Recenti esperimenti hanno rivoluzionato i sistemi di trasmissione intelligente dei segnali, spalancando le porte a nuove tipologie di armamenti autonomi a guida ottica. Proprio su questo punto la Cina scrive una nuova pagina dell’electronic warfare e di fatto raggiunge uno dei più sensazionali traguardi che avrà importanti riflessi anche nel settore industriale civile.
“Eternamente in volo”
Il South China Morning Post, infatti, ha riportato la notizia che un gruppo di studio della Northwestern Polytechnical University, guidato dal Professore Li Xuelong, è riuscito a ricaricare la batteria di un drone a distanza, mediante l’utilizzo di raggi laser ad alta intensità. Secondo quanto spiegato dal team della scuola d’intelligenza artificiale, tale successo è avvenuto grazie alla dotazione di un modulo fotoelettrico che trasforma la luce in elettricità e utilizza il laser per il tracciamento e l’alimentazione da remoto. Ma la vera notizia, però, riguarderebbe la trasmissione intelligente del segnale e la tecnologia di elaborazione in esso contenuta durante il processo autonomo di ricarica, in quanto rivela straordinarie possibilità relative al “concetto di resistenza illimitata”. Il che significa essere riusciti a tenere eternamente in volo queste apparecchiature.
Il gruppo di lavoro cinese, però, non si è accontentato ed è andato ben oltre ogni immaginazione. Infatti, quest’ultimo, ha confermato con soddisfazione che il sistema di monitoraggio della visione intelligente, non solo, ha una capacità di resistenza ma è anche operativa nel rifornimento a lungo raggio. Il progetto di Pechino si era prefissato, inoltre, l’obiettivo del tracciamento dei droni in volo.
Questo ha portato la creazione di un algoritmo che riesce a prevedere ed intercettare con estrema precisione i bersagli, oltre a superare ogni problematica relativa alle condizioni atmosferiche, illuminazione ed ostacoli ambientali. Il tutto avviene grazie alla codificazione di un ulteriore algoritmo che consente, a sua volta, proprio di modulare l’intensità del laser e poter superare qualsiasi turbolenza. Infine, la narrativa su tale tecnologia descrive che questi droni sono anche in grado di raggiungere importanti altezze e abbiano superato ben tre test in modalità follow-up, sia al chiuso che all’aperto e sia di giorno che di notte, avendo operato con successo in tutti gli scenari nei quali sono stati messi sotto stress.
I dubbi britannici
Dalle analisi delle risorse aperte, però, evincono informazioni che creano un’importante discussione su tale primato. Secondo quanto riportato dal sito dell’azienda britannica Qinetiq, sembrerebbe, infatti, che il Regno Unito non fosse distante da questa prestigiosa scoperta. La fonte che racconta tale verità, il 20 luglio 2022, comunica pubblicamente il successo ”della prima dimostrazione al mondo di un drone controllato da laser durante il volo”. Nel dettaglio viene reso noto dall’azienda che, mediante il collegamento bidirezionale con il Free Space Optical Communications è avvenuta la trasmissione dei comandi di controllo e la ricezione di informazioni nel sistema di comunicazione di missione.
Andando più a fondo nell’indagine, si è scoperto che tale traguardo faceva parte del progetto denominato Dstl Air-Command and Control-Intelligence Surveillance, Reconnaissance e Interoperability. Lo scopo del ministero della Difesa inglese era appunto quello di migliorare l’interoperabilità digitale e la resilienza dei sistemi di comunicazione interconnesse da piattaforme aeree e potenzialità associate. L’analisi, inoltre, porta alla luce che in passato le forze britanniche avevano addirittura già reso possibile il controllo di una piattaforma aerea senza equipaggio, utilizzando il sistema di radiofrequenza a banda larga. La logica applicata al miglioramento strategico era appunto integrare il sistema Free Space Optical Communication, in maniera tale da evitare che gli avversari potessero negare le trasmissioni dei segnali in radio frequenza e sviluppare un ambiente più sicuro per le operazioni segrete.
Al momento molte narrative editoriali sono coinvolte in un’estenuante braccio di ferro, in quanto intente a riflettere sul primato di tale traguardo. Per questo motivo importanti dialettiche stanno convergendo anche sul contesto della guerra elettronica russa, ponendo l’attenzione su come molti droni ucraini si siano interfacciati con l’interruzione dei comandi di comunicazione e controllo radio che collegavano queste armi autonome alla piattaforma di terra o al centro per il disturbo dei segnali di navigazione satellitare.
In quella fase, infatti, si apprende, che la trasmissione del segnale laser dei britannici era già entrata in servizio, riuscendo, al tempo, ad annullare i sistemi aerei, senza pilota, che operavano in un contesto di radiofrequenza. Su questo dibattimento, molte riflessioni indicano che l’origine del conclamato successo cinese potrebbe provenire, però, dai test ottenuti dal controllo degli sciami di droni effettuato dalla China Electronics Technology Group Corporation nel 2020. Ma quello che in realtà sembrerebbe mettere tutto in discussione ed alimenta riflessioni e dibattito su politica di propaganda, disinformazione e corsa agli armamenti, è proprio un articolo della rivista NewScientist, pubblicato, invece, già nel 2018, che pone in evidenza i risultati tecnologici degli Stati Uniti raggiunti proprio in questa direzione, ma ottenuti, invece, qualche anno prima.