Strappate alle bambole, ai libri di scuola, alla spensieratezza dell’infanzia: ogni anno, nel mondo, 15 milioni di bambine e ragazze con meno di 18 anni sono costrette a diventare adulte prima del tempo, sposando uomini molto più grandi di loro. Sono i dati contenuti in un dossier di Terres des Hommes, presentato martedì, alla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso, nella Sala Capitolare del Convento di Santa Maria sopra Minerva, a Roma, in occasione della giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, istituita nel 2012 dalle Nazioni Unite.

Una sposa bambina ogni 2 secondi

Ogni due secondi, secondo lo studio dell’associazione, sul nostro pianeta, si celebra un matrimonio forzato, con conseguenze tragiche per la vita e la salute delle baby spose. Non solo la sofferenza atroce nel vedere i propri sogni sbriciolarsi sotto il peso di un destino segnato. Oltre all’aspetto psicologico c’è anche quello della salute fisica. Circa 70mila bambine e ragazze, infatti, muoiono ogni anno a causa del parto e delle complicazioni associate alle gravidanze precoci. Nel 2016 sono state 21 milioni le gravidanze tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni nei Paesi del Sud del mondo, circa metà delle quali non desiderate. Una pratica, quella dei matrimoni forzati che nuoce, inoltre, non soltanto alle vittime ma all’intera società. I dati evidenziati da un recente studio della Banca Mondiale, infatti, parlano chiaro: se questa pratica scomparisse entro il 2030 si risparmierebbero 566 miliardi di dollari grazie alla riduzione delle spese legate al welfare.

Un fenomeno in crescita nel nostro Paese

Ma il fenomeno non sembra destinato a ridimensionarsi. Al contrario, nel nostro Paese le baby spose sembrano essere sempre di più. “I matrimoni delle bambine stanno aumentando, specialmente tra i rifugiati, in particolare nella comunità siriana: è la loro scommessa per garantire protezione e sicurezza economica alle bambine”, ha denunciato ieri in un intervento in aula alla Camera la deputata socialista Pia Locatelli. Questa pratica, infatti, diffusa principalmente negli Stati dell’Africa sub-sahariana e in quelli dell’Asia meridionale, si è radicata anche nel Vicino Oriente. Quello della diffusione dei matrimoni precoci rappresenta, quindi, uno degli aspetti negativi connessi ai flussi migratori. Tanto che in alcuni Paesi, come la Danimarca, all’inizio di quest’anno è stato necessario mettere a punto un disegno di legge specifico per contrastare il fenomeno dei matrimoni con minori all’interno dei campi profughi del Paese e per vietare “il riconoscimento legale dei matrimoni contratti all’estero fra minori”.

Una giornata per difendere il loro futuro

Ma quella dei matrimoni forzati è solo una delle tante violazioni dei diritti che milioni di bambine e ragazze subiscono a livello globale. A questa pratica va aggiunta quella delle mutilazioni genitali e quelle legate ai conflitti e al traffico di esseri umani. Secondo i dati diffusi da Terres des Hommes, infatti, sarebbero circa 100mila le bambine soldato. Sono ragazze sotto i 18 anni anche il 20% dei 2,4 milioni di persone vittime di tratta. Per contrastare il fenomeno, legato in molte aeree del pianeta a povertà ed analfabetismo, l’associazione punta a sensibilizzare le famiglie sul tema e ad ostacolare l’abbandono della scuola per posticipare il più possibile i matrimoni. Sono tante le iniziative organizzate nel nostro Paese e nel mondo in occasione della giornata internazionale delle bambine. Roma sarà uno dei cento comuni italiani a celebrare la ricorrenza con lo striscione arancione di Terres des Hommes che verrà esposto in piazza del Campidoglio per sensibilizzare la cittadinanza sul tema e “stimolare la diffusione di una cultura del rispetto e della prevenzione della violenza e della discriminazione di genere”. Sempre nella giornata di mercoledì, in una conferenza stampa promossa al Senato dalla senatrice di Area Popolare, Fabiola Anitori, si discuterà di “tutela del lavoro dei bambini e degli adolescenti nel settore dello spettacolo ed in particolare del fenomeno delle baby-modelle come anticamera dello sfruttamento”. Si intitola Empower Girls, infine, l’iniziativa dell’Unicef per attirare l’attenzione sul tema dei diritti negati per milioni di bambine e ragazze nel mondo, in occasione della giornata internazionale promossa dall’Onu.

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