Gauri Kumari Bayak trascorreva le sue giornate nei campi a raccogliere erba e legna da ardere. E questa è l’ultima immagine che hanno di lei. Poco prima di morire dormiva fuori in una capanna al freddo. Era considerata impura perché aveva le mestruazioni. Da quella capanna non è più uscita. Bayak è una delle tante vittime di un’antica tradizione indù praticata in Nepal secondo cui le donne durante il ciclo sono impure e devono essere bandite dalla casa di famiglia. È stata trovata morta probabilmente asfissiata dal fuoco che aveva acceso all’interno per scaldarsi.

In Nepal, uno dei Paesi più poveri dell’Asia, dozzine di donne sono morte negli ultimi anni a causa di questa tradizione. Ong e attivisti si oppongono ma con scarsi risultati. Le donne mestruate spesso dormono fuori con mucche e capre in capanne di paglia. Molte di loro sono state violentate da intrusi o morte dal freddo o da altre cause naturali. La pratica è chiamata chhaupadi, che in nepalese significa “presagio dell’albero”. La stragrande maggioranza della popolazione del Nepal è indù e segue queste credenze. Una donna impura se entrasse in un tempio lo inquinerebbe, se mangiasse il cibo con la famiglia tutti si ammalerebbero, se toccasse un albero, quell’albero non darebbe più frutti.

Ma il rito del chhaupadi è solo una delle pratiche che violano i diritti più elementari delle donne in Nepal. La società nepalese è fortemente patriarcale. Le donne vivono in una condizione di inferiorità rispetto agli uomini. Passano dall’autorità del padre a quella del marito. I loro doveri sono definiti dalla classe sociale, dalla casta di appartenenza e dalle tradizioni. Un esempio è l’attribuzione della cittadinanza. Una donna diventa cittadina solo se il padre o il marito lo autorizzano. Secondo la giornalista Marie Dorigny il 99% degli uomini ritiene che le donne debbano obbedire a loro, e il 66% delle donne nepalesi si dichiarano vittime di violenza fisica o verbale.

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Il Nepal è uno dei paesi più poveri al mondo. Si posizione al 157esimo posto su 187 paesi secondo un indicatore dello sviluppo delle società. La sua economia è debole anche perché scossa da una decennale guerra civile. Manca una vera stabilità politica. E sono radicate ancora credenze antichissime come quelle sulla stregoneria. Ogni donna sospettata di stregoneria viene condannata a morte. La più frequente causa di morte delle donne tra i 15 e i 49 anni è il suicidio. Unica via di fuga per una vita condannata all’isolamento.

L’economia del Nepal è incentrata sull’agricoltura. Ed è qui che la donna svolge ancora il suo ruolo tradizionale. Si occupa delle faccende domestiche. Va a prendere l’acqua, il mangime per gli animali e fa lavori agricoli. La sua posizione sociale dipende da quella del marito e dei suoi genitori. Le donne invece di una classe più agiata hanno cameriere che si occupano della maggior parte delle faccende domestiche. Anche l’educazione è fortemente influenzata dalla classe di appartenenza. Secondo le statistiche nazionali il tasso di alfabetizzazione delle donne è del 30% mentre il tasso di alfabetizzazione degli uomini supera il 66%, e ancora più basso è il tasso delle donne che hanno istruzione superiore, solo il 24%. Se una famiglia ha la possibilità di mandare uno dei suoi figli a una scuola privata, è quasi certamente un ragazzo e non una ragazza. I ragazzi sono incoraggiati a dire la loro opinione e ad ottenere una istruzione superiore e un buon impiego, mentre alle ragazze viene detto di essere sottomesse, di fare ciò che vogliono i loro genitori, o tutori. Alle adolescenti viene detto di pensare esclusivamente al loro futuro matrimonio.

In Nepal è ancora diffusa la tradizione secondo cui la donna che si sposa deve portare con sé la dote, anche se il sistema è stato vietato, l’usanza è difficile da scardinare. Il matrimonio di minorenni è anche comune in Nepal. La causa della pratica spesso è la povertà. Questi matrimoni che comportano gravidanza in giovane età comportano spesso problemi di salute e psicologici. Le vedove minorenni invece sono viste come streghe e sono costrette a pentirsi per i loro presunti peccati e condannate ad indossare per tutta la vita abiti bianchi. Il Nepal è tra i primi 10 paesi con i più alti tassi di matrimoni precoci.

Un’altra piaga è la violenza di genere, una tendenza in vertiginoso aumento. Le donne sono costrette a tollerare la violenza domestica perché non sono autosufficienti. Non hanno diritti sulla proprietà dei genitori, non hanno opportunità di lavoro, e sono costrette perciò a sopportare in silenzio la violenza. Non devono mai rifiutare le richieste dei loro partner, nel caso vi si oppongano vengono punite dal marito. Secondo la legge nepalese una donna ha subito abusi domestici solo se è stata vittima di rapporti sessuali forzati. Il più delle volte le donne non denunciano quanto loro è accaduto e se lo fanno non ne consegue una punizione di chi ha perpetrato l’abuso. Secondo uno studio circa il 51,9% delle donne ha confessato di aver subito qualche forma di violenza nel corso della propria vita, sia emotiva che fisica. Il 25,3% ha specificato di aver subito violenze fisiche e il 46,2% ha ammesso di essere stata vittima di violenza sessuale.

Nella parte terza della Costituzione del Nepal, quando si parla dei diritti e dei doveri fondamentali, l’articolo 18 fa riferimento al “Diritto all’eguaglianza”. Tuttavia questo diritto è limitato solo alla carta su cui è scritto. L’urgenza di agire contro la violenza delle donne in Nepal continua ad aumentare. Nel paese viene segnalata una media di tre stupri al giorno.

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