C’è un primo colosso industriale russo che rischia il default secondo i criteri analizzati dalle agenzie di rating. E per l’Occidente non è una buona notizia. Sì, perchè la scelta di Citigroup di sospendere l’incasso della cedola da 12,6 milioni di dollari su un prestito obbligazionario contratto da Severstal, gigante russo dell’acciaio può creare una crisi di fiducia verso il sistema di pagamenti fondato sulle divise occidentali. I soldi non mancano al colosso da otto miliardi di dollari di fatturato che in Italia ha acquisito negli anni scorsi il Gruppo Lucchini: “Citigroup che svolge il ruolo di “paying agent” per il pagamento della cedola, ha bloccato il denaro chiedendo a Severstal di ottenere l’autorizzazione dell’U.S. Office of Foreign Assets Control”, nota Il Sole 24 Ore.

Quest’ultima istituzione è “l’emanazione del Dipartimento del Tesoro” di Washington, incaricata di “applicare e di dare seguito pratico alle sanzioni. Il punto è che Severstal – come si evince dallo stesso sito della U.S. Office of Foreign Assets Control – non è tra le aziende russe sanzionate dagli Stati Uniti” e questo rischia di creare un grosso imbarazzo: Severstal ha dato esplicita volontà di voler onorare in dollari il suo debito, ha predisposto il pagamento e avviato l’iter, muovendosi evidentemente senza esser stata espulsa dai circuiti Swift. Ma Citigroup ha bloccato l’operazione più per motivazioni politiche che per ragioni economiche, e questo rischia di mandare dagli Usa un messaggio negativo sulla fiducia nei confronti delle obbligazioni contratte in dollari. Dalla Cina all’India, dalla Turchia all’America Latina, molti attori pubblici e privati avranno preso buona nota: c’è il rischio che unicamente perché un’obbligazione è denominata in dollari essa rischi il congelamento di fatto anche in assenza di sanzioni ufficiali colpenti tale attore. E questo minaccia la credibilità del dollaro come valuta di riserva.

“Questa è una situazione straordinaria per noi”, ha spiegato in un comunicato Alexander Shevelev, amministratore delegato di Severstal. “Continuiamo – aggiunge – le consultazioni con i partner e facciamo il nostro meglio per garantire che gli obbligazionisti ricevano i fondi in conformità con i termini dell’emissione obbligazionaria. Spero che questa ingiustizia sarà risolta presto e che i diritti degli obbligazionisti siano rispettati”. Severstal è tra i venti gruppi siderurgici più grandi al mondo e in quest’ottica un suo default di fatto colpirebbe duramente il mercato, ma la situazione è comprensibile in forma più sistemica analizzando la sovrapposizione tra partita finanziaria e politica delle sanzioni, dinamiche industriali e contesto di guerra economica tra Russia e Occidente.



In primo luogo, Severstal, che risulta fornitrice anche della Difesa russa, a febbraio  ha annunciato il blocco delle consegne in Europa contribuendo al boom dell’acciaio che la guerra in Ucraina ha incentivato. Tag43 ricorda che “le consegne in Europa sono in media di circa 2,5 milioni di tonnellate di acciaio all’anno e rappresentano circa un terzo del fatturato totale dell’azienda”. La manovra protezionistica, oltre che a favorire l’approvvigionamento interno, ha colpito duramente le manifatture europee, tanto che Paesi come l’Italia hanno dovuto pensare a contromosse per evitare di restare a corto di rottami ferrosi.

In secondo luogo, non bisogna dimenticare chi è il patron di Severstal: Alexei Mordashov, uno degli uomini più ricchi di Russia, colui che ha favorito l’espansione internazionale del gruppo (che ha riventuo le acciaierie di Piombino a un consorzio indiano dopo averle lasciate in un mare di debiti) e che nelle scorse settimane è stato tra gli oligarchi a cui maggiormente Usa e Ue hanno dato la caccia. A inizio marzo la Guardia di Finanza ha sequestrato nel porto di Imperia, in Liguria, “Lady M”, il super-yacht di Mordashov dal valore di 65 milioni di euro. L’attenzione particolare della politica e della finanza Usa per gli oligarchi rientra nella strategia di minare alle basi il sistema di potere di Vladimir Putin aumentando il costo della guerra in Ucraina per il cerchio magico di oligarchi che lo circonda.

Dunque la mossa contro Severstal ha senso più se viene letta nel quadro della guerra economica e ibrida mossa dall’Occidente a guida Usa a Vladimir Putin piuttosto che come manovra tecnica. In ogni caso parliamo di una strategia che presenta dei rischi: per minare il potere del Cremlino gli Usa sono pronti a muovere da oggettiva ad arbitraria, anche esplicitamente, la governance del dollaro. Si tratta di un passo a cui sono veramente pronti? La risposta si capirà solo guardando a quanti casi Severstal dovremo affrontare.

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