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Dopo settimane di intense ricerche, scandali, video trafugati e una caccia che ha coinvolto navi di tutte le forze Nato presenti nell’area, il relitto dell’F-35 britannico precipitato nel Mediterraneo è stato ritrovato. L’aereo, caduto pochi secondi dopo il decollo dalla portaerei Hms Queen Elizabeth, è stato ritrovato a più di un miglio di profondità. Per individuare il relitto – una vera e propria corsa contro il tempo nella speranza che a scovarlo non fossero forze estranee all’Alleanza atlantica – sono intervenuti, come riferito dai media britannici, anche esperti italiani e statunitensi. Una ricerca che per Londra era una priorità assoluta: non solo per il disonore di aver perso in questo modo uno dei vanti dell’aviazione britannica, ma anche perché l’F35B – dal valore di circa 100 milioni di sterline – era anche uno scrigno pieno di tesori per qualsiasi intelligence nemica (e non solo). Inoltre, il fatto che l’aereo sia caduto in mare praticamente subito dopo avere raggiunto la fine del ponte di volo sembra abbia permesso ai tecnici il recupero totale del mezzo. Un aereo sostanzialmente integro che non sembra aver perso alcun frammento nello schianto. Un elemento che per il Regno Unito è una minima, magra, ma pur sempre reale consolazione di fronte a quello che è a tutti gli effetti uno schiaffo non solo mediatico ma anche strategico.

Il ministero della Difesa britannico ha voluto sottolineare proprio questo profilo di “messa in sicurezza” del relitto da occhi indiscreti. Come spiega il portale specializzato Aviation Report, i funzionari del ministero hanno confermato che a questo proposito “non vi è alcun pericolo e che le apparecchiature sensibili sull’aereo non sono state compromesse”. Frasi che servono solo in parte a calmare le acque, dal momento che la Difesa di Londra ha manifestato non pochi problemi sia per quanto riguarda le modalità di gestione degli aerei sia per quanto riguarda la bolla di sicurezza creata dopo l’incidente.

L’episodio che ha coinvolto l’F-35B sembra essere stato causato da una copertura antipioggia non rimossa prima del decollo. L’indiscrezione, rivelata dal Sun, non è stata ancora smentita dai militari britannici. E questa circostanza ha già dato non pochi problemi alla Marina di Sua Maestà, dal momento che una sorta di telo dal valore di pochi pounds ha fatto precipitare nel Mediterraneo uno dei gioielli delle forze aeronavali britanniche. A questo problema, si è aggiunta poi la fuga di notizie con il video rilanciato dall’account Twitter di un analista in cui si potevano vedere le immagini di una telecamera di sicurezza della Queen Elizabeth che riprendevano proprio le fasi del decollo e della rovinosa caduta in mare. Sedici secondi che hanno fatto scattare un’inchiesta in tutta la Royal Navy e che secondo quanto riportano fonti bene informate a Londra hanno anche portato all’arresto del militare accusato di avere inviato il video. La fonte, sentita in forma anonima ed esclusiva dal UK Defence Journal, ha rivelato che l’arresto avrebbe coinvolto un uomo del gruppo della portaerei, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli se non quello secondo cui il video circolava tra l’equipaggio ben prima della pubblicazione sui social.

Il destino dell’F-35B, appartenente al Royal Air Force 617 Squadron “The Dambusters”, per adesso sembra essere quello di fare rotta verso un porto alleato nel Mediterraneo. Una tappa intermedia ancora ignota prima di tornare nel Regno Unito, dove sarà analizzato per capire cosa è recuperabile, ma soprattutto per studiare i dati e permettere di capire in modo definitivo la dinamica dell’incidente. Un episodio che sulle rive del Tamigi non dimenticheranno facilmente.

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