Gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia hanno dichiarato che inizieranno a collaborare per lo sviluppo congiunto di sistemi missilistici ipersonici e relativa capacità di difesa, per cercare di colmare il divario che li separa da Russia e Cina, che già dispongono di vettori utilizzanti questa tecnologia definita dai militari “dirompente”.

I tre Paesi lavoreranno sull’ipersonico nel quadro dell’espansione della loro recente alleanza di difesa AUKUS, che consiste principalmente nell’equipaggiare l’Australia con sottomarini a propulsione nucleare per contrastare il crescente peso militare della Cina.

In una dichiarazione, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro britannico Boris Johnson e il primo ministro australiano Scott Morrison, hanno promesso “una nuova cooperazione trilaterale su ipersonici e contro-ipersonici e capacità di guerra elettronica”.

Australia e Stati Uniti avevano già in essere una collaborazione sull’ipersonico: Canberra ha contribuito significativamente alla ricerca e sviluppo per questi vettori già nel periodo 2007/2018 quando è stato formalizzato il programma HIFIRE (Hypersonic International Flight Research Experimentation) che ha portato a un test, coronato da successo, nel 2017 di un HGV (Hypersonic Glide Vehicle) capace di velocità comprese tra Mach 6 e Mach 8, mentre precedenti esperimenti hanno riguardato la propulsione scramjet, ovvero capace di spingere un missile a velocità ipersoniche.

Qualsiasi oggetto in grado di sviluppare velocità superiori a cinque volte la velocità del suono (Mach 5) viene considerato ipersonico, e attualmente esistono due grandi famiglie di vettori in grado di raggiungerle: i missili da crociera, come il russo 3M22 Zircon in fase avanzata di collaudo, e i vettori balistici che a loro volta possono essere divisi tra “semplici”, come il KH-47M2 Kinzhal, o veicoli di rientro plananti (i già citati HGV) come il sistema russo Avangard o il cinese DF-17. Gli HGV sono considerati un sistema “dirompente” in quanto per il loro profilo di volo, più basso rispetto a quello dei classici vettori balistici, e capacità di manovrare ad altissime velocità, mettono in crisi l’attuale sistema di scoperta, tracciamento e intercettazione delle difese antimissile.

Nel 2020 l’Australia ha rilanciato la sua attività per l’ipersonico, congiuntamente con gli Stati Uniti, col programma SCIFIRE (Southern Cross Integrated Flight Research Experiment). L’obiettivo è la creazione di una piattaforma da crociera ipersonica lanciata dall’aria in grado di eludere le difese aeree nemiche attraverso la velocità e una traiettoria imprevedibile, oltrepassando così le tradizionali difese e relativi sistemi di tracciamento e puntamento. Secondo il Dipartimento della Difesa USA, il programma coinvolge la U.S. Air Force, U.S. Navy, la Royal Australian Air Force (RAAF) e l’Australian Defence Science and Technology Group.

La piattaforma SCIFIRE sarà alimentata da un motore scramjet a “respirazione d’aria” (air breathing) che lo renderà compatibile velocità uguali o superiori a Mach 5, ed il nuovo missile sarà progettato per essere trasportato dagli l’F/A-18F Super Hornet, l’EA-18G Growler e l’F-35A Lightning II insieme al P-8A Poseidon, tutti velivoli in forza alla RAAF. Canberra si è impegnata a investire nel programma di ricerca tra i 6,2 miliardi e i 9,3 miliardi di dollari australiani (4,7/7 miliardi di dollari USA).



C’è una lunga storia di ricerca ipersonica in Australia, che risale agli anni ’60. L’università del Queensland ha effettuato ricerche nel campo ipersonico e sui motori scramjet che sono stati testati in volo sino a velocità di Mach 9,5 nell’ambito del programma HyShot, attivo tra il 1998 e il 2006. Quel programma si è poi evoluto nel programma HIFIRE, con la collaborazione anche della Defense Science and Technology Organization (ora DST Group) e Boeing.

Quando HIFIRE è stato chiuso, nel 2018, DST Group e l’università del Queensland hanno continuato il lavoro su scramjet e sistemi di propulsione alternativa. Inoltre, il gruppo DST ha iniziato a lavorare con le sue controparti americane in armi classificate e contromisure. L’università australiana ospita anche il Center for Hypersonics, che ha un programma di ricerca attivo con contributi di ricercatori provenienti da università australiane e internazionali e da partner del settore, tra cui Boeing e BAE Systems. Il lavoro del centro è più incentrato sui materiali, sui combustibili per motori scramjet e altre applicazioni concettuali operative riguardanti la messa in orbita di satelliti nonché attività riguardanti l’intelligence, la sorveglianza e la ricognizione.

Una propaggine del lavoro condotto dall’univerisità del Queensland è una start-up commerciale chiamata Hypersonix, che investe nella ricerca sugli scramjet, compresi combustibili, materiali e produzione di componenti, e si sta posizionando come un futuro fornitore di servizi ipersonici boost-to-orbit. Tra la Difesa australiana e i gruppi universitari, il Paese ha una serie di strutture di test ipersoniche come una galleria del vento, a Woomera, capace di raggiungere velocità di Mach 30. L’attuale struttura della galleria del vento disponibile per la ricerca ipersonica è adeguata per le attività di ricerca di base, ma inizia a mostrare una certa anzianità, e la sua capacità non si adatta bene a un gran numero di applicazioni riguardante l’attività di ricerca e sviluppo nel campo ipersonico.

L’accordo trinazionale AUKUS ha quindi ridato nuova linfa alla ricerca ipersonica australiana che così potrà affiancarsi in modo più adeguato a quella statunitense, che fa registrare un passo avanti proprio in questi giorni quando siamo venuti a conoscenza del test di un vettore missilistico gestito dalla DARPA e dall’U.S. Air Force. Il recente test statunitense è una “boccata di ossigeno” per il programma ipersonico nazionale dopo i problemi riscontrati dall’altro sistema dell’USAF, l’ARRW (Air Launched Rapid Response Weapon) o AGM-183A: solo il primo, del tipo “captive carry” effettuato a giugno 2019 ha avuto successo, mentre gli altri tre di aprile, luglio e dicembre 2021 sono falliti.





Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.