L’Italia può vantare nel campo della corsa alla rivoluzione digitale una posizione, come in altri dossier strategici, estremamente complessa: a una sostanziale difficoltà nello sviluppare nel migliore di modi le prospettive sistemiche a livello di base (dalla creazione di competenze a livello accademico alla digitalizzazione delle amministrazioni) l’Italia contrappone punte di eccellenza tecnologica con pochi eguali al mondo, che hanno in accademie e imprese a partecipazione pubblica la loro punta di lancia. E tra le aziende maggiormente attente a studiare le prospettive dell’industria del futuro si segnala senz’altro Leonardo.

L’ex Finmeccanica da tempo ha spinto sul fronte dell’innovazione di frontiera come fattore fondamentale per creare benessere diffuso, occupazione e competitività per il sistema-Paese e sulla governance dei suoi aspetti securitari come fattore di rafforzamento del posizionamento geopolitico dell’Italia. Una strategia a tutto campo che è stata ulteriormente raffinata da quando, a fine 2019, alla guida del dipartimento Innovazione del gruppo di Piazzale Montegrappa è stato chiamato il fisico Roberto Cingolani, chiamato di recente da Mario Draghi a guidare il superministero per la Transizione ecologica.

La visione di Leonardo per le sue scelte industriali nel settore di riferimento della Difesa e dell’aerospazio e per gli investimenti nella frontiera tecnologica si basa su una serie di principi cardine trasversali.

L’innovazione come filiera

In primo luogo, la logica di sistema. Come ha segnalato una settimana fa, prima della nomina al governo, Cingolani in audizione alla Commissione Trasporti di Montecitorio, ha segnalato la necessità di realizzare un’infrastruttura digitale completa, autonoma e resiliente per trasformare nei prossimi anni il Paese in una smart country, da intendersi ““non è una sommatoria di smart city ma qualcosa di più complesso”. Nel mondo contemporaneo, dunque, non si può ragionare per compartimenti stagni quando si parla di innovazione: tecnologie come l’intelligenza artificiale e il 5G, ad esempio, vanno pensati come tecnologie abilitanti al servizio di precisi progetti strategici nel campo dei servizi e dell’industria, non come monadi. E infatti Leonardo, da tempo, perora assieme a Telefonica Uk l’inserimento del 5G nel progetto di caccia Tempest, attraverso strumenti di costruzione integrati che, nota StartMag, “agevolerebbero le capacità produttive della “fabbrica futura” di prossima generazione nella prospettiva della realizzazione di programmi con alti ritmi di attività come il Tempest” favorendo con un’analisi integrata il flusso dei dati sulla produzione e la logistica.

Parimenti, Leonardo sta puntando fortemente a valorizzare il polo lombardo e piemontese del cluster aerospaziale nazionale in modo tale da tenersi vicina alle città in cui si stanno studiando le frontiere più importanti della manifattura più avanzata, Milano e Torino, spingendo fortemente sull’ibridazione di filiera con i poli della meccatronica e la creazione di un ecosistema di subfornitura fortemente innovativo.

In secondo luogo, Leonardo punta fortemente sulla partita del cloud. La produzione massiccia di dati, per una grande corporation come Leonardo, deve andare di pari passo con il possesso di strumenti funzionali a conservarli in sicurezza e a poterli adeguatamente profilare e sfruttare. Parliamo di una partita fondamentale sia a livello italiano che in campo europeo.  Sul primo fronte l’ex Finmeccanica ha annunciato una partnership con Aruba per “una nuova offerta di soluzioni cloud integrate con sistemi di sicurezza gestita per elevate esigenze di affidabilità, prestazioni, sicurezza e garanzia della sovranità del dato”.

Il cloud sovrano

Sul secondo, invece, Leonardo è sponsor attivo del rafforzamento del ruolo italiano nella piattaforma europea Gaia-X, ideata su iniziativa di Germania e Francia per ridimensionare il potere dei giganti del web statunitensi nel campo della gestione dei dati dei cittadini europei. Leonardo, che sul fronte dei contratti per la Difesa ha fortemente puntato sulla pista atlantica partecipando a Tempest e alle iniziative che hanno condotto Roma nel programma Artemis, in questo contesto è favorevole all’autonomia strategica europea, come detto da Cingolani pochi giorni prima del suo passaggio al governo. “Bisogna stare molto attenti all’ingresso dei big del cloud (soprattutto statunitensi) che si alleano a quelle italiane per entrare in Gaia-X”, ha affermato. “Questo rischia di indebolire, soprattutto sulla sovranità del dato sensibile, di indebolire la nostra partecipazione a livello europeo. Bisogna fare una riflessione importante sul cloud nazionale, anche per essere al tavolo europeo di Gaia-X”. Parole di estrema rilevanza, che mostrano un approccio tattico multiforme a seconda dei vari dossier, con Leonardo che anche sul tema dell’Internet via satellite aspetta con forza le politiche industriali che saranno promosse dalla Commissione.

Il supercalcolo come nuova frontiera

Terzo e ultimo punto, Leonardo sta sviluppando in-house la più strategica e rilevante delle infrastrutture digitali, i supercomputer di ultima generazione. A fine 2020 sono state annunciate le potenzialità di davinci-1, il supercomputer dell’ex Finmeccanica installato nella Torre Fiumana di Genova, non lontano da quell’Istituto Italiano di Tecnologia che Cingolani ha, per quasi quindici anni, diretto prima di passare al settore della Difesa. 100 unità di supercalcolo, per una potenza complessiva superiore a 5PFlops – 5 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo – e una capacità di archiviazione di 20 milioni di gigabyte consentiranno avanzamenti nella qualità del data analytics, della manifattura additiva, della creazione di avatar e progetti digitali per lavorare, anche a distanza, sulle più innovative specifiche di cui il gruppo necessita.

Parliamo di un campo in cui l’Italia presenta notevoli eccellenze: nei prossimi mesi si prevede l’entrata in servizio al Cineca di Bologna del supercomputer Leonardo (solo un’omonimia) uno degli otto centri di calcolo del progetto Euro Hpc (high performance computing) con cui Bruxelles intende competere ad armi pari con Stati Uniti e Cina. La macchina è destinata, nota Wired, a creare modelli attraverso “un’infrastruttura strategica per costruire scenari meteorologici attendibili, con cui prevenire il cambiamento climatico; alzare le difese contro le minacce informatiche; proteggere meglio dati sensibili; accelerare la ricerca scientifica e sanitaria”.

La visione di Leonardo è dunque quella di un sistema integrato e capace di comunicare al suo interno attraverso la valorizzazione di competenze, professionalità, obiettivi strategici di lungo termine. La traccia del principale player italiano nella Difesa fornisce un’interessante agenda per riflettere concretamente, oltre facili entusiasmi e semplificazioni, sulla necessità di un’agenda politica per il governo e il sostegno all’innovazione che sappia creare posti di lavoro e sviluppo sul lungo termine, valorizzare il capitale umano e agire a livello di ecosistema. Una chiave di lettura che l’ingresso di figure come Cingolani nel governo può sviluppare, legandola al tema altrettanto fondamentale dell’applicazione delle nuove tecnologie per vincere le fondamentali sfide della transizione energetica e ambientale che con l’innovazione vanno di pari passo.





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