Fino a qualche anno fa pochi avrebbero immaginato che l’Algeria sarebbe diventata letteralmente indispensabile per il sostentamento energetico dell’Europa. Riuscendo a cavalcare alla grande il boom delle esportazioni di energia, il Paese nordafricano sta flettendo i muscoli economici nel tentativo di rafforzare l’economia, consolidare il sistema politico e oliare la sua diplomazia.

Algeri, il più grande esportatore di gas naturale dell’Africa, sta capitalizzando al meglio, da un lato, la rivalità tra il blocco occidentale e la Russia, dall’altro la crisi energetica in corso. Una crisi che ha spinto i governi europei a cercare partner alternativi per sostituire le esportazioni di gas e petrolio russo, bloccate da sanzioni e limitazioni in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina.

In uno scenario del genere, la piccola Algeria è diventata grande. Molto più grande di quanto potesse aspettarsi. Basti pensare che, diventata ormai fornitrice vitale di gas per l’Europa, dall’inizio del conflitto Algeri ha raccolto ingenti profitti derivanti dalle esportazioni di energia. L’anno scorso gli introiti hanno superato il tetto dei 50 miliardi di dollari, rispetto ai 34 miliardi del 2021 e ai 20 del 2020. Calcolatrice alla mano, si tratta di un balzo in avanti di 30 miliardi di dollari in più nell’arco di appena due anni.

In generale, l’economia algerina ha continuato a crescere nella prima metà del 2022, guidata dal ritorno della produzione di petrolio ai livelli pre pandemia, dalla ripresa del settore dei servizi e da un’attività agricola più rigorosa. Secondo i dati dell’ultima edizione dell’Algeria Economic Update realizzata dalla Banca Mondiale, la ripresa dovrebbe continuare senza alcun dubbio in tutto il 2023. Dopo essere cresciuto di circa il 59% nei primi sei mesi del 2022, e aver raggiunto il picco a giugno, il prezzo medio delle esportazioni di idrocarburi algerini ha perso circa il 26% nel terzo trimestre del 2022. Tanto è tuttavia bastato all’Algeria per aggiudicarsi un ruolo geopolitico inaspettato e delicato.

Il laboratorio Algeria

L’Algeria si candida a diventare un interessante laboratorio. Il presidente Abdelmadjid Tebboune ha chiesto nel novembre 2022 di entrare a far parte del gruppo Brics delle economie emergenti, insieme a Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.

In un secondo momento, il suo governo ha firmato vari accordi con la Cina relativi alla Belt and Road Initiative su energia, infrastrutture e perfino esplorazione spaziale. A proposito di Pechino, in Algeria, dal 2000 al 2014, il gigante asiatico ha costruito 13 mila chilometri di nuove strade e 3 mila ferrovie, in più a stadi, dighe, porti e raffinerie. Sono inoltre in programma aeroporti, moschee e un porto.

Ci troviamo di fronte ad un classico rapporto win-win. Gli algerini intendono trasformare il loro Paese sfruttando una rivoluzione infrastrutturale – e quindi investendo fondi pubblici per la costruzione di strade e collegamenti, capaci a loro volta di rilanciare l’industria – mentre i cinesi, che hanno tutti i mezzi per realizzare i sogni di Algeri (imprese statali pronte a operare con prezzi imbattibili, puntualità e qualità delle opere) hanno intenzione di espandere la loro influenza nel nord Africa. 

Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune durante il 31esimo vertice della Lega Araba ad Algeri il 2 novembre 2022. Foto: EPA.

È proprio la vicinanza alla Cina, ma soprattutto alla Russia, che ha spinto il governo algerino al centro di numerose polemiche. Come ha sottolineato Foreign Policy, a settembre la deputata del Congresso Usa Lisa McClain ha pubblicato una lettera, firmata da lei insieme ad altri 26 parlamentari e inviata al Segretario di Stato Usa Antony Blinken, nella quale ha fatto presente che le “le crescenti relazioni dell’Algeria con la Russia rappresentano una minaccia per tutte le nazioni del mondo”.

Nella missiva si cita l’acquisto algerino dalla Russia di oltre 7 miliardi di dollari di armi nel corso del 2021, comprensivo di aerei da combattimento russi, incluso il Sukhoi 57. “Gli Stati Uniti devono inviare un messaggio chiaro al mondo che il sostegno a Vladimir Putin e i barbari sforzi bellici del suo regime non saranno tollerati”, hanno scritto i legislatori. Chiaro il messaggio: Washington e i suoi alleati chiedono ai partner di tagliare i legami economici con il Cremlino indipendentemente dai loro interessi sovrani.

Il jolly algerino

Ebbene, l’Algeria non ha alcuna intenzione di farsi rovinare il momento d’oro. È anche per questo motivo che l’Algeria ha cercato di aderire ai Brics: per diversificare le relazioni estere e proteggere le sue crescenti opportunità economiche come esportatore di energia. 

Tornando alla Cina, Pechino è stato il principale esportatore in Algeria dal 2013, sostituendo l’ex potenza coloniale francese. Nel frattempo, la Russia fornisce circa l’80% delle armi dell’Algeria, rendendo Algeri il terzo importatore di armi da Mosca, dopo India e Cina. Come se non bastasse, a novembre Algeri e Mosca hanno tenuto esercitazioni militari congiunte vicino al confine marocchino.

Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha visitato l’Algeria nel maggio 2022. Durante la visita di stato del presidente cinese Xi Jinping in Arabia Saudita il mese scorso, ha incontrato il primo ministro algerino Aymen Benabderrahmane, e i due hanno promesso di rafforzare ulteriormente le relazioni.

“L’Algeria vorrebbe sicuramente entrare a far parte dei Brics. La domanda è se saremo accettati, perché ci sono determinati obblighi. Dobbiamo portare alcuni dei nostri atti legislativi a uno standard comune”, ha dichiarato il mese scorso il governatore di Algeri Mohamed Abdenour Rabehi all’agenzia di stampa statale russa Sputnik.

Sul fronte europeo, poche settimane fa Sonatrach, la compagnia petrolifera statale algerina, e la società tedesca del gas VNG hanno firmato un contratto per la costruzione del primo impianto di idrogeno verde ad Algeri, che produrrà 50 megawatt di elettricità dall’energia solare. 

L’Algeria si sta anche attrezzando per vendere la sua capacità elettrica di riserva all’Europa, spingendo a raddoppiare le esportazioni di gas per raggiungere i 100 miliardi di metri cubi all’anno, rispetto ai 56 miliardi di metri cubi all’anno nel 2022.

Ricordiamo che l’Algeria è un importante produttore di idrocarburi. Il Paese ha fornito circa il 10% delle importazioni di gas dell’Ue nel 2020-2021 (rendendolo la terza fonte di gas straniero, dopo Russia e Norvegia) e circa il 3% delle sue importazioni di petrolio. 

Da quando l’Europa ha cercato di allontanarsi dai combustibili fossili, anche l’energia rinnovabile è diventata un’importante risorsa per l’Algeria. È il decimo paese più grande del mondo e il più grande dell’Africa, con quasi 2,4 milioni di chilometri quadrati di terra e oltre 1.600 km di costa. Il Sahara costituisce gran parte della sua superficie. Questi potrebbero consentire più di 3 mila ore di luce solare annuale. Non a caso, l’Algeria costruirà uno dei più grandi campi solari del mondo.

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