La corsa agli armamenti è sul punto di incendiare l’Asia. Sono numerosi i fronti da monitorare con attenzione, a partire dallo sviluppo di nuovi sottomarini. La Cina, ad esempio, si avvia alla produzione di una generazione di mezzi dotati di armi nucleari e che, per la prima volta e in maniera consistente, sfideranno le capacità degli Stati Uniti e dei loro partner di rintracciare le minacce.

Per quanto riguarda Pechino, c’è attesa di capire quando sarà operativo il sottomarino con missili balistici Type 096, fautore della massima silenziosità acquisita dal Dragone grazie alla tecnologia russa. Il momento della verità dovrebbe concretizzarsi entro la fine del decennio, quando i jolly cinesi dovrebbero diventare gli incubi di Washington data la difficoltà estrema nell’individuarli.

Come ha sottolineato Reuters, lo sforzo di tracciare i sottomarini cinesi dotati di missili balistici e propulsione nucleare, noti come SSBN, è uno dei fattori principali che guida l’aumento degli schieramenti e la pianificazione di emergenza da parte della Marina statunitense e di altri eserciti nella regione dell’Indo-Pacifico. Nel frattempo, la Marina cinese sta organizzando regolari pattugliamenti di deterrenza nucleare con le imbarcazioni Type 094 al largo dell’isola di Hainan, nel Mar Cinese Meridionale.

La corsa agli armamenti entra nel vivo

Se la Cina è vicina alla “svolta decisiva” rappresentata dal Type 096, gli Usa sono pronti a rispondere incrementando il tracciamento dei sottomarini cinesi, giocando di sponda con gli eserciti giapponese e indiano, oltre che ad affidarsi ad Australia e Gran Bretagna.

Le esercitazioni militari antisommergibile stanno aumentando, così come lo schieramento di aerei P-8 Poseidon per avvistare i sottomarini nel sud-est asiatico e nell’Oceano Indiano. Gli Stati Uniti, il Giappone, l’India, la Corea del Sud, l’Australia, la Gran Bretagna e la Nuova Zelanda gestiscono l’aereo avanzato, che utilizza boe sonore e tecniche quali la scansione della superficie dell’oceano per rintracciare sottomarini nemici nascosti nelle profondità marine.

Dal canto loro, gli Stati Uniti stanno effettuando la più grande revisione della propria rete di sorveglianza sottomarina top-secret dagli anni Cinquanta, proprio al fine di combattere la crescente presenza della Cina nella regione. Nel complesso, la Cnn ha ben illustrato la situazione: in Asia troviamo tre grandi potenze nucleari e una in rapido sviluppo, le tre maggiori economie del mondo e alleanze decennali tutte in competizione per un vantaggio in alcune delle aree terrestri e marittime più contese del mondo. In un angolo ci sono gli Stati Uniti e i loro alleati Giappone e Corea del Sud. Sul fronte opposto, la Cina e il suo partner, la Russia. E in un terzo, la Corea del Nord.

Circolo vizioso

Ogni attore citato intende essere un passo avanti rispetto agli altri. Tutti sono dunque intrappolati in un circolo vizioso che sta andando fuori controllo. “Continueremo a vedere questa spirale di dinamiche nell’Asia orientale, dove non abbiamo misure di moderazione, non abbiamo controllo sugli armamenti”, è la previsione di Ankit Panda, esperto di politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace.

Il Pentagono ha intanto diffuso l’ultimo China Military Power Report nel quale ha analizzato le tendenze militari cinesi. Due sono gli aspetti bellici cinesi più preoccupanti per Washington: un aumento di 100 testate nucleari rispetto all’anno precedente, per un arsenale formato da oltre 500 ordigni, e una Marina in continua ascesa, con 370 navi e sottomarini in servizio rispetto ai 340 rilevati nell’ultima registrazione. Le ultime proiezioni del dipartimento della Difesa Usa parlano inoltre di un raddoppiamento delle testate nucleari del Dragone da qui al 2030. La corsa asiatica agli armamenti è solo all’inizio.

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