Il popolo yemenita è disposto a tutto pur di sopravvivere. La guerra, che si protrae ininterrottamente da quasi quattro anni, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la mancanza di mezzi di sostentamento stanno costringendo il popolo yemenita ad adottare misure disperate per riuscire a sopravvivere.Il matrimonio delle figlie in cambio di ciboNel governatorato di Amran, nel territorio centro-occidentale dello Yemen, ad esempio, le famiglie hanno dato in sposa le figlie – tra cui una bambina di soli tre anni – per poter comprare del cibo e garantirsi un riparo sulla testa.Oxfam, promotore di una campagna per rispondere all’emergenza umanitaria che vive il Paese, ha raccolto le testimonianze di numerose famiglie yemenite. Tra queste, vi è la storia di Hanan, una bambina di nove anni, costretta a lasciare la scuola dopo aver contratto matrimonio.

Benché giovanissime, alle spose bambine non sono risparmiate le incombenze famigliari. Sono anzi costrette a comportarsi come mogli, svolgendo anche i lavori domestici nella casa del marito. “Mia suocera continuava a picchiarmi. Sono scappata e sono tornata a casa di mio padre, ma quando lui mi ha visto mi ha picchiato per essere scappata” – racconta Hanan – “Non voglio essere sposata. Voglio solo tornare a scuola”.Anche la sorella di Hanan, Sahar, di soli tre anni, è già stata data in sposa. Sagheer, il padre delle due bambine, ha altri 11 figli ed è senza lavoro. I genitori di Hanan e Sahar, intervistati da Oxfam, sono perfettamente consapevoli che tuttociò è sbagliato, ma affermano di non aver avuto altra scelta. La dote ricevuta era l’unico modo che avevano per salvare il resto della famiglia.Le famiglie yemenite possono essere composte anche da quindici persone, tra le quali anziani, che hanno bisogno di cure mediche, aumentando le spese familiari. Le spese mediche sono il motivo che ha costretto Malak, tredici anni, a sposarsi: il fratello, Shadi, di soli cinque anni, ha perso una gamba e ha bisogno di una protesi.

Malak e sua madre hanno affermato che non avrebbero accettato il matrimonio in giovane età se non fosse stato necessario. Tuttavia, la famiglia vive in un campo profughi, in condizioni economiche disastrose: anche in questo caso, non avevano scelta.Uno Stato in crisiLo Yemen è uno Stato in profonda crisi. In quasi quattro anni di guerra, le sue infrastrutture sono state duramente colpite e il suo popolo impoverito dagli scontri e dalle malattie. La situazione è resa ancora più grave dalle epidemie di difterite e di colera che si sono diffuse nel Paese.L’inizio della guerra civile risale al 21 marzo 2015. Nel conflitto si contrappongono due fazioni che rivendicano la legittimità al potere: i ribelli Houthi, un gruppo zaidita sciita, e le forze del governo del presidente Rabbo Mansour Hadi, deposto con un colpo di stato il 22 gennaio 2015, ma tuttora riconosciuto dalla comunità internazionale.In sostegno del presidente Hadi, il 26 marzo 2015, è intervenuta nel conflitto la coalizione araba a guida saudita, composta da Arabia Saudita, Bahrein, Egitto, Kuwait, Sudan ed Emirati Arabi Uniti. Gli Houthi, invece, sarebbero sostenuti dall’Iran, che invierebbe segretamente rifornimenti e armi ai ribelli. La coalizione a guida saudita e l’Iran mirano a stabilire il proprio controllo nel Paese, ampliando così l’influenza sunnita o sciita nella regione.La situazione dello Yemen è stata definita dalle Nazioni Unite “la più grave crisi umanitaria a livello mondiale”. Secondo i dati forniti dall’Onu, le vittime del conflitto sarebbero circa 10mila e più del 75% della popolazione yemenita, ovvero 22 milioni di persone, necessitano di aiuti umanitari. Di queste, circa 10 milioni sarebbero sull’orlo della carestia.La guerra ha drammaticamente colpito la popolazione civile, in particolare i bambini. Secondo i dati diffusi da Save the Children, “120 mila bambini rischiano di morire di fame a causa del protrarsi degli scontri e dell’impossibilità di accedere a beni essenziali e medicine […]”, con una stima di “1,5 milioni di minori in più che nel 2019, rispetto all’anno precedente, avranno bisogno di assistenza umanitaria urgente”.

Le spose bambine dello YemenLa pratica delle spose bambine non è nuova in Yemen. Il fenomeno era diffuso anche prima dello scoppio della guerra civile. Già nel dicembre 2011, Human Rights Watch aveva denunciato la portata di questa pratica. Stando aidati di un sondaggio, condotto dal governo yemenita e dall’Unicef, nel 2006 il 14 percento delle bambine yemenite si era sposato sotto i quindici anni, mente il 52 per cento prima di aver compiuto il diciottesimo anno d’età.La pratica di concedere l’autorizzazione per le nozze ai minori di 18 anni costituisce una violazione dei diritti dei minori, stabiliti dalla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, del 20 novembre 1989. Lo Yemen è parte di numerosi trattati e convenzioni internazionali che proibiscono il matrimonio precoce, tra i quali anche la Convenzione sui diritti dell’infanzia.Tuttavia, nel 1999, il Parlamento yemenita, adducendo motivazioni religiose, ha abolito l’articolo 15 della “Legge sullo Status personale yemenita”, che stabiliva a quindici anni l’età minima per il matrimonio di femmine e maschi. L’unica garanzia conservata sarebbe il divieto di consumare il matrimonio prima che le ragazze abbiano raggiunto la pubertà.Negli ultimi quattro anni, le condizioni disperate in cui versa il popolo yemenita hanno incrementato il fenomeno delle spose bambine, divenendo l’unico modo per le famiglie di ottenere i mezzi per sopravvivere.Non solo: il protrarsi dei combattimenti ha costretto molte famiglie a trasferirsi in zone isolate, dove mancano anche le infrastrutture di base, come scuole, centri sanitari o impianti idrici. Molte di loro vivono in piccole tende o case di fango, che non costituiscono un vero riparo contro le intemperie. La mancanza di lavoro e di un salario costringono le famiglie a saltare i pasti, contrarre debiti per comprare cibo o mendicare.