Berlino è in apprensione per l’aumento dei casi di coronavirus nelle ultime giornate: la capitale tedesca rappresenta uno dei più preoccupanti focolai d’infezione nella seconda ondata di Covid-19 che sta interessando la Germania.

In maniera analoga a quanto sta succedendo in altre aree d’Europa, come la Campania in Italia, l’impreparazione di fronte all’eventualità di un boom di contagi si unisce a una generale rilassatezza legata al fatto che il territorio oggetto della corsa dell’epidemia non è stato, nei duri mesi di marzo e aprile, colpito con la medesima virulenza del resto del Paese. Berlino non aveva dovuto nemmeno sperimentare alcuna misura di confinamento durante i primi mesi di lotta della Germania col Covid-19.

Ora, per la prima volta dal 1949, i berlinesi si trovano soggetti a misure di questo tipo: la chiusura di bar e ristoranti dalle 23 alle 6 del mattino, l’imposizione di un limite di dieci persone per gli incontri privati e lo stop alla vendita di alcolici nelle stazioni di rifornimento carburante che restano aperte tutta la notte.

Il governo cittadino, guidato dal socialdemocratico Michael Muller e formato da una coalizione che unisce alla Spd i Verdi e l’estrema sinistra della Linke, ha promosso misure di questo tipo dopo esser andato sotto il fuoco di fila dei maggiori partiti nazionali. Il  premier bavarese Markus Soeder, forte di una efficace gestione della pandemia che lo sta proiettando in rampa di lancio per la corsa alla Cancelleria, al termine di una riunione di gabinetto a Monaco ha sostenuto che “la situazione a Berlino mi preoccupa veramente. Temo che sia sul punto di diventare incontrollabile”. Sotto attacco, nella contestazione dell’operato di Muller, che si era ben comportato in primavera, l’eccessivo lassismo nel cogliere il superamento dei livelli di guardia dell’incedere della pandemia. Il  Nord-Reno Westfalia e la Renania-Palatinato hanno introdotto la quarantena per persone provenienti da quelle aree della città ove i contagi galoppano, tra cui il centralissimo quartiere di Mitte.

Berlino, come Parigi, Madrid, Copenaghen e Praga, è epicentro del contagio nel suo Paese. E ora per la capitale si prefigura l’incubo lockdown mano a mano che cresce la pressione su Angela Merkel per porre in essere misura di valore nazionale. A Berlino due livelli di guardia preoccuapno in particolare: l’incremento dell’indice di replicazione della malattia Rt, che ha abbondantemente superato il valore di 1 che apre alla progressione del contagio e tocca da giorni quote superiori a 1,2, e il numero di contagi per 100mila abitanti in diversi distretti, ampiamente superiore a 50, con picchi del 91,5 nell’affollato e multietncio Neukolln.

A fine agosto la Merkel aveva parlato alla nazione preparando i tedeschi alle sfide dell’autunno: senza allarmismi né minimizzazioni, la Merkel aveva ricordato alla Germania che l’ottobre avrebbe riservato una duplice minaccia. Da un lato il rischio di una nuova crescita dell’epidemia, dall’altro un peggioramento del “contagio economico”. Le conseguenze sociali, politiche, economiche e psicologiche di un nuovo lockdown sarebbero insostenibili, specie per città come Berlino che non possono contare su retroterra industriali e non hanno avuto nemmeno la possibilità di prepararsi all’inevitabile con la prova di fuoco del confinamento primaverile.

In queste giornate, scrive StartMag, “l’agenzia del turismo di Berlino ha annunciato la sospensione delle campagne pubblicitarie per attirare turisti in città. Un ulteriore colpo all’economia cittadina”, il quale “si somma al colpo che si abbatterà di nuovo sul già provato settore della ristorazione”. La scelta tra salute ed economiaè resa ancora più complessa dalla presenza in città di un gran numero di giovani libertari, poco avvezzi al rispetto delle regole e dalla concentrazione di “tutte le manifestazioni politiche e sindacali che convogliano nel quartiere politico manifestanti da tutto il paese (quindi assembramenti)”, potenziali focolai in contesti del genere. Berlino paga la scelta di non aver, nei mesi scorsi, messo in campo dei piani preventivi e ora deve improvvisare una risposta non riuscendo a risolvere il dilemma, tra la borsa e la vita, che in tempi ordinari non richiederebbe un solo secondo di esitazione. Più passano i giorni più appare chiaro che dovrà essere, in ultima istanza, la Cancelliera a prendere a livello nazionale la guida della risposta anti-pandemia.

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