La Corte Suprema Usa ha cancellato oggi la sentenza Roe vs Wade, che dal 1973 garantisce su scala federale la facoltà per le donne incinte di praticare l’aborto. I sei giudici conservatori vicini al Partito Repubblicano hanno votato a favore del superamento della Roe vs Wade, i tre progressisti orientati vicini al Partito Democratico invece si sono espressi contro.
La Corte Suprema ha stabilito che non esiste alcun diritto costituzionalmente garantito all’aborto negli Stati Uniti, dove manca una legge ad hoc a quasi mezzo secolo dalla sentenza del 1973 che garantì una facoltà mai normata da una legge di carattere nazionale. La Roe vs Wade impediva a qualsiasi Stato federale di promuovere leggi capaci di abolire sul suo territorio l’interruzione di gravidenza, demandando ai singoli membri dell’Unione la decisione sulle leggi da promuovere in forma più o meno restrittiva.
La sentenza della corte è arrivata nel caso cruciale Dobbs vs Jackson Women’s Health Organization, in cui l’ultima clinica per aborti nel Mississippi si è opposta agli sforzi dello stato dell’America profonda di vietare l’interruzione delle gravidanze dopo 15 settimane e di rovesciare Roe, risultando sconfitta nel processo.
Esultano i pro-life americani. Jeanne Mancini, presidentessa dell’associazione March for Life, ha dichiarato: “Gli americani supportano la vita! Oggi, la capacità di determinare se e quando limitare l’aborto è stata restituita al popolo americano che ha tutto il diritto di emanare leggi come quella del Mississippi che proteggono le madri e i bambini non ancora nati dopo 15 settimane – quando hanno il naso completamente formato, possono succhiarsi il pollice e sentire dolore”. Critico invece l’ex presidente Barack Obama che parla di una decisione in grado di “mettere a repentaglio la sicurezza di milioni di donne”.
Precisiamo che la mossa della Corte Suprema non impedisce, dall’oggi al domani, l’aborto negli States. Fa cadere però il freno politico che molti Stati, soprattutto conservatori, hanno avuto a promuovere leggi sempre più restrittive o financo abolizioniste in materia. “L’inversione dell’opinione del 1973”, nota il Guardian, “consentirà nuovamente ai singoli soggetti federali degli Stati Uniti di vietare l’aborto. Almeno 26 Stati”, tutti a guida repubblicana, “dovrebbero farlo immediatamente o non appena possibile.
La versione della decisionè della Corte è stata anticipata a maggio da diversi siti e sarebbe stata redatta dal giudice conservatore Alito, il quale avrebbe normato la questione in termini giurisprudenziali. I precedenti in tema di aborto della Corte erano definiti “evidentemente sbagliati” perché la Corte si è arrogata in passato la facoltà di un diritto non contenuto nella Costituzione.
Abolendo la Roe vs Wade la Corte impone un principio chiaro: questi diritti non esistono in forma “negativa” ma sussistono solo per creazione positiva di una legge, dunque sul tema si deve pronunciare il Congresso con propria legge o la Camera e il Senato dei singoli Stati. Non è ritenuto dunque possibile demandare la decisione a giudici di grande influenza ma privi di legittimazione democratica. “L’argomento democratico, prima ancora di quello morale”, notava ai tempi Il Sole 24 Ore, era il perno su cui si costruiva la destrutturazione della Roe vs Wade chiesta da tempo dai conservatori in nome della libertà di scelta..
Se le motivazioni circolate a maggio saranno confermate, come lo è stata l’indiscrezione sul voto, si tratterebbe di un passaggio storico nella dialettica politica e nelle guerre culturali che dividono un’America sempre più profondamente spaccata. Con le Midterm alle porte, il presidente Joe Biden lo ha già annunciato, il Partito Democratico è pronto a incamminarsi sulla battaglia dell’aborto per sfidare i Repubblicani, genericamente più appiattiti sulla posizione conservatrice cara a Donald Trump. E la sentenza della Corte potrà in futuro trincerare ulteriormente l’opinione pubblica di un Paese spaccato su questioni fondamentali come l’aborto.