Se Vladimir Putin ha firmato una legge che revoca la ratifica della Russia del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt), lanciando un chiaro segnale di sfida agli Stati Uniti, sul fronte opposto Xi Jinping è pronto a far dialogare la Cina con Washington per il controllo delle armi nucleari.
La conferma del riavvicinamento delle due potenze sul tema, per i primi colloqui tra le parti dai tempi dell’amministrazione Obama, è arrivata in maniera inaspettata. Soprattutto, è arrivata mentre la Casa Bianca stava cercando, a fatica, di scongiurare una destabilizzante corsa agli armamenti a tre con Pechino e Mosca.
Il dialogo nucleare tra Usa e Cina
L’incontro iniziale, previsto per lunedì 6 novembre, dovrebbe concentrarsi su come ridurre il rischio di errori di calcolo. La discussione, ha spiegato il Wall Street Journal, non segna l’inizio di negoziati formali per fissare limiti alle forze nucleari di ciascuna parte, come Washington ha fatto da tempo con Mosca.
Fornirà tuttavia ai dirigenti americani l’opportunità di sondare le loro controparti cinesi sulla dottrina nucleare di Pechino, nonché sull’ambizioso rafforzamento del suo arsenale nucleare, che per decenni è stato molto più piccolo di quello di Stati Uniti e Russia. Lo stesso arsenale che ora viene dato in continua crescita dagli analisti del Pentagono. Nel freschissimo report intitolato China Power Report, infatti, si legge che il Dragone ha fatto registrare un aumento di 100 testate nucleari rispetto all’anno precedente, per un arsenale complessivo formato da oltre 500 ordigni.
Le ultime proiezioni del dipartimento della Difesa Usa parlano di un raddoppio delle testate nucleari cinesi da qui al 2030. Le analisi di un anno fa parlavano di una Cina che avrebbe avuto 1.000 testate entro il 2030 e 1.500 entro il 2035. Certo, le scorte nucleari di Pechino sono ancora molto inferiori a quelle della Russia o degli Stati Uniti. Basti pensare che a gennaio la Mosca contava 5.889 testate nucleari e Washington 5.244, secondo lo Stockholm International Peace Research Institute.
Tuttavia, il governo cinese ha rifiutato di impegnarsi in trattative sugli armamenti con statunitensi e russi, sostenendo che gli arsenali delle altre due nazioni sono molto più grandi del proprio. Il dialogo nucleare Usa-Cina si materializza quindi in un momento propizio.
Controllo degli armamenti
Il ministero degli Esteri cinese ha confermato che un suo “importante funzionario” del dipartimento degli Affari sul controllo degli armamenti sarà a capo di una delegazione nei colloqui con gli Usa riguardanti il delicatissimo dossier nucleare. Il portavoce del dicastero, Wang Wenbin, non ha fornito nomi, ma ha affermato che “la settimana prossima Cina e Stati Uniti terranno consultazioni sul controllo degli armamenti e la non proliferazione a livello di direttore generale”.
A quanto pare, Pechino avrebbe accettato i colloqui nucleari di controllo delle armi durante la recente visita a Washington del ministro degli Esteri Wang Yi. In cambio di cosa? Difficile rispondere a questa domanda. Secondo i piani concordati da entrambe le parti, Wang Wenbin ha aggiunto che Cina e Usa terranno “dialoghi e scambi su una vasta gamma di questioni”, tra cui l’attuazione dei trattati internazionali di controllo degli armamenti.
È possibile che tra le questioni in agenda trovino spazio alcune tematiche sensibili care al governo cinese, come la tech war in corso tra i due Paesi, per la quale il Dragone potrebbe chiedere un allentamento.
Prove di avvicinamento
La recente missione di Wang Yi a Washington era stata descritta dalla Casa Bianca come una “buona opportunità” in termini di apertura di linee di comunicazione tra Usa e Cina, e il dialogo nucleare potrebbe essere solo il primo passo verso un complicatissimo disgelo. Seguito, nei giorni a venire, da un ipotetico incontro tra Xi Jinping e Joe Biden in occasione dell’Apec di San Francisco.
L’amministrazione statunitense, non ha solo bisogno che Pechino svolga un ruolo costruttivo per evitare l’escalation nel conflitto tra Israele e Hamas, ma vuole anche scongiurare una pericolosa e destabilizzante corsa agli armamenti. Così si spiegherebbe l’improvviso avvicinamento tra i due rivali, rafforzato da un altro incontro di livello.
Dal 4 al 7 ottobre, l’inviato americano per il clima, John Kerry, accoglierà il suo omologo cinese Xie Zhenhua a Sunnylands, in California, per discutere in vista della Cop28 il 30 novembre. In precedenza, la segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, in un discorso all’Asia society, aveva sottolineato l’importanza della cooperazione economica tra Pechino e Washington, pur ribadendo che gli Stati Uniti sono impegnati a difendere i loro interessi nazionali nell’Indo-Pacifico.