Mentre in questi giorni nel mondo occidentale si è tutti in procinto di farsi trovare preparati per la Festa della donna, a livello mondiale c’è davvero ben poco da festeggiare. Stando all’ultimo rapporto redatto dalle autorità del Kenya e riportate da Nation, nel Paese circa un quinto delle ragazze di età inferiore ai 19 anni avrebbe già contratto almeno una gravidanza, venendo di fatte private del proprio diritto alla giovinezza.

Kenya: povertà e stupri alla base della tragedia

Sono principalmente due le cause che provocano il fenomeno, per nulla in discesa negli ultimi anni: l’altissima percentuale di stupri che subiscono le donne del Paese africano e le promesse di una vita migliore per sfuggire alla povertà. Non è casuale il fatto che il dato sia maggiore proprio nelle regioni vessate dalla maggiore crisi economica, con il picco raggiunto nella contea di Narok dove i dati si assestano al doppio della media nazionale.

Mentre la maggioranza delle madri bambine diviene tale tra i 15 ed i 19 anni di età, non è raro che anche ragazze di età inferiore subiscano lo stesso destino, che contribuisce ad alimentare l’estrema povertà della popolazione del Kenya. Molto spesso vittime di stupro, non soltanto nel nucleo familiare le possibilità di sfamare una bocca aggiuntiva sono assenti, ma tante volte le vittime vengono persino allontanate dalla stessa famiglia, per non causare vergogna. E quale vita si prospetta a una persona che ha ricevuto tale trattamento, se non fatta di ulteriori soprusi?

Una tragedia africana

In tutto il mondo sono presenti ragazze che sono diventate già madri in giovane età. Tuttavia, determinate regione dell’Asia – come il Pakistan, l’India e il Bangladesh – e la quasi totalità dell’Africa più profonda sono particolarmente vessate dal fenomeno. E con cifre che si avvicinano ai picchi raggiunti nel Kenya, la situazione appare quanto mai ingestibile e principale causa della mortalità infantile dei neonati che non possono o vogliono essere mantenuti e della stessa alta percentuale di mortalità delle madri.

Povertà, fame, morte. Non sono cavalieri dell’apocalisse: è la vita quotidiana di un decimo della popolazione dell’Africa e di un quinto del genere femminile, che nel 2020 ancora subisce comportamenti che si sarebbero dovuti già cancellare decenni addietro. Tuttavia, non abbastanza è stato fatto dalle istituzioni: non soltanto in fase di controllo e di condanna ma soprattutto di prevenzione, educando a differenti abitudini che contribuirebbero in modo essenziale al limitarsi del fenomeno.

Per quanto ancora potremmo star fermi ad osservare?

la fine del 2019 e l’inizio del 2020 hanno segnato marce a livello mondiale per l’autodeterminazione femminile, in una delle più grandi ondate all’unisono dallo scorso secolo. Mentre da un lato questo fattore potrà contribuire in modo pregnante al migliorare della situazione, dall’altra evidenzia come ancora ci siano problematiche non sono mai state adeguatamente affrontate. Messico, Cile, Colombia e India ci ricordano inoltre come il pensiero non debba essere rivolto soltanto alle donne dell’Africa, bensì vada esteso a livello mondiale.

Nel nostro Occidente, oltre un secolo di progresso sul piano dell’eguaglianza sociale non è ancora riuscito a livellare i salari o a garantire gli stessi identici diritti ad entrambi i sessi. In buona parte del mondo in via di sviluppo, le battaglie degli ultimi anni hanno contribuito a migliorare il piano legislativo, lasciando però ancora inalterati i comportamenti privati della popolazione. In altri – come nel caso dell’Africa e di parte del mondo musulmano – le donne sono ancora considerate quasi alla pari di un oggetto che possa essere detenuto, ed utilizzato a piacimento.

Su questo piano, è proprio compito del mondo Occidentale in quanto portatore del valore adoperarsi per far si che i più basilari diritti vengano rispettati; in assenza di questa spinta, un miglioramento delle situazioni e quanto mai difficile. Tutto questo, nella speranza che in Africa non ci sia una bambina ogni cinque donne ad affrontare una gravidanza.





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