La Turchia e l’Azerbaigian hanno formalmente completato la realizzazione dei rispettivi tratti di competenza del gasdotto Trans-Anatolico (Tanap), un’infrastruttura destinata a trasportare il gas azero verso il Vecchio Continente. Il Tanap attraversa la Turchia da est ad ovest e potrà veicolare un massimo di 16 miliardi di metri cubi di idrocarburi l’anno, di cui 10 spetteranno all’Europa e 6 ad Ankara. La capacità del gasdotto potrà crescere fino a 31 miliardi di metri cubi grazie a nuovi investimenti e l’infrastruttura andrà a connettersi al gasdotto Trans-Adriatico, ancora in costruzione, che trasferirà a sua volta la materia prima ad Italia, Grecia ed Albania. L’azionista di maggioranza del Tanap è la compagnia statale azera denominata Socar (51%) ma anche la compagnia turca Botas ne detiene quote considerevoli (30%).

Un progetto ambizioso

La realizzazione del Tanap è una vittoria strategica per Ankara e Baku: la prima diventa uno snodo importante in ambito energetico, anche grazie al gasdotto TurkStream proveniente dalla Russia, per il Vecchio Continente mentre la seconda potrà esportare il proprio gas verso nuovi mercati e non limitarsi a rifornire Ankara ed Atene. Ci sono, però, dei limiti tecnici: la capacità di trasporto annua di 16 miliardi di metri cubi, infatti, è piuttosto contenuta rispetto alla quantità di gas che Gazprom, la compagnia statale russa, esporta annualmente verso l’Europa e che nel 2018 ha superato i 176 miliardi di metri cubi. L’impatto sul mercato energetico europeo è destinato ad essere, dunque, piuttosto contenuto anche perché la capacità degli altri gasdotti progettati da Mosca, rispettivamente Nord Stream 2 e TurkStream, è di circa 55 e 31miliardi di metri cubi. Per estendersi verso Occidente, inoltre, il Tanap dovrà attendere il completamento del Tap che non è previsto prima della fine del 2020.

Le prospettive

Secondo Ziba Norman, direttore del think tank Transatlantic and Caucasus Institute basato a Londra e le cui parole vengono riportate da Caspian News, il congiungimento di Tap e Tanap avviene in un momento in cui l’Europa sta guardando oltre i suoi abituali fornitori di gas, come ad esempio la Russia. Norman ha anche riferito che le città dell’Unione europea hanno bisogno di energia pulita e il gas naturale fa parte di una transizione energetica indirizzata verso questa direzione.

La questione energetica va inoltre a raccordarsi a quella politica: Bruxelles, infatti, non è in buoni rapporti con Mosca, contro cui ha messo in atto una serie di sanzioni in seguito all’annessione della Crimea nel 2014. Certo le relazioni non sono eccezionali nemmeno con Ankara, che recentemente ha accusato diverse nazioni del Vecchio continente di essere sin troppo passive in merito alla questione dei foreign fighters locali detenuti in Turchia. Non c’è dubbio, però, che i legami energetici e commerciali possano portare, anche per una questione di necessità, all’individuazione di un modus vivendi che possa essere benefico per tutte le parti in causa. Nel solo 2018 gli Stati membri dell’Unione europea hanno importato 401 miliardi di metri cubi di gas, una quantità in crescita dello 0,6% rispetto al 2017 e gli esportatori principali sono stati la Russia e la Norvegia. Il mercato energetico europeo, dunque, continua ad innovarsi grazie alla costruzione ed ai nuovi progetti infrastrutturali provenienti da Est.