L’annuncio tanto atteso è arrivato. Dopo una sequela di rumors e di annunci azzardati, da Mosca giunge l’ufficialità: la temibile fregata Gorshkov è in mare. A riferirlo è Ria Novosti, che racconta come Vladimir Putin ha preso parte alla cerimonia per la partenza della fregata in videoconferenza. Il presidente ha osservato che la Gorshkov sarà in grado di proteggere in modo affidabile la sicurezza del Paese. Ha ringraziato gli specialisti dell’industria della Difesa, che hanno iniziato a produrre in serie gli Zirkon, e ha aggiunto che la Russia continuerà a migliorare il potenziale di combattimento delle Forze Armate.

L’annuncio di Putin e Shoigu

Accertata la partenza, è toccato al ministro della Difesa Sergei Shoigu specificare che l’ammiraglio Gorshkov intraprenderà un lungo viaggio attraverso gli oceani Atlantico e Indiano, oltre che nel Mar Mediterraneo. Allo stesso tempo, la fregata servirà a migliorare l’utilizzo dei missili ipersonici. “Gli sforzi principali durante la campagna saranno concentrati nel contrastare le minacce della Russia, mantenendo la pace e la stabilità regionali insieme ai Paesi amici. “Durante le esercitazioni e l’addestramento sarà praticato l’uso di armi ipersoniche e missili da crociera a lungo raggio in varie condizioni da parte dell’equipaggio”. Dopo il discorso di Shoigu, Putin ha dato l’ordine di inviare la nave in stato da combattimento.

C’è da chiedersi, dunque, quale rotta seguirà la fregata, poichè dalle sue priorità in navigazione sarà possibile intuire le mosse del Cremlino nel futuro prossimo. Secondo alcuni esperti, se la partenza è davvero avvenuta il 4 gennaio, l’imbarcazione dovrebbe presto essere avvistata dalla costa norvegese: la nave appoggio Kama, il tanker che aveva fatto ipotizzare un varo imminente il 2 gennaio scorso, è infatti già oltre le isole Lofoten e sta seguendo la rotta sud-ovest, presumibilmente anticipando la Gorshkov, alla quale farebbe da apripista.

Verso l’Atlantico?

Stando alle previsioni e alla rotta della petroliera-ancella sarebbe questa la prima destinazione della fregata russa. Sfilare verso e nell’Atlantico costituirebbe per la Gorshkov un’esibizione di muscoli, senza però turbare gli equilibri così precari al momento, violando le colonne d’Ercole.

Oltre ai missili da crociera, le fregate della classe Admiral Gorshkov sono armate con un cannone principale da 130 mm, una versione navalizzata del sistema missilistico terra-aria S-350 chiamato Redut, sistemi d’arma ravvicinati Palash e siluri. La Marina russa dispone attualmente di tre di queste navi da guerra, con altre sette in varie fasi di costruzione e allestimento. Se la Gorshkov è effettivamente salpata con un carico che include un certo numero di Zircon, questa sarebbe una pietra miliare significativa per quel sistema d’arma, visto che le autorità russe hanno ammesso in passato di aver incontrato notevoli difficoltà durante lo sviluppo.

Da un punto di vista operativo, i missili da crociera ipersonici presentano nuove sfide per le forze nemiche in mare e sulla terraferma, poiché riducono notevolmente il tempo necessario all’arma per raggiungere il bersaglio e allo stesso modo limitano il tempo a disposizione dei difensori per reagire. Inoltre, i missili da crociera ipersonici, soprattutto se dotati di elevati gradi di manovrabilità, sarebbero molto difficili da intercettare. Sembra chiaro che la Difesa russa intenda questo dispiegamento come un’importante dimostrazione di forza nel contesto del suo crescente isolamento geopolitico, considerato che Stati Uniti e NATO in Europa, nell’Atlantico come nel Mediterraneo, hanno intensificato le loro attività, come parte di sforzi più ampi per scoraggiare ulteriori aggressioni russe.

Oltrepassare Gibilterra?

Passare dall’Oceano aperto al mare nostrum, è cosa ben diversa in termini di distanze, percezioni, intenti. Significa infilarsi in un lago ove, come da sempre, la Marina russa è sì presente, ma nel quale si agita anche la flotta nemica con il rischio di finire in un cul-de-sac.

Venendo allo scenario Mediterraneo, quanto è plausibile questa minaccia? Risulterebbe reale la possibilità che la fregata e gli Zircon diventino attivi nel conflitto ucraino? Innanzitutto, bisogna tener conto degli ammonimenti di Ankara: dopo l’iniziale invasione su larga scala della Russia lo scorso anno, le autorità turche avevano annunciato che avrebbero impedito a qualsiasi nave da guerra di navigare nel Mar Nero dal Mediterraneo attraverso i Dardanelli e il Bosforo, come previsto dal diritto internazionale cogente. La Gorshkov potrebbe sì lanciare missili contro l’Ucraina dal Mediterraneo, ma dovrebbero sorvolare uno o più membri della NATO per farlo, scatenando una risposta nel giro di pochi secondi. Anche se un missile cadesse accidentalmente su uno di quei Paesi, creerebbe un grave incidente internazionale e porterebbe potenzialmente una delle armi più recenti della Russia, o parti di essa, a cadere nelle mani delle agenzie di intelligence occidentali, cosa che Mosca non può permettersi.

L’altro dubbio degli esperti riguarda il quanto: se gli Zircon dovessero rispondere, in astratto, ad un contesto realmente operativo, quale sarebbe la capacità di rifornimento russa? Le imprese della Difesa tra le altre cose, sono state gravemente ostacolate dalle sanzioni internazionali e la forte dipendenza del Paese dall’elettronica straniera nella produzione di sistemi d’arma avanzati ha aggiunto sale sulle ferite. Provocazione tecnicamente possibile, dunque, ma sostenibilità quasi impossibile. A causa delle sanzioni internazionali comminate alla Russia in merito all’annessione della Crimea dall’Ucraina nel 2014, la stessa produzione delle fregate di questo genere è stata sospesa per poi riprendere a pieno ritmo qualche anno più tardi, una volta sostituiti tutti i componenti di origine indigena (sottoposti ad embargo commerciale) con altri di fabbricazione russa.

E l’Oceano Indiano?

Non si tratterebbe della prima volta nell’area per la potente imbarcazione russa. La nave, il cui nome completo è Ammiraglio Flota Sovetskogo Soyuza Gorshkov, è stata ufficialmente commissionata nel 2018 e assegnata alla Flotta del Nord della Marina russa. Le fregate di classe Gorshkov sono tra i più moderni combattenti di superficie del servizio russo e la leader di gamma ha condotto già un viaggio intorno al mondo nel 2019 che l’ha visto visitare porti in Africa, Asia, Caraibi e America Latina.

Del resto, ripercorrendo brevemente la storia di questa classe di fregate, fu proprio il celebre ammiraglio Sergej Gorshkov, nelle sue numerose visite in India, a gettare le basi di cordiali rapporti tra ufficiali navali indiani e russi che alla fine sono sbocciati in un rapporto di difesa di lunga data tra i due Stati. Se c’è un uomo responsabile di questo cambiamento, fu proprio lui, diventato il più giovane ammiraglio della storia sovietica a 31 anni e responsabile della crescita della marina russa: egli rimodellò completamente rimodellato la strategia navale, un tempo conservatrice dell’Unione Sovietica, trasformando la flotta nel braccio più efficace e flessibile della politica estera sovietica.

L’Oceano Indiano costituirebbe un eventuale bypass del Mediterraneo, prolungando la rotta atlantica per spuntare in un’altra area calda del pianeta, ove coesistono più vettori di forze, cinesi e americane in primis. Negli ultimi anni, la Russia si è silenziosamente affermata come un attore chiave nella geopolitica della regione dell’Oceano Indiano, dove ha significativi interessi politici, economici, militari e strategici. La creazione di una base militare a Port Sudan nel Mar Rosso, del resto, ha segnato il ritorno della Russia nell’Oceano Indiano. Nel corso degli anni, Mosca ha approfondito i partenariati strategici con i principali stati regionali, ha partecipato a operazioni antipirateria e ha svolto regolari esercitazioni navali. Qui, la Russia vive parte del suo complesso rapporto con New Delhi: India e Russia sono partner strategici ma hanno opinioni divergenti su Cina, Indo-Pacifico e Quad.

Spuntare nell’Oceano Indiano potrebbe, dunque, ricoprire più funzioni: temporeggiare nelle minacce all’Occidente mentre le trattative sottotraccia proseguono e, al contempo, affermare una nuova statura nell’area, con buona pace di Cina e India.

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