La guerra in Ucraina continua e una delle sue più temute conseguenze, la crisi alimentare internazionale, non è più solo un caso di studio ma un’opzione plausibile. E a lanciare l’allarme sono istituzioni legate alle Nazioni Unite.
Il direttore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite in Germania, Martin Frick, il 2 giugno ha rilanciato l’allarme per le milioni di tonnellate di grano bloccate in Ucraina a causa del blocco dei porti dall’azione militare russa. Odessa, in particolare, fornisce il grano necessario a sfamare 400 milioni di persone. Il Paese invasore, la Russia, e quello invaso, l’Ucraina, assieme sono decisivi nel mercato di questa preziosa commodity alimentare e coprono una parte consistente delle esportazioni globali di grano (35%). “Ora come ora il discorso non è se ci sarà una crisi alimentare globale, ma quanto questa sarà estesa”, ha dichiarato a marzo alla Bbc Svein Tore Holsether, ad di Yara, colosso dei fertilizzanti. Le parole del funzionario tedesco sembrano confermar questa ipotesi.
Frick ha affermato che circa 4,5 milioni di tonnellate di grano, oggi depositate nei container nei porti ucraini, non possono essere spostati a causa di rotte marittime difficili da gestire. Molte di queste rotte non sono sicure o sono occupate dalle forze d’interdizione della flotta russa. Alcune di esse sono anche state minate, e molti porti risultano inaccessibili. “Nessuna parte del grano può essere utilizzato in questo momento” ed esso è “semplicemente fermo lì”, molto spesso condannato a deperire, secondo quanto ha detto Frick all’agenzia di stampa tedesca Dpa.
L’Ucraina è uno dei principali produttori mondiali di grano oltre ad essere un importante produttore di mais. Circa 30 milioni di tonnellate di mais e circa 25 milioni di tonnellate di grano sono state raccolte nel paese nel 2020, secondo le Nazioni Unite. Molti paesi del Nord Africa, in particolare, dipendono per la loro fornitura di cibo di base dal grano a basso costo proveniente dall’Ucraina. E anche nel Paese, nelle settimane cruciali della semina, la “battaglia del grano” è un bersaglio preciso della guerra lanciata dalla Russia. Proprio nella giornata del 2 maggio in Ucraina un attacco missilistico russo avrebbe distrutto un grande deposito di grano: lo ha denunciato il governatore della regione di Dnipropetrovsk, Valentyn Reznichenko, secondo il quale l’attacco, riportano i media locali, è avvenuto nel distretto di Synelnykove.
Allarme anche nella dirigenza nazionale ucraina per queste mosse. “La Russia vuole bloccare completamente l’economia del nostro Paese con il rischio che si inneschi una crisi alimentare globale”, ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelensky nel corso di una intervista al telegiornale australiano 60 Minutes. “La Russia non permette alle navi di entrare o uscire, sta controllando il Mar Nero”, ha detto Zelensky, che dunque segnala come l’affondamento del Moskva non abbia cambiato sostanzialmente la partita navale nella regione marittima. Intervenuto alla Tv nazionale, nei giorni precedenti il vice ministro dell’Agricoltura Taras Vysotskyi aveva detto di temere la sottrazione da parte russa del quantitativo di grano presente nelle zone occupate, pari a 1,5 milioni di tonnellate, facendo un paragone con il terribile periodo della carestia indotta da Stalin novant’anni fa nel Paese, l’Holodomor.
La partita dell’Ucraina e del suo grano è un’emergenza mondiale, sottolinea in un suo report Coldiretti commentando le parole di Frick, e che riguarda direttamente l’Italia, un Paese che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e dipende dall’Ucraina per il 13% della domanda. Una disruption delle forniture metterebbe a repentaglio la stabilità industriale di molti settori e inciderebbe notevolmente sul carovita.
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Ma la vera bomba rischia di essere quella di una crisi alimentare nei Paesi in via di sviluppo, in grado di protrarsi in tempesta geopolitica come accaduto ai tempi delle Primavere Arabe del 2010-2011. E la Russia vuole usare la battaglia del grano per consolidare la sua forza contrattuale nel settore. Bloccare le esportazioni ucraine può dare spazio alle sue; puntare sulle fertili pianure del Dnepr rafforzare la base agricola del Paese; utilizzare la guerra asimmetrica del blocco all’export aiuta Mosca a far lievitare il prezzo del future sul grano, salito da 796,42 dollari a 1048 dollari al bushel dal 21 febbraio in avanti (+24%), e contribuisce a quell’alimentazione dei forzieri della Russia per il boom delle materie prime di ogni tipo. Una situazione in cui, in mezzo, ci sono i cittadini ucraini e milioni di persone che nei Paesi in via di sviluppo, Nord Africa in testa, nei prossimi mesi rischiano di vedere a rischio gli approvvigionamenti garantiti dal granaio d’Europa. Potenziali perdenti di un versante della guerra che può essere rovinoso per il mondo.