Una nuova strada si sta aprendo. Purtroppo, però, non per tutti. Lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico, gli incendi in Siberia e le inondazioni in Svizzera sono – mai metafora fu più adatta – solo la punta dell’iceberg. Un nuovo mare artico sta schiarendo la sua via: rotte e scenari inediti, flussi commerciali sconosciuti, bacini ittici mai battuti. E di conseguenza è iniziata quelli che in molti hanno soprannominato la “febbre bianca”.
Nello scacchiere geopolitico, i competitor in questa partita al momento sono i soliti noti. Russia e Cina su tutti, poi Usa e infine Europa, utero in affitto di questo embrione bellico. Sono molti, infatti, gli esperti che paventano, a margine di una corsa all’ultimo respiro per colonizzare spazi, territori e mari, lo scoppio di un conflitto tra le varie potenze mondiali, tutte impegnate a garantirsi un piano B in caso le proprie risorse si spegnessero inaspettatamente.
Il Grande Nord del mondo detiene il 40% delle riserve fossili del pianeta e il 20% di tutte le riserve globali, fra cui oro, platino, zinco e terre rare. Il clima sempre più abitabile e la scarna quota di popolazione autoctona, aiuta a decifrare l’algoritmo finale: con il progressivo depauperamento dei territori attuali, la civiltà umana, come in precedenza, andrà alla ricerca di una nuova America dove insediarsi e poter fare il pieno alla macchina industriale. Questo posto è senza dubbio l’Artico.
La prima bandiera in quello che si potrebbe considerare un secondo allunaggio, questa volta, è quella cinese. Pechino ha un ruolo fondamentale negli equilibri mondiali, non a caso, da quando ha deciso di investire sulla terra, e in particolare su quella con ricche risorse nel sottosuolo. Al contrario di Russia e Stati Uniti, la Cina in termini geografici può essere considerata solo uno “Stato quasi-artico”, nonostante gli interessi imprenditoriali messi in campo finora: a connettere Kirkenes e l’Europa sarà una ferrovia che verrà costruita a breve tra la città norvegese e quella finlandese di Rovaniemi, per il trasporto merci e di container dall’Artico verso il Centro Europa, finanziata dal governo di Xi Jinping. Il tunnel sottomarino più lungo del mondo (100 km) sarà scavato dal 2020 sul fondo del Mar Baltico, fra la capitale estone Tallinn e quella finlandese, Helsinki. E chi finanzierà i lavori? Ben 15 miliardi di euro arriveranno da Pechino, mentre più di cento milioni da un’impresa saudita.
Nondimeno, i legami tra gli inuit e il governo cinese sono un campanello di allarme da non sottovalutare. In Groenlandia, su un territorio che per il 90% è ancora del Regno di Danimarca, la Cina si muove liberamente, permettendosi perfino di lanciare provocazioni con l’invito al governo inuit di stabilire sul territorio cinese un’ambasciata permanente.
Pertanto, anche se la potenza demograficamente più avvantaggiata dovrebbe essere la Russia, che negli anni ha spostato pian piano il suo baricentro geopolitico sempre più a nord, collocando risorse militari che adesso formano arsenali, il pallino del gioco è in mano alle finanze orientali. Putin, non senza sforzi, secondo il South China Morning Post, potrebbe cercare un’alleanza con Pechino, attenuando la prigionia nella quale si trova in questo momento: il governo di Mosca ha nei confronti di Pechino un ingente debito richiesto per far fronte alle salate sanzioni Ue. Per gli Stati Uniti l’appetito per il polo artico, invece, è sorto come una specie di ripicca. Trump e Pompeo hanno subito attivato un risveglio muscolare, con minacce e accuse rivolte alla Cina e promesse di azioni perentorie.
Il riscaldamento del clima sta sciogliendo 280 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, tra cui l’imponente permafrost. Tutto questo per la Cina si traduce in più possibilità di estrazione: le compagnie di Stato controllano quattro giacimenti minerari, tra cui uno di zinco nel fiordo di Cjtronen, considerato il più ricco della terra. C’è poi il possedimento in stile Africa di Kvanefjeld, nell’estremo Sud, dove uranio e terre rare – composti usati per la costruzione di missili, smartphone e batterie – non hanno mai visto la mano dell’uomo.
In altre parole, la Cina sta costruendo una colonia in grado di cambiare le fattezze geopolitiche del mondo e affossare il settore trasporti commerciali dell’Europa. Da grande sconfitto, il Vecchio Continente sarà tagliato fuori dal commercio nella sua stessa pancia: praticamente le merci partiranno da Shanghai e arriveranno in Europa senza che questa tocchi palla. Prima di quanto si possa immaginare.