Le task force, ai tempi del coronavirus, non sono una moda solo in Italia. La Francia dalla squadra di Emmannuel Macron per la riapertura ha tratto addirittura il nuovo premier, Jean Castex, mentre proprio una burocrate transalpina di lungo corso ne guiderà una ad hoc sul Recovery Fund.
Celine Gauer, francese, da 25 anni funzionaria degli apparati comunitari e vice segretaria generale della Commissione di Ursula von der Leyen, è stata nominata da quest’ultima, sentita la Germania presidente di turno dell’Ue, a capo del gruppo di lavoro che dovrà gestire i processi di supervisione sull’erogazione dei 750 miliardi di euro di fondi che inizierà nel 2021.
La presidente della Commissione, spiega Il Fatto Quotidiano, “ha puntualizzato che obiettivo dei fondi è non solo quello di favorire la ripresa, ma anche “modernizzare” le economie in linea con le priorità europee, come la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione digitale“. Per questo il gruppo di lavoro guidato dalla Gauer dovrà operare per velocizzare lo scrutinio comunitario sui progetti nazionali e, al contempo, sulle riforme promesse dagli Stati in contropartita. La mossa annacqua l’influenza del controverso “freno d’emergenza” in mano ai singoli governi, ma trasferisce a un apparato esterno all’architettura di potere europea un grande potere di controllo.
La task force sarà operativa dal 16 agosto. Donna per tutte le stagioni, la Gauer ha costruito il suo cursus honorum nel mondo abissale delle istituzioni di governo di Bruxelles, un vero e proprio dinosauro burocratico ove l’ascesa è dettata tanto dalle capacità personali quanto dagli equilibri legati all’influenza del Paese di provenienza. Che per la Francia è, comprensibilmente, notevole.
Mai la Gauer è salita agli onori delle cronache o si è resa protagonista di episodi controversi. La sua figura incarna alla perfezione l’idealtipo del silenzioso burocrate attivo all’ombra del Palazzo Berlaymont, sede della Commissione. Incrociando le informazioni presenti sul sito della Commissione e su quello del think tank Bruegel si apprende della carriera di una funzionaria la cui ascesa è stata graduale e inesorabile, iniziata nel settore della tutela dei consumatori, proseguita per l’antitrust e culminata, dal 2006 in avanti, con una serie di posizioni apicali. Dal 2006 al 2008 la Gauer è stata vicedirettrice dell’Antitrust; dal 2008 al 2018 si è occupata di incarichi direzionali legati alla regolamentazione dei mercati energetici, prima di diventare uno dei principali collaboratori di Jean Claude Juncker e Ursula von der Leyen nel ruolo attualmente ricoperto.
La provenienza dal mondo dell’antitrust non va sottovalutata, in quanto come ha dimostrato la super-commissaria danese Margrethe Vestager il potere di regolamentare il mercato interno e i rapporti tra le aziende è una delle poche facoltà su cui l’Unione riesce ad avere influenza e controllo; dunque l’apparato della Concorrenza tende a selezionare gradualmente i funzionari più abili a muoversi nel sottofondo politico europeo.
La Commissione intende riaccentrare su di sé le funzioni di scrutinio su un programma che gli Stati hanno grandemente evoluto rispetto alla sua proposta originale, e punta a conseguire questo obiettivo rispettando il duopolio franco-tedesco: commissione a guida tedesca, task force a guida francese. Dato che la task force avrà voce in capitolo per organizzare e definire i flussi finanziari del programma, i governi che si appelleranno al Recovery Fund dovranno tener conto di linee guida e prerogative ben definite dalla Commissione. E alle sue spalle dall’asse franco-tedesco: tutto naturale, se pensiamo che sono stati in fin dei conti Angela Merkel e Emmanuel Macron a dare il calcio d’inizio al processo che ha portato a Next Generation Eu. Paesi come l’Italia rischiano di ritrovarsi doppiemente commissariati: ed è per questo che una programmazione strategica degli investimenti da finanziare è, ora più che mai, vitale.
In copertina Celine Gauer. Foto tratta da presidenza dell’Estonia