sistemica di volatilità ha limiti fisiologici a cui deve andare incontro. L’eccesso di ribasso dei titoli, l’armonizzazione tra diverse piattaforme e la risposta politica-economica alla causa della volatilità in borsa rappresentano altrettanti contrappesi all’aumento delle manovre di arbitraggio che mirano a guadagnare sul breve periodo dai differenziali di prezzo. Quel che è certo è che l’Hft pone in essere una forte asimmetria tra gli operatori che possono permettersi di sfruttarlo e quelli a cui tale opportunità non è concessa: nei periodi di turbolenza finanziaria, esso dunque rappresenta un sostanziale fattore di rischio alla stabilità della maggioranza dei partecipanti al gioco borsistico.