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L’U.S. Air Force, l’aeronautica militare americana, ha fatto trapelare notizie secondo le quali sta lavorando a un nuovo missile aria-aria a lunghissimo raggio, che molto probabilmente andrà ad armare il nuovo caccia F-15EX Eagle II, che ha effettuato il suo primo volo recentemente.

Quanto appreso da Air Force Magazine è la prima notizia riguardante un nuovo missile aria-aria (Aam) di questo tipo dall’emergere della Long Range Engagement Weapon, o Lrew, di Raytheon alcuni anni fa, di cui non si sa più nulla.

Non ci sono molti dettagli sul nuovo missile: l’Air Force ha semplicemente affermato che l’F-15EX potrebbe lanciare un vettore ipersonico, come l’Agm-183A o Arrw (Air-launched Rapid Response Weapon), e che potrebbe anche trasportare un missile “fuori misura … aria- aria”. Presumibilmente, quest’arma a lungo raggio dovrebbe essere destinata a contrastare il missile aria-aria PL-15 cinese, ma quanto rilasciato dall’Usaf non dice se l’arma a cui si fa riferimento sia l’Aim-260, un missile aria-aria di nuova concezione che dovrà sostituire l’Aim-120 Amraam.

Nel 2019, l’Air Force ha divulgato “in sordina” la notizia secondo la quale, di concerto con l’U.S. Navy, sta sviluppando l’Aim-260 e che Lockheed Martin è l’appaltatore principale. Sono stati rivelati pochi dettagli della nuova arma, sebbene i funzionari dell’Usaf abbiano affermato che l’arma avrà una portata sostanzialmente maggiore dell’Amraam per competere con il missile cinese PL-15, che ha una portata stimata di oltre 160 chilometri e un motore a razzo a doppio impulso. L’Aim-260, nei piani delle due forze armate, dovrebbe raggiungere la capacità operativa iniziale nel 2022.

Non più superiorità aerea

Quanto affermato dal’Usaf riflette i risultati di una serie di giochi di guerra e analisi effettuati di recente che hanno riguardato il “problema più difficile” (la Cina), lo “scenario più difficile” (Taiwan) “nel momento più difficile” (2035). Quelle analisi di scenario hanno concluso che per vincere un possibile conflitto contro la Cina per Taiwan, in quell’anno, saranno necessarie armi che, sostanzialmente, ancora non sono in servizio come il caccia di sesta generazione (il progetto Ngad). Pertanto, sulla base di quanto appreso, l’Usaf ha intrapreso una strada volta a cambiare il futuro mix della struttura delle forze da combattimento modificando le priorità di investimento per fornire capacità e accessibilità necessarie per affrontare la minaccia alla pari.

La combinazione di un nuovo missile aria-aria a lunghissimo raggio con l’F-15EX va letta proprio in tal senso: la “famiglia di sistemi” Ngad rappresenta la capacità di combattere e vincere in un ambiente “altamente contestato” ma sarà disponibile solo in futuro. Stante il fatto che l’Usaf ritiene che solo l’Ngad possa consentire di mantenere il proprio vantaggio relativo alla superiorità aerea in un ambiente saturo di sistemi difensivi nemici, occorre cambiare la propria postura.

L’Air Force sembra aver quindi accettato, per il momento, che il controllo pressoché totale dell’aria in un conflitto di alto livello non è più realizzabile. Pertanto, al Pentagono, si sta pensando a uno scenario dove si aprono finestre temporanee di superiorità aerea in ambienti di minaccia altamente contestati, facendo ricorso a capacità complementari interforze e sfruttando quelle degli alleati degli Stati Uniti. Per raggiungere questo obiettivo, l’Usaf afferma di aver bisogno di “capacità di sopravvivenza a spettro completo, alta velocità, armi avanzate e gittate estese”.

Per avere una capacità di attacco globale, oltre a queste caratteristiche, si cerca un carico utile sufficiente e la capacità di resilienza raggiunta attraverso “l’uso dell’integrazione uomo-macchina e un mix di sistemi con e senza pilota”.

La capacità di carico bellico dell’F-15EX lo mette tra i candidati più indicati per far fronte a questa necessità: trasportare diversi tipi di armi del tipo standoff per colpire obiettivi sia a terra che in aria. In entrambi gli scenari il nuovo caccia, molto probabilmente, si troverebbe a operare in uno spazio aereo meno contestato, o appena al di fuori delle bolle difensive Anti Access / Area Denial (A2 / Ad).

Nuove armi per nuove tattiche

Quanto affermato sul nuovo missile, di cui, lo ripetiamo, non sappiamo nulla se non che si tratterebbe di un’arma “fuori misura”, apre ad alcune considerazioni tecniche e tattiche.

Dapprima bisogna considerare che i velivoli di ultima generazione (F-22 ed F-35) prevedono il trasporto dell’armamento in baie interne per preservarne la ridotta Rcs (Radar Cross Section), tanto che il nuovo Aim-260 è stato pensato per essere trasportabile internamente, al pari di altre armi come il missile “antiradar” Agm-88G Aargm-Er (Advanced Anti-Radiation Guided Missile-Extended Range). Se il nuovo missile di cui si parla dovesse avere delle dimensioni più grandi, significherebbe che non se ne prevede l’utilizzo sugli F-22 ed F-35, preferendo montarlo su velivoli concettualmente più vecchi come appunto l’F-15EX, il cui design non è stato modificato rispetto al suo ben noto predecessore. Questo significa che i caccia di ultima generazione verrebbero usati come punta di lancia, in caso di conflitto, potendo avvicinarsi di più alle aree “altamente contestate”, coi velivoli più vecchi, armati di nuovi missili a lunghissima portata, a fare da “seconda linea d’attacco”, o, per meglio dire, a dare supporto e capacità di ridondanza.

Da quest’ultimo punto di vista, se il nuovo vettore aria-aria dovesse avere capacità di colpire “ben oltre l’orizzonte”, sicuramente si metterebbe in pratica la modalità di targeting recentemente testata dall’U.S. Navy in un’esercitazione avvenuta al largo della California, che ha visto coinvolti diversi assetti aerospaziali (droni, satelliti, velivoli pilotati) e di superficie per permettere a un missile tipo SM-6 “Standard” lanciato da un cacciatorpediniere classe Arleigh Burke di colpire il bersaglio a notevole distanza, ben al di là della portata dei suoi radar di scoperta e ingaggio.

Quanto fin qui detto ci permette di fare anche un’altra considerazione: al Pentagono non stanno affatto minimizzando il potenziale bellico cinese se considerano di cambiare la propria strategia aerea da quella della “superiorità diffusa” ad una di tipo più “localizzata” a livello temporale. D’altro canto, come già detto, potrebbe trattarsi del problema opposto: ovvero che si stia sopravvalutando la minaccia per errori di valutazione, magari proprio per premere sul decisore politico affinché entrino più soldi nel complesso militare-industriale.





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